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Dentro la nuova Intifada
Diario di viaggio in Palestina: il terrore
di un popolo violentato
di FARSHID NOURAI Quale sarà il futuro della Palestina? Parto per Gerusalemme con il ronzio di mille domande in testa: negoziati, pace, intifada, scontri violenti, carri armati, elicotteri, sassi, bambini trucidati. Ho le risposte come frammenti di un mosaico spezzato dal fragore di una violenza improvvisa. Il vecchio disegno originale è cancellato dalla rabbia di un popolo privato dei suoi diritti per molto tempo. Gerusalemme
- Si è spezzata la debole linea di fiducia per una pace giusta,
sorta 7 anni fa dopo gli accordi di Oslo. L'arroganza del potere israeliano
ha logorato la speranza del futuro nelle menti dei palestinesi provocando
una profonda frustrazione e delusione. Che cosa è la pace se non
libertà di movimento? che cosa è la pace se non la sicurezza
che la tua terra non verrà confiscata? che cosa è la pace
se non la possibilità di sfruttare le tue risorse naturali? che
cosa è la pace se non il controllo dei confini del tuo paese?
Grida un amico palestinese.
Vicino all'aeroporto
di Gerusalemme, i bambini del vicino campo profughi tirano sassi contro
i soldati israeliani oltre il grande recinto. I soldati armati di fucili
di alta precisione corrono lungo il recinto cercando di centrare i ragazzi
nei loro mirini.
"Una guerra? Il confronto tra la gente che tira sassi e i soldati che rispondono con i fucili, carri armati e elicotteri non può essere chiamato guerra. Questa è una propaganda israeliana per nascondere le sue responsabilità", sottolinea Mustafa Bargutti (2). "144 palestinesi sono stati uccisi finora: 13.8% sotto 15anni, 20.3% tra 16-18 anni, 50% tra 19-29 anni, 8.7% tra 30-39 anni, 3.6% tra 40-49 anni, 3.6% tra 50-59 anni. Molti bambini uccisi non erano neanche coinvolti negli scontri", aggiunge Bargutti. La tensione
si annusa anche nell'aria che si respira. Sono pochissime le persone per
le strade di Gerusalemme est e ovest. Anche gli israeliani ci dicono di
aver paura. Mentre percorriamo le strade di Gerusalemme, ci scuote l'annuncio
della radio israeliana che avverte gli abitanti di un quartiere di Gerico
di evacuare in mezz'ora. Chiaramente verrà abbattuto con i missili,
chi sa quale ufficio, come la risposta all'uccisione di un soldato israeliano.
Il pensiero delle persone che devono lasciare le loro case nel cuore della
notte e che, dopo, probabilmente, troveranno solo macerie è terribile.
Succede lo stesso anche nei giorni seguenti a Ramallah, Nablus, Herbron,
Gaza, KhanYounis, Bethlehem, Beit Jala e Biet Sahur.
"Il problema
principale è che gli israeliani non ci presentano una soluzione
credibile su cui possiamo discutere. Sembra che neanche loro sanno che
cosa vogliono di preciso", afferma Yasser Abdel Rabbu.
"I coloni israeliani
armati attaccano i civili palestinesi. E' lunga la lista delle atrocità
che hanno commesso i coloni. Nei rari casi in cui vengono arrestati, vengono
rilasciati dopo pochi giorni. Siamo in tempo della raccolta delle olive
ma, i contadini hanno paura di andare nei campi, hanno paura di essere
attaccati dai coloni", afferma Yasser Abdel Rabbu (5).
Gli scontri non si limitano a Cisgiordania e Gaza. Sono insorti anche i palestinesi con la cittadinanza israeliana: a Giaffa e a Nazaret ci sono stati duri scontri con la polizia e dopo con i coloni. NOTE:
(1/continua)
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o | Farshid
Nourai del gruppo Palestina
dell'Associazione italiana per la pace ha fatto parte di una piccola delegazione
che si è recata in Palestina nei giorni scorsi. Ha avuto molti incontri con le autorità palestinesi e i pacifisti israeliani. Questa è la prima parte del resoconto del viaggio. - Altri articoli Un
popolo
Intervista
con
La
diaspora
(9 novembre 2000) Le
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