nonluoghi
inchieste
copertina
percorsi
libri
inchieste
novità
i i
notiziario
la satira
racconti
archivio
editorali
calendario
interviste
musica
notizie
scrivici

Giochi senza frontiere
La crisi in Bosnia ed Erzegovina dalle elezioni dello scorso autunno a questi giorni
 

 
di LUKA ZANONI

Premessa

Per capire cosa sta succedendo in Bosnia ed Erzegovina (BiH) e in particolare nella FBiH (Federazione croato-musulmana), abbiamo ritenuto utile a fini esplicativi, scevri tuttavia da qualsiasi intento esaustivo, fissare un punto di partenza. Crediamo, infatti, che la crisi che culmina con l'assalto della Hercegovacka Banka (d'ora in poi HB) vada fatta risalire almeno alla fine dello scorso anno, al periodo cioè delle elezioni in BiH (tenutesi l'11 novembre 2000). In quel periodo i partiti nazionalisti, contro tutti i pronostici, riescono a mantenere salde le posizioni. Tuttavia sia negli organi collegiali che nel governo della FBiH, l'Alleanza per i cambiamenti, una coalizione composta da partiti moderati (il più importante dei quali è senz'altro l'SDP, Partito socialdemocratico, ma occorre segnalare anche la SBiH, Partito per la BiH, di Haris Silajdzic, non appoggiato dalla comunità internazionale e vera sorpresa delle elezioni) con il sostegno della comunità internazionale riesce a formare, per la prima volta dall'Accordo di Dayton, un governo senza la presenza degli storici partiti nazionalisti, quali l'SDA, SDS e HDZ. Questo evento va infatti posto in relazione ad un fatto di una certa importanza, ovvero la modifica del regolamento elettorale da parte dell'OSCE. Un mese prima delle elezioni, la Permanent Election Commission (PEC), guidata dall'OSCE, ha introdotto un certo numero di cambiamenti nel regolamento elettorale, come previsto dalla dichiarazione emessa dal PIC (Peace Implementation Council) il 23-24 maggio del 2000. In particolare le modifiche hanno riguardato un nuovo metodo di votazione per la Camera dei popoli nella FBiH, un nuovo sistema di votazione per l'Assemblea nazionale della Republika Srpska (RS) e un voto preferenziale per l'elezione diretta del presidente e del vice presidente della RS.

   Il vecchio sistema di votazione per la Camera dei popoli della FBiH prevedeva che i partiti croati dominanti in ogni Assemblea cantonale stabilissero i membri croati per la Camera dei popoli della Federazione e i partiti dominanti bosgnacchi stabilissero i membri bosgnacchi. Questo assicurava la formazione di un gruppo di deputati scelti dai partiti nazionalisti. Con il nuovo sistema, l'Assemblea cantonale elegge invece i deputati della Camera dei popoli attraverso un voto popolare, ciò significa che i rappresentati bosgnacchi possono avere voce in capitolo sulla selezione dei membri croati e viceversa. Il sistema delle liste aperte prevede inoltre che gli elettori possano avere l'opportunità di specificare i candidati, e non solo i partiti della propria scelta (Cfr. ICG, Balkans Report No. 104, 18 December 2000). Queste modifiche nel chiaro tentativo di penalizzare gli schieramenti nazionalisti, hanno suscitato parecchie polemiche, soprattutto da parte dei partiti che sono stati più colpiti. Grazie alla forzature della comunità internazionale, mirate a recuperare le falle delle precedenti elezioni (quelle di novembre sono state precedute da altre due elezioni generali, avvenute rispettivamente nel 1996 e 1998), i partiti nazionalisti hanno potuto aumentare il peso della propria propaganda. In particolare l'HDZ che protesta immediatamente contro tali modifiche, sostenendo che esse ledono gli interessi dei croati in BiH. L'HDZ risponde già verso la fine di ottobre con un'Assemblea a Novi Travnik. Viene deciso inoltre di indire un referendum da tenersi il giorno stesso delle elezioni, con l'intento di promuovere l'autonomia territoriale. Il referendum, che è stato ampiamente sostenuto e appoggiato dalla chiesa cattolica (Cfr. Notizie Est 374), ha deciso per l'indipendenza dei territori croati. La comunità internazionale avrebbe quindi sottovalutato il fatto che l'HDZ rappresenta pur sempre il partito di maggioranza della popolazione croata. Nel Report dell'ICG No. 104 si legge ancora che "con una decisione che non è arrivata che dopo le elezioni, la Election Appeals Sub-Commission (EASC) ha determinato che il referendum croato, tenutosi il giorno delle elezioni, ha rappresentato una violazione del periodo di silenzio della campagna elettorale durante il giorno delle elezioni, come stipulato nel Regolamento elettorale". Secondo quanto dice l'EASC, l'HDZ avrebbe promosso e supportato il referendum come parte delle elezioni, ciò ha consentito, sempre secondo il Report dell'ICG, uno smembramento dell'interno processo elettorale, che certamente è servito come forma di pressione sulla popolazione croata con l'intento di spingerla a votare per l'HDZ. (sempre in Notizie Est 374 si possono leggere le dichiarazioni di alcuni membri della chiesa cattolica riguardo il referendum).

