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________________________________________di
Carolina Zanelli_________
L'ultima di agosto è stata anche l'ultima
delle mie sei settimane a Betlemme, dove sono andata a tenere un corso
di mosaico. Come la maggior parte delle persone non avevo idea della vita
reale che si vive lì, si sente parlare solo di bombe e morti,
notizie decisamente preoccupanti. Ma avevo finito per fidarmi di
quanto mi diceva via e-mail Faten Nastas, la responsabile dei corsi
dell'International Centre of Bethlehem (ICB), diretto dal pastore luterano
Mitri Raheb, da cui sono stata invitata e ospitata: "Betlemme e'
sicura, solo le colline di Beit Jala e Ghilo, e dall'altra parte
Beit Sahour, sono 'hot zones'. "
Così
sono partita, sopratutto grazie agli amici Donato Guerra e Augusta De Piero
che hanno creato la scintilla, a Paolo Naso, direttore della rivista
romana 'Confronti' che mi ha sponsorizzato - questo corso fa parte del
loro progetto 'Semi di pace in Medio Oriente'. In tasca avevo una lettera
firmata da Nemo Gonano, presidente della Scuola Mosaicisti del Friuli,
dove lavoro durante l'anno scolastico, che attestava la mia professionalità
come insegnante di mosaico: è stata un ottimo lasciapassare nei
controlli israeliani dell'aeroporto, dove sono stata accuratamente esaminata.
Sono atterrata a Tel Aviv, Israele, poiché la Palestina,
ossia il 3% del West Bank controllato dalle Autorità palestinesi,
non è dotato ancora di aeroporto. Alla periferia di Betlemme è
necessario passare un check point, soldati israeliani con mitra alla
mano: cosa molto facile per gli stranieri, impossibile invece
per i palestinesi se non con visti particolari, che possono comunque
essere respinti dai militari israeliani a loro insindacabile giudizio.
Sono
dunque entrata in questa specie di grande prigione di circa 8 kmq,
che è Betlemme, il cui unico filtro è il passaporto.
Ho
trovato persone di un'ospitalità meravigliosa, sia all'ICB
che in generale,: la prima parola araba che ho imparato è
stata 'achleen', benvenuta, tanto me la sono sentita dire,
ovunque andassi.
Il
corso prevedeva 12 studenti, ma le richieste erano molte di più.
La categoria privilegiata quella dei disoccupati, dato che l'inizio
della seconda Intifada (ottobre 2000) ha reso difficile passare i check
point, ha bloccato molti lavoratori, ha danneggiato il commercio,
fatto chiudere alberghi e ristoranti: oggi la disoccupazione è
intorno al 45%.
I
miei studenti erano 5 donne e 7 uomini, dai 20 ai 40 anni di religione
mista: musulmani e cristiani, cattolici e greco ortodossi.
Certo in classe non si sentiva nessuna tensione, anzi, c'era un clima di
solidarietà e laboriosità: solo Amin e Moukles uscivano prima
il venerdì per andare alla moschea.
Tra
Betlemme, Beit Jala e Beit Sahour si concentra il maggior numero dei cristiani
palestinesi, ossia rispettivamente il 40%, il 70% e l'83% della popolazione,
che è di 35000 ab. a Betlemme, 12000 a Beit Jala,
11000 a Beit Sahour.
Il
paesaggio è dolcemente collinare, in agosto il colore dominante
è quello della terra rocciosa, beige chiaro, interrotto
dal verde aspro degli ulivi, dai villaggi arabi (piccole case
dai tetti a terrazza) e dagli insediamenti israeliani (palazzi di periferia
o casette di stile occidentale).
Dalla finestra della mia camera, cioè da una posizione sicura
sulla collina di Betlemme, ho assistito più di una volta alle sparatorie
tra Beit Jala e Ghilo. Di solito cominciavano la sera e duravano poche
ore, mitragliate da Beit Jala, missili in risposta da
Ghilo. E' davvero difficile dire "chi cominciava": è una catena
di eventi violenti che ne producono altri.
L'ultima settimana di agosto è cominciata con l'omicidio del politico
Abu Ali Mustafa (che significa letteralmente 'padre di Ali Mustafa',
forma di rispetto con cui si chiama un padre alla nascita del suo primo
figlio maschio).
Nel
pomeriggio a Betlemme c'è stato l'ennesimo corteo, con striscioni,
canti e bandiere (che fino al '95 nei Territori Occupati era vietato
innalzare, pena la morte).
Mi sono abituata a vedere anche cortei di soli bambini, che nella
società palestinese partecipano a qualunque evento. Del resto
costituiscono il 53% della popolazione e una famiglia musulmana ha mediamente
9-10 figli, il doppio di una cristiana.
La
sera di lunedì 27 è ricominciata la sparatoria, ma
verso mezzanotte si sentiva qualcosa di diverso dal solito: i colpi
erano tutti a Beit Jala, anzichè nella traiettoria con
Ghilo, e poi elicotteri e colpi più violenti che non si sono
spenti neppure all'alba.
Al
mattino abbiamo saputo dalla radio che i carri armati israeliani erano
entrati a Beit Jala. La mia classe era quasi deserta, sia a
causa dello sciopero indetto per l'omicidio di Abu Ali Mustafa, sia
perché molti miei studenti erano di Beit Jala, intrappolati
nelle loro case.
Nel pomeriggio ho sentito i colpi più vicini: i palestinesi
hanno cominciato a sparare anche dalla collina di Betlemme, e ovviamente
gli israeliani hanno risposto. Quando la sera sono tornata a casa ho trovato
il vetro della finestra bucato da una pallottola.
La
seconda notte di occupazione è stata tranquilla: da qualche
parte 'i grandi' stavano trattando (devo dire però che il
nostro Ministro Ruggiero non l'ho visto in nessun telegiornale israeliano
o palestinese…).
La
notte tra mercoledì 29 e giovedì 30 di nuovo sparatorie ed
elicotteri: i carri armati si sono ritirati, "sì, ma
solo di 200 metri", ha commentato qualcuno amaramente.
Sono
ricomparsi gli studenti, Ishak ferito leggermente, Muna con
la casa inagibile e i figli terrorizzati.
Il
corso è finito venerdì 31, con inaugurazione
sabato dei lavori realizzati: una ventina di copie piccole
e grandi dei meravigliosi mosaici di epoca romana che si trovano sparsi
nella Terra Santa.
Se
questo 'seme di pace' comincerà a crescere, potrebbe nascere
una splendida pianta di collaborazione tra il ricco e tranquillo Nordest
e la magica Palestina, tra gli eredi della tradizione musiva friulana
e quelli di una cultura millenaria, ricca di monasteri, luoghi
sacri, siti archeologici e magnifici mosaici. 'Inshalla',
se Dio lo vorrà, qualunque Esso sia.
Approfondimenti:
www.confronti.net
http://www.annadwa.org/
www.scuolamosaicistifriuli.it
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12
ottobre 2001
Ringraziamo
Carolina Zanelli, mosaicista di Spilimbergo, di averci inviato questa pagina
di diario scritta dopo un soggiorno di un mese e mezzo in Palestina, finanziato
dalla rivista Confronti, nel quale ha tenuto un corso
di
mosaico.
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