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editoriali
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L'autunno primaverile
di Belgrado
Con un'accelerazione improvvisa si apre
uno scenario nuovo e incoraggiante
Scriviamo
mentre i fatti si svolgono e a Belgrado si scrive una grande pagina di
storia.
Succede così che in questa mattina di ottobre lo sguardo si divida. C'è voglia di proiettarlo nel futuro della Jugoslavia, in un possibile orizzonte di ricostruzione di vita, relazioni internazionali, rapporti interni. C'è la necessità di non perdere di vista gli eventi in corso, di seguire i passi di Kostunica e del fronte democratico e le eventuali mosse di Milosevic al quale poco fa anche Mosca ha tolto ogni ipotesi di sostegno indiretto negandogli l'eventualità dell'asilo politico. Intanto, anche i mass media di regime, quelli tradizionalmente più realisti del re, hanno proclamato la vittoria elettorale di Kostunica, come fa questa mattina il quotidiano Politika, già foglio vicino a Milosevic. Se le cose continueranno in questo modo, se a Belgrado il cambio della guardia sarà davvero incruento e segnerà l'avvio di un processo democratico, verranno presto al pettine alcune questioni importanti, come il Kosovo e il Montenegro. Come noto, Kostunica, che ha riunito dietro al suo nome quasi l'intero fronte dell'opposizione, è un nazionalista ma tutti sono pronti a giurare sulla sua fede democratica. E probabilmente solo un "nazionalista democratico" poteva sperare di aggregare le forze contrarie all'isolazionista liberticida Milosevic: troppo forte il sentimento patriottico e troppo profonde le ferite delle bombe occidentali di un anno fa per immaginare che un candidato apertamente filo-occidentale o comunque non nazionalista potesse riuscire nell'impresa che, invece, sembra riuscire a Kostunica, che viene descritto da molti, in realtà, come una figura politica non geniale. Le cose sono più complicate del previsto e questo (con buona pace di chi ancora oggi si ostina a definire il crollo di Milosevic una manovra dell'Occidente) si potrebbe notare già quando Belgrado e Podgorica avvieranno le trattative sui rapporti tra la Serbia e il Montenegro (quest'ultima repubblica, peraltro, ha già espresso il suo plauso alla svolta democratica a Belgrado). Ma anche sul fronte del Kosovo il nazionalista Kostunica, dall'alto delle garanzie democratiche che offre, potrebbe riaprire la partita sulla sovranità territoriale: il confronto diplomatico potrebbe inenscare dinamiche oggi imprevedibili, tanto più se si considera che il gruppo albanese oggi si attende nientemeno che una totale autodeterminazione. Le bombe della
Nato, oltre ad aver ucciso esseri umani e distrutto risorse (e non ci si
venga oggi a raccontare che sono state determinanti per il crollo del regime!),
hanno causato un incremento del sentimento nazionale in una parte della
popolazione serba e con questa coscienza "offesa" dall'uranio impoverito
occidentale si dorvà fare i conti nei prossimi anni.
(z. s.)
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