   Tuttavia, conclude l'ICG, sia l'OSCE che l'OHR hanno permesso che il referendum si tenesse. A ciò si deve aggiungere la campagna anti corruzione che sempre l'OSCE ha indetto nei giorni precedenti le elezioni e le sanzioni inflitte dalla EASC ai partiti che, come l'HDZ, hanno violato il Regolamento elettorale. Alcuni candidati dell'HDZ delle Assemblee cantonali sono infatti stati rimossi e ciò ha contribuito ad alimentare le proteste dell'HDZ a causa della diminuzione del potere elettorale nell'elezione dei membri della Camera dei popoli della Federazione BiH. Tenendo presente tali premesse e al fine di rendere più chiaro il contesto entro il quale si sviluppa la crisi, abbiamo provato a tratteggiare un riepilogo informativo di quanto è accaduto sinora, inserendo commenti e dichiarazioni sui fatti succedutisi in questi ultimi mesi, in particolare quelli riportati dalla stampa locale.

Cambiamenti nei quadri politici

Il 22 febbraio dell'anno in corso, a distanza di quattro mesi dalle elezioni politiche suddette, il parlamento bosniaco vota la fiducia al governo centrale, presentato dal nuovo presidente Bozidar Matic, esponente dell'SDP. Secondo l'Accordo di Dayton il governo centrale è composto da sei dicasteri che oggi si presentano nel seguente modo: il ministero del tesoro, guidato da Bozidar Matic che è anche il presidente del Consiglio; il ministero degli esteri, guidato da Zlatko Lagumdzjia (leader dell'SDP); il ministero per le integrazioni europee di Dragan Mikerevic (PDP, Partito per il progresso democratico); il ministero per i profughi e i diritti dell'uomo di Kresimir Zubak (leader della NHI, Nuova iniziativa croata); il ministero per gli affari civili e le telecomunicazioni di Svetozar Mihajlovic (SNS, Alleanza popolare serba, partito dell'ex presidentessa Biljana Plavisic, recentemente presentatasi all'Aja) ed infine il ministero per il commercio estero guidato da Azra Hadziahmetovic (SBiH, Partito per la Bosnia ed Erzegovina). Durante la seduta del parlamento nella quale viene votata la fiducia al governo, i membri dell'HDZ abbandonano l'aula al momento del voto, perché contrari alla formazione di un governo guidato dall'Alleanza per i cambiamenti. Alla presidenza collegiale il 27 marzo scorso, la Camera dei deputati del parlamento centrale elegge il membro croato e quello musulmano. Si tratta di Jozo Krizanovic (unico candidato) che prende il posto di Ante Jelavic, destituito dall'Alto rappresentate per gli affari civili in BiH, l'austriaco Wolgang Petritsch, e di Beriz Belkic, ex governatore del cantone di Sarejevo, che prende il posto di Halid Genjac (quest'ultimo era subentrato ad interim ad Alija Izetbegovic dimessosi lo scorso ottobre per motivi di salute). Il rappresentate serbo è, invece, Zivko Radisic, attuale Presidente della BiH (la trojka di presidenti si succede alla carica di Presidente della BiH ogni 8 mesi). La presidenza collegiale, che vede rappresentati i tre popoli costitutivi della BiH, rimarrà in carica fino al 2002, data delle prossime elezioni presidenziali (Ansa/Balcani, 27 marzo 2001). 

Manifestazioni e autonomia croata 

Mentre accadono questi cambiamenti nei quadri politici della BiH, il Tribunale penale internazionale dell'Aja incrimina prima il generale Mirko Norac per crimini di guerra e poco dopo altri due ufficiali dell'HVO, Dario Kordic e Mario Cerkez, anch'essi condannati per crimini di guerra. Questi fatti vengono accolti con manifestazioni di protesta organizzate dai nazionalisti e dai veterani di guerra croati. Diverse assemblee si riuniscono nel paese, prima in Croazia, a Spalato, e successivamente a Mostar. Il 3 marzo, in quest'ultima città, dove è presente una forte componente croata (la città è infatti divisa in due, la linea divisoria è tracciata in qualche modo dalla Neretva, il verde fiume di Mostar.), Ante Jelavic, leader dell'HDZBiH e membro della presidenza collegiale, dichiara durante l'assemblea popolare l'autonomia provvisoria dei territori croati, rispolverando in tal modo il noto disegno territoriale e politico dell'Herceg Bosna. (Ovvero di ciò che nel 1992 si autoproclamò Stato croato indipendente all'interno della Bosnia ed Erzegovina, ma che decadde, nel 1994, con la fine delle ostilità tra croati e musulmani, e con la creazione della Federazione croato-musulmana. Da allora l'Herceg Bosna è rimasta un'idea politico "culturale", tuttavia sempre presente e piuttosto condivisa). L'assemblea del 3 marzo era stata annunciata da Jelavic mediante l'invito rivolto a tutto il popolo croato a partecipare al raduno di Mostar, presso il circolo croato "Herceg Stjepan Kosac", al fine di festeggiare insieme le "decisioni storiche" prese dal parlamento croato e per fornire "le risposte alle questioni riguardanti la realizzazione e la protezione del diritto del popolo croato e della equiparazione dei diritti nella BiH" (Oslobodjenje, 2 marzo 2001). I nazionalisti croati sostengono infatti che se esiste una Repubblica Serba all'interno della BiH, allora deve esistere anche quella croata e pertanto la Federazione BiH non rimane che lo stato dei Musulmani. Preoccupato più per il popolo croato che per l'effettiva portata delle intenzioni di Jelavic, dichiara di essere L'alto rappresentate della comunità internazionale Petritsch, il quale afferma che "l'Accordo di Washington e quello di Dayton garantiscono l'uguaglianza del popolo croato all'interno della BiH" (Oslobodjenje, 2 marzo 2001). La tranquillità di Petritsch si basa anche sul fatto che il governo della Croazia si oppone alle proteste dei nazionalisti, gli stessi che considerano come eroi della patria gli ufficiali recentemente condannati per crimini contro l'umanità dal Tribunale internazionale dell'Aja. Tuttavia il governo di Zagabria, da tempo piuttosto in difficoltà, viene minacciato dalle rivendicazioni dell'HDZ e dal supporto offerto al suo omonimo della BiH. Il 7 marzo scorso sempre l'Alto rappresentante, Wolgang Petritsch, destituisce Ante Jelavic dalla presidenza collegiale. Immediatamente tra le fila dell'HDZ si scatena l'indignazione e viene rigettata la decisione presa dalla comunità internazionale (Ansa, 9 marzo 2001).

Piena crisi 

Da qui in poi si assiste ad un secco botta e risposta tra la comunità internazionale e i nazionalisti croati. Il 15 marzo circa 7.000 militari croati abbandonano l'esercito federale. Tuttavia sembra che molti abbiano subito delle pressioni. A distanza poi di circa 15 giorni il ministero della difesa della Federazione croato-muslmana fa sapere che la situazione si sta gradatamente normalizzando, ma non fa cenno alle caserme occupate (Ansa, 29 marzo 2001). Il 3 aprile alcuni funzionari croati tornano alla carica. Dragan Mandic, ministro dell'interno (MUP) del Cantone erzegovese della Neretva, comunica, mediante una lettera inviata alla polizia internazionale dell'ONU (Iptf), che "non riconosce e non accetta il potere federale" perché ritiene che sia "anticostituzionale e illegale, iniziato con un colpo di stato politico con il quale i legittimi rappresentanti del popolo croato sono stati buttati fuori dalle elezioni". La lettera è firmata da altri 19 funzionari e dirigenti del ministero dell'interno del Cantone suddetto. I firmatari tutti rifiutano la subordinazione al ministero dell'interno federale, mentre riconoscono invece la decisione presa dall'Assemblea popolare croata (Oslobodjenje, 3 aprile; Ansa, 3 aprile 2001). Anto Jakic, presidente del "Comando per la difesa dell'identità e degli interessi croati nella Bosnia centrale" sostiene che " la colpa principale di ciò che sta accadendo al popolo croato nella BiH, riguarda la comunità internazionale nella sua collaborazione con i "quasi croati" dell'Alleanza per i cambiamenti, ovvero di Jozo Krizanovic, Ilija Simic (presidente della Camera dei popoli della FBiH, N.d.T.), Stjepan Kljuic, Kresimir Zubak, Ivo Komsic e Mija Anic (ministro della difesa della FBiH, N.d.T.). Essi non hanno e non avranno alcun appoggio dal popolo croato". Sempre Jakic propone un'immediata cantonalizzazione della BiH e sostiene che "noi proteggeremo e difenderemo gli interessi dei croato-bosniaci nella Bosnia centrale, così come le tombe dei nostri caduti che in quei luoghi sono 3056. E' vergognoso - aggiunge Jakic - che il membro della presidenza della BiH proveniente dalla fila del popolo croato, sia quell'uomo che ha guadagnato sei voti, ma nemmeno uno dal suo popolo". Jakic si è rivolto pertanto alla comunità internazionale sollecitandola ad adottare un'immediata cantonalizzazione del territorio, perché solo in questo modo si potrà impedire la realizzazione dell'autonomia croata (Oslobodjenje, 3 aprile 2001). Il 5 aprile il giornalista di "Oslobodnjenje", Sejad Luckin, riferendosi ad un'intervista rilasciata dall'ambasciatore americano in BiH, Thomas Miller, al giornale "Jutarnje Novine" nella quale Miller traccia un parallelo tra la BiH e gli USA affermando che "voi avete l'Accordo di Dayton come noi abbiamo la nostra costituzione", traccia una critica di tale accordo, che nel suo annesso IV rappresenta la Costituzione della BiH. Luckin sostiene infatti che "è grazie all'Accordo di Dayton che può crearsi una struttura parallela e illegale come l'autonomia croata, pur essendoci la presenza di istituzioni illegali. Ovviamente - prosegue il giornalista - l'Accordo di Dayton è il motivo per cui il presidente della BiH, benché da nessuna parte sia formalmente dichiarato, si chiama Wolgang Petritsch e non Zivko Radisic. 

   E sempre grazie all'Accordo di Dayton si presta più attenzione a quello che dice Miller che non a quello che dice Lagumdzjia". Luckin conclude la sua critica sostenendo che "da dopo la guerra non sono mai esistiti né un potere né un governo talmente forti che fossero in grado di affrontare le situazioni critiche, come quella attuale con l'HDZ. Il potere politico, economico e militare è sempre stato da qualche altra parte, oppure si trovava nelle mani della comunità internazionale o nelle para istituzioni create dai partiti nazionalisti" (Oslobodjenje, 5 aprile 2001). 

Hercegovacka Banka: primo round

La crisi si acuisce con l'assalto della Hercegovacka Banka il 6 aprile a Mostar. Il fatto si ripete in altre filiali della stessa banca, situate in località limitrofe. Gli incidenti che vedono il ferimento di alcuni carabinieri italiani facenti parte della MSU (Unità multinazionale specializzata, di cui fanno parte 340 carabinieri italiani) accadono dopo che l'Alto rappresentate per la BiH sottopone a commissariamento la banca in questione. Il fatto viene così commentato dal quotidiano "Oslobodjenje": "Non è un segreto che questa banca rappresenti il centro del potere finanziario dell'HDZ e dei leader dell'autonomia croata, dal quale Ante Jelavic e compagnia hanno tratto la propria forza politica. Questa banca è stata fondata nel 1997 e rappresenta il battistrada delle holding dell'Erzegovina, che sono il più importante appoggio economico delle lobbies militar-sacedotali. Non meno importante è il fatto che nel Comitato di controllo sieda una troica di generali (Cesic-Rojs, Medic e Jelavic) e una coppia di francescani (Tomislav Pervan e Ivan Sevo). Qualche giorno dopo l'assemblea di Mostar, l'amministrazione della HB ha reso noto in un comunicato che procederà secondo il mandato dei suoi committenti, ciò ha significato l'eliminazione diretta delle risposte riguardanti il mancato versamento relativo al profitto del bilancio e del suo cambio di destinazione a vantaggio dell'autoproclamata autonomia. Prima di ciò il settimanale di Zagabria "Nacional" aveva pubblicato una notizia su come le donazioni del bilancio croato, destinato ai pensionati e ai difensori (branitelji) croati, fossero finite nel conto segreto dell'HDZ presso questa banca. 

   Benché "Slobodna Bosna" abbia pubblicato l'informazione secondo la quale questa banca, dopo una certa esitazione, ha versato sul conto del governo federale 16milioni di marchi, rimane pur sempre il dubbio riguardo le transazioni irregolari e l'esistenza di fondi segreti" (Oslobodjenje, 6 aprile 2001). Ancora "Oslobodjenje" riporta una lunga lista di quelli che sono i maggiori azionisti tra i fondatori della HB. In particolare si tratta di: "Primus AD con 3 milioni di KM, quanti ne aveva anche la Herc costruzioni di Posusje, poi la fabbrica, figlia della ex ditta militare Monitor, dietro la quale si dice che tra i maggiori proprietari ci siano Ante Jelavic e il generale in pensione dell'HVO e HV, Ljubo Cesic-Rojs, la vedova del defunto ministro della difesa della HR (Repubblica di Croazia, N.d.T.) Djurdja Susak. Altri famosi azionisti sono stati la Cro-Herc di Mostar con la sottoditta Herc MB di Posusje con un milione di marchi. Cro-Herc che era proprietà diLjubo Cesic-Rojs, si dice che abbia venduto le quote azionarie alla ditta M Rosic di Mostar che ha aggiunto questa somma al precedente capitale azionario che aveva di un milione 428mila marchi, diventando in questo modo uno dei proprietari più influenti della banca. Fra essi ci sono inoltre Antonio Trade di Grude con 2.750.000 marchi, la Neretva Promet di Capljina con due milioni e mezzo di marchi, e anche la ditta leader del settore edile Projektant di Mostar con 1,8 milioni di KM. Nel gruppo degli azionisti si possono elencare le ditte private di Citluk, Betacom con 1.284.000 marchi e Union Foods con un milione di KM. Dalle ditte di Citluk proprietarie della banca partecipano anche Eurobemm, con 700.000 marchi. Il più grande numero di azionisti della HB, che sono in realtà gli azionisti minori, arriva da Siroki Brijeg. Con la quota maggiore di capitale primeggia, fra le otto ditte di Siroki Brijeg, la Unia Soldo con mezzo milione di marchi. Hanno una quota di capitale azionario di circa un quarto di milioni di marchi: l'Omnia, i Lijanovic, Comex Stojic, Mepas e Alpina tutte di Siroki Brijeg. L'Alpina export import insieme con la Herc-osiguranje (assicurazione, N.d.T.), che è stata fondata dalla Hercegovacka Banca, sono i proprietarie del 49% di Eronet. Delle ditte di Siroki Brijeg che sono azioniste della HB nominiamo anche le ditte private Kaming e Kamen con ciascuna 125mila KM di quota di capitale azionario. La stessa somma di denaro è stata investita nella HB anche da Mucic di Ljubuski. Anche il famoso privato di Metkovic, Djumbo, ha azioni per un valore di mezzo milione di marchi. La metà di questa somma è stata investita da Gratehs GTPM di Tomislav Grad e da Maki di Medjugorje. L'unica ditta di Grude che ha le quote del capitale azionario di questa banca è la Toming con 375mila KM, di Ljubuski è invece la MRM con 678mila KM. La somma più bassa nelle azioni della HB, del valore di mille KM, è della Linokomerc di Posusje" (Oslobodjenje, 6 aprile 2001). 

Reazioni

Il presidente dell'autogestione croata, Marko Tokic, durante una conferenza stampa seguita ai fatti di Mostar, afferma che "quello che sta accadendo alla Hercegovacka Banka è un tentativo di furto armato in pieno giorno. Credo che questa sia la fine di Petritsch ed è ora che l'OHR esamini per bene la sua attività. Tutto questo lo si poteva immaginare dopo il comunicato della presidenza della BiH. Almeno due dei membri non sono i rappresentati legali del proprio popolo e il corpo elettorale di Radisic dovrebbe preoccuparsi" (Oslobodjenje, 6 aprile 2001). Il giorno successivo i nazionalisti croati annunciano che opereranno dei blocchi delle basi NATO in Croazia e di alcuni porti, tra cui quello di Ploce, in sostegno ai fratelli di Bosnia. Nel frattempo la comunità internazionale cerca di far luce sui conti segreti e sulle transazioni illegali che l'HDZ avrebbe compiuto attraverso la HB. Il ministro degli esteri della BiH, Zlatko Lagumdzjia, incontra il presidente croato Mesic per discutere della crisi. Il 10 aprile nella località di Siroki Brjieg (sud-ovest di Mostar) un'autobomba esplode sotto l'abitazione della famiglia Ivankovic-Lijanovic. Si tratta del ministro senza portafoglio della FbiH, Mladen Ivankovic, e di suo fratello Jerko delegato alla camera dei popoli della BiH. Mladen e Jerko Ivankovic-Lijanovic partecipano a quelle istituzioni del potere di Sarajevo che sono ritenute, dal Parlamento popolare croato, illegittime per i croati in BiH. I fratelli Ivankovic sono inoltre coproprietari dell'industria di carni Lijanovic (Oslobodjenje, BiHpress, 10 aprile 2001) e presumibilmente tra gli azionisti della HB. L'11 aprile il Ministero dell'interno della FBiH emette una denuncia penale contro Dragan Mandic (vedi più sopra) e Vinko Culjk. Sulla base dell'art. 143, comma 6 del Codice penale vengono accusati di avere permesso che un gruppo di cittadini con l'uso delle armi ostacolasse il lavoro che il team della comunità internazionale, insieme con gli organi del ministero della Federazione, in accordo con l'Alto rappresentante per la BiH, svolgevano nel giorno 6 aprile durante l'operazione alla HB (Oslobodjenje, 12 aprile 2001). Nella stessa giornata i rappresentanti della HB, all'interno dell'organizzazione del Centro informativo croato, partecipano alla conferenza stampa di Zagabria. Conduce la seduta Ante Beljo, direttore del Centro informativo croato e deputato dell'HDZ al parlamento croato. Secondo Beljo il commissariamento della HB è l'ennesima pressione sul popolo croato della BiH, con l'intento di distruggerlo e cacciarlo via. Beljo aggiunge inoltre che "i rappresentati della comunità internazionale non hanno riconosciuto i risultati delle scorse elezioni, dal momento che hanno consegnato il potere a coloro che hanno ottenuto in tutto il 10% dei voti, violando tutti i principi democratici". Beljo accusa infine il governo croato di sostenere ufficialmente "la persecuzione dei croati della BiH". 

   La conferenza prosegue poi con le dichiarazioni del portavoce della HB, Milan Sutalo, che lamenta i modi dell'azione della Sfor e soprattutto della protezione che hanno offerto ad alcuni uomini entrati in banca col capo coperto da un cappuccio nero. Sutalo, in particolare, afferma che tali uomini "hanno parlato una lingua che non era né serbo né croato, perché hanno detto di essere entrati solo per bere un caffè". Nella traduzione si perde l'evidenza dell'allusione che Sutalo rivolge ai musulmani. Infatti la variante serba della lingua dice kafa, quella croata kava e quella bosgnacca dice kahva. Ovviamente gli uomini incappucciati parlavano, secondo quanto dice Sutalo, quest'ultima variante. Il membro dell'amministrazione della HB, Zlata Zovko, ha infine respinto le accuse sul corso illegale di denaro, ribadendo che per ogni pfenning esiste una documentazione sull'entrata e sull'uscita dalla banca, ma, aggiunge, che dopo la sottrazione di questi documenti sarà ben difficile dimostrarlo (Oslobodjenje, 12 aprile 2001). Il 12 aprile il segretario di stato americano, Colin Powell, giunge a Sarajevo per confermare l'appoggio dell'amministrazione Bush a Petritsch, al quale porge inoltre i propri complimenti per l'azione condotta contro la HB. Powell convince poi Petritsch che la forza statunitense rimarrà in appoggio ai partners europei (Oslobodjenje, 13 aprile 2001). In realtà le dichiarazioni dell'ambasciatore USA Thomas Miller del 19 aprile vanno in tutt'altra direzione. Miller dichiara infatti che il presidente Bush ha già detto, durante la campagna pre elettorale, che le truppe americane non rimarranno per sempre nella BiH. Miller ha poi aggiunto che "quella è la loro terra e non la nostra, noi li possiamo solo aiutare". Il numero dei soldati americani, che nel corso degli anni si è andato progressivamente riducendo, è di circa il 20% della presenza iniziale, infatti all'inizio dell'IFOR la presenza americana era di ventimila unità su un totale di sessantamila, ora su ventimila unità della SFOR solo 3.500 sono americane (BiH press, 19 aprile 2001). Sempre il 12 aprile la missione ONU a Sarajevo annuncia di aver sospeso 17 alti responsabili della polizia della regione a maggioranza croata del sud del paese, per aver dato il loro appoggio alle rivendicazioni separatiste dei nazionalisti della loro comunità. In un comunicato, l'ONU dichiara di aver sospeso questi poliziotti per un mese "per essersi rifiutati di riconoscere l'autorità degli organi della Federazione e aver dichiarato di obbedire a strutture illegali" (Ansa, 13 aprile 2001). 

Hercegovacka Banka: secondo round 

I giorni seguenti vedono susseguirsi i tentativi dell'amministratrice provvisoria della HB, l'americana Toby Robinson, nel cercare di entrare nella banca, per potere consultare i documenti. L'ingresso le viene impedito da un gruppo di persone probabilmente aderenti alle istituzioni illegali croate, che sorvegliano la banca. La Robinson ha anche chiesto un incontro con i dirigenti della HB, ma essi si sono rifiutati di accettare. Sempre l'amministratrice preposta da Petritsch ha sollecitato inoltre tutti gli enti e le istituzioni pubbliche che hanno conti con la HB ad aprire urgentemente i conti presso altre banche, al fine di "rispettare i propri impegni con i cittadini" (Ansa, 13 aprile 2001). La banca infatti non può eseguire transazioni di alcun genere fino a quando non saranno terminate le indagini in corso. Tra le istituzioni pubbliche in difficoltà ci sarebbero anche alcuni ospedali (Olsobodjenje, 14 aprile 2001). Il 16 aprile i rappresentati della HB rilasciano ancora alcune dichiarazioni mediante una lettera indirizzata all'amministratrice provvisoria Toby Robinson, nella quale si legge che "l'irruzione nella HB si valuta come un crimine e si annuncia che verrà intrapresa una causa contro i responsabili dell'estinzione della HB, "nel paese la decisione del vostro capo Petritsch non sarà al disopra della legge e fuori dalla giurisdizione dei tribunali. L'alto rappresentante ha concesso l'immunità del tribunale e della polizia al suo personale che fa le indagini sui documenti come anche alle forze militari e di polizia che conducono l'azione alla HB. I rappresentanti della banca affermano inoltre di avere scoperto l'eventuale sporco piano di Petritsch riguardante l'affidamento della HB ad una banca estera non specificata (Oslobodjenje 16, aprile 2001). Il 18 aprile, all'alba, si ripete l'azione della SFOR alla HB di Mostar. Con un enorme spiegamento di forze, mezzi pesanti ed elicotteri, la forza di stabilizzazione prende definitivamente possesso della HB. La città rimane bloccata, comprese le vie che conducono all'esterno. Il caveau della banca viene fatto saltare con l'esplosivo e il contenuto viene confiscato. Anche il Newsweek (30 aprile 2001) riporta in un breve resoconto la violenta irruzione, che ha danneggiato parecchio materiale. Rammentiamo, a titolo di cronaca, che il ministro Lamberto Dini aveva, dopo gli incidenti del 6 aprile invitato "a scoraggiare, utilizzando mezzi pacifici, gli estremisti croati perché abbandonino questo atteggiamento che mira ad una nuova spartizione, ad una nuova rottura di questo aggregato multietnico costruito con tanta fatica che è la Bosnia Erzegovina" (Ansa, 7 aprile 2001). 

   Il portavoce della HB, Milan Sutalo, sospeso dall'Alto rappresentante per la BiH, insieme con tutti gli impiegati, gli azionisti e l'amministrazione della HB, dichiara che "l'Alto rappresentate per la BiH ha nuovamente applicato l'argomento della forza contro la forza degli argomenti, affermando così la sua impotenza. Inoltre ha aggiunto che hanno piazzato l'esplosivo sotto il caveau della banca, nonostante la SFOR possedesse le cifre della combinazione e le chiavi" (BiH press, 18 aprile 2001). Tutti gli attori della crisi si dicono pronti al dialogo, da Petritsch al cardinale Puljic, dal presidente della FBiH, Karlo Filipovic ai membri della presidenza collegiale. Tuttavia la questione rimane aperta finché non sarà chiarito con chi dialogare. La comunità internazionale a l'Alto rappresentante rifiutano il dialogo con gli autonomisti croati, perché ciò significherebbe riconoscere le loro rivendicazioni e concedergli legittimità. "I vertici dell'HDZ, ovvero la dirigenza del Parlamento popolare croato, chiedono che l'OSCE e l'amministrazione dell'Alto rappresentante annullino le regole elettorali dei delegati nella Camera dei popoli, la decisione della Commissione elettorale temporanea sulla punizione dell'HDZ (per il referendum che hanno fatto il giorno delle elezioni) e che si apra un dialogo sui cambiamenti di Dayotn (cantonalizzazione della BiH), sull'applicazione della parità del consenso e sulla rotazione in tutti gli organi comuni" (Aim, 19, aprile 2001). Tuttavia la posizione della comunità internazionale su questo punto è la totale inviolabilità dell'Accordo mentre i vari diplomatici ripetono che la BiH sarà uno stato normale in cui esisteranno leggi e regole per tutti. 

Conclusione

   La crisi in BiH manifesta, non solo l'esistenza di strutture parallele e spesso malavitose (e che non riguardano esclusivamente la componente croata, come ha avuto modo di confermare anche il ministro degli esteri della BiH, Zlatko Lagumdzija, BiH press, 9 aprile 2001), ma anche tutta la fragilità di un intero sistema di regole, tra cui quelle costituzionali (e quindi legate all'Accordo di Dayton). Tutto ciò accade in un momento in cui si inizia a giocare sul serio la partita delle privatizzazioni e dell'ampliamento dei sistemi economici del sud est europeo, là dove il tessuto sociale rimane ancora piuttosto lacerato e privo di una visione d'insieme. Occorrerà, in seguito, prestare una particolare attenzione alle privatizzazioni, in particolare degli istituti di credito, (un processo in atto che potrebbe anche riguardare la futura destinazione della HB), forse potremmo scoprire che tra i principali interessati ci sono gli austriaci e gli italiani. Ma su questo argomento vedremo di tornare prossimamente.



 
 
o (8 maggio  2001)
 

Pubblichiamo un riepilogo informativo della crisi in Bosnia ed Erzegovina, originariamente scritto per 
Notizie Est

Mostar


Altri articoli

Doppiopetto
razzista
Macedonia: prove tecniche
di etnocentrismo
 

"Kosovo, tensione etnica"
La ricostruzione della convivenza:
Lush Gjergji, 
prete del dialogo

Balcani,
la questione
albanese

La spirale
del conflitto 
in Macedonia

E quattro anni dopo la stampa scopre l'affare Telekom Serbia

Belgrado, vecchie ferite e nuove speranze
Diario di viaggio

Le voci di
Radio Politika
di Luka Zanoni

"Ci siamo liberati da un potere mafioso"
di Svetlana Djuric

Quel 5 ottobre
a Belgrado...
di Sasa Rakezic

Belgrado, dietro la rivoluzione
di Luka Zanoni
e Ivana Telebak

La voce degli anarchici: "Ora
si può parlare..."
Ratibor T. Trivunac-Rata

Intervista con 
gli studenti 
di Otpor!

Il dossier Kosovo
di Nonluoghi

Retaggi occidentali
di Luka Zanoni

Primavera serba?

Milosevic e una certa sinistra amica in Italia...
di Giovanni Scotto
 

Approfondimenti
sui Balcani
in Notizie Est

 

Ricerca nel sito                 powered by FreeFind
copertina
percorsi
libri
inchieste
novità
notiziario
la satira
racconti
archivio
editorali
calendario
interviste
musica
notizie
scrivici