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_____________di
Alda Radaelli ____________________________
La
conferenza di Durban contro il razzismo ha il merito indubbio di aver focalizzato
l’attenzione sul razzismo come componente prima dei mali del mondo. Nelson
Mandela, 83 anni, impossibilitato a partecipare per ragioni di salute,
ha inviato alla Conferenza questa dichiarazione sul razzismo: “ Il razzismo
è una malattia della mente e dell’anima, che uccide più di
qualunque altro contagio. Rende inumano tutto ciò che tocca. Ma
la vera tragedia è questa: la cura è a portata di mano e
noi ci comportiamo come se non ci fosse… Dobbiamo combattere il male alle
radici”.
Tuttavia
i limiti del documento provvisorio e di altre relazioni presentate, stanno
nella metodologia d’approccio: non sono chiare
né la definizione di razzismo, né quella di sionismo, né
il concetto di colpa storica e neppure una delimitazione degli ambiti di
competenza dello stato e della religione che permetta di evitare prevaricazioni
razziste da compiersi nel nome di dio.
La
conferenza rischia così di focalizzarsi sul problema dello scontro
tra ebrei e palestinesi e dimentica altri casi tragici di conflitti in
corso, sobillati facendo leva sulla diversità etnico religiosa.
Risultato: la delegazione degli Stati Uniti, la cui partecipazione era
stata messa in dubbio fino all’ultimo momento, abbandona la conferenza
insieme con la delegazione israeliana.
Si
è parlato di “pulizia etnica” da parte degli ebrei. Su quali basi
decidere se sì o se no? Sarebbe importante che la conferenza riuscisse
a concordare in quali casi esistono gli estremi per parlare di “pulizia
etnica”, invece di partire dal caso singolo. Si è definito il sionismo
razzista: quale sionismo? Quello storico della fondazione? Esso era un
movimento per dare uno stato ad un popolo senza stato. E’ una colpa? O
forse è diventato nel frattempo qualcos’altro? Il sionismo della
fine dell’Ottocento, i socialisti utopici che fondarono i kibbutz
portandovi le idee della rivoluzione russa fallita nel 1905, sono la stessa
cosa del governo israeliano di Sharon? Come dire: chi è l’erede
del cristianesimo delle origini, la Santa Inquisizione? O la teologia della
liberazione? O lo IOR del crack del Banco Ambrosiano?
La
conferenza è tenuta a decidere come salvaguardare, in casi di conflitto
“etnico”, quella parte della popolazione che cerca di armonizzare le diversità
e di valorizzare l’apporto delle differenze sulla base di quei diritti
e doveri che comporta la convivenza, e ad impegnare l’Onu nel suo complesso
a difenderla contro qualunque forma di fondamentalismo.
Come
possono sentirsi rappresentati nell’ambito della conferenza quegli ebrei
pacifisti che si sono sempre battuti per una forma di convivenza con gli
arabi? Vanno considerati “razzisti sionisti” solo perché hanno un
passaporto israeliano? E non hanno forse il diritto di avere una patria
e di sentirsi sionisti se ciò non lede il diritto degli altri a
fare altrettanto? Nel 1993 si era arrivati a firmare l’accordo di Oslo:
perché non è mai stato applicato? La Norvegia, a Durban,
ha svolto ancora una volta un importante ruolo di mediazione tra arabi
ed israeliani, che purtroppo è fallito.
La
Conferenza sul razzismo rischia di convogliare un razzismo uguale e contrario
a quella che si propone di denunciare. Ciò che importa è
stabilire dei parametri di valutazione accettabili anche dalle frange di
rivolta provenienti dai paesi ricchi. Giustamente ha fatto notare il presidente
della Nigeria Olusegun Obasanjo: non mettiamo i neri d’America contro i
neri d’Africa.
Una
domanda da porsi potrebbe essere, a titolo di esempio: una costituzione
fondata sulla religione di stato apre la porta a fondamentalismi di vario
genere? Sì o no? In altre parole, oggi nel 2001, lo stato dev’essere
laico se non vuole rischiare atteggiamenti fondamentalisti e se vuole dare
uguali diritti e doveri a tutti i suoi cittadini, quale che sia la loro
religione o credenza? Sì o no?
Questo
potrebbe dare una risposta ai 260 milioni di intoccabili indiani, i “dalit”,
che hanno sperato nella Conferenza perché si affrontasse finalmente
il problema delle caste in India: il governo democratico indiano ha lavorato
dietro le quinte per evitare che il problema fosse messo all’ordine del
giorno. In effetti, la costituzione indiana offre a tutti uguali diritti,
ma non viene applicata, e la delegazione indiana a Durban comprende anche
un rappresentate “dalit”.
La
discriminazione di casta non si limita ai “dalit”: il mese scorso un ragazzo
ed una ragazza che si volevano bene furono linciati dalla popolazione del
villaggio, perché il ragazzo proveniva dalla casta degli agricoltori
e la ragazza da quella dei bramini. I genitori parteciparono al linciaggio.
Al Festival di Locarno di quest’anno è stato premiato il film “Lagaan”,
fatto con imponenti mezzi, che promuove il superamento della discriminazione
di casta.
Alcune
delegazioni si stanno battendo perché venga inserito nel documento
finale un testo di condanna della discriminazione in base a “lavoro e discendenza”.
Altro
problema sollevato dