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Bosnia, verso l'inizio
della fine per i "Signori della guerra"
Nel voto amministrativo segnali di risveglio
democratico. Ma l'Occidente rema contro...
di MICHELE NARDELLI*
Le elezioni amministrative svoltesi in Bosnia Erzegovina
sabato 8 aprile rappresentano, pur nella loro contraddittorietà,
un segnale di controtendenza in quella polveriera che continuano ad essere
i Balcani. Vi si può leggere la voglia di scrollarsi di dosso la
pesante eredità della guerra, ed insieme i tratti più o meno
residuali della fenomenologia balcanica, i villaggi contro le città,
la taverna contro l’agorà, l’ossessione contro l’apertura...
Dopo la caduta
del regime dell’Hdz in Croazia, anticipata come nel più classico
dei copioni dalla definitiva uscita di scena del “supremo”, l’esito della
tornata amministrativa in Bosnia Erzegovina lascia intravedere scenari
nuovi, l’inizio della fine dei “signori della guerra” e dei partiti che
sulla divisione etnica avevano costruito le loro fortune nel dopoguerra
bosniaco. Certo l’Hdz erzegovese è ancora il baluardo di un cieco
nazionalismo che vedendosi franare il retroterra della madrepatria tenderà
ad accentuare la sua natura mafiosa e xenofoba, l’Sda continua a raccogliere
forti consensi nei centri minori ed insieme allo Sbhi dell'ex premier Silajdzic
ad avere una maggioranza dei voti, l’Sds è ancora il primo partito
nelle città lasciate in balia del nazionalismo profondo, ma tanto
nella “Federacija” che, a guardar bene, anche nella Republika Srpska, i
risultati indicano una tendenza al ridimensionamento dei partiti nazionalisti
e al rafforzamento di una dialettica aperta e democratica.
E questo nonostante
le politiche scellerate di una comunità internazionale che con la
guerra del ‘99 ha fatto ripiombare l'entità serba in un clima di
assedio, con conseguenze pesanti anche sul piano sociale; che da un lato
cancella la Bosnia Erzegovina dalla sua agenda non rientrando negli standard
della prima emergenza per poi accorgersi che gran parte degli aiuti alla
ricostruzione dell’economia del paese sono finiti nelle mani di mafie di
ogni tipo; che non sa far di meglio che arrestare Momcilo Krajisnik, cosa
sacrosanta sia chiaro ma non a quattro giorni dal voto, dopo aver avuto
la brillante idea di escludere dalle elezioni amministrative il partito
dei radicali ultranazionalisti, con il solo effetto di regalare un 6 -
7% di voti all’Sds.
O, ancora, perché
mai il presidente Ciampi va ad incontrare Izetbegovic il giorno prima del
voto, nel pieno di una campagna elettorale tanto delicata per il futuro
di questo paese?
No, non possiamo permetterci che i segnali di questa nuova primavera siano annichiliti dal cinismo e dal vuoto progettuale di un’Europa che nei Balcani gioca con il suo stesso futuro.
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o | Un'analisi
della situazione balcanica attraverso la lente del recente voto amministrativo
in Bosnia, pressoché ignorato da media e politici nostrani, dal
quale sono emersi segnali interessanti su una possibile svolta postnazionalista.
Nonostante l'Europa e l'Occidente sembrino fare di tutto - per calcolo
o per stupidità - per alimentare tensioni etniche e mafie politiche.
* Michele
Nardelli
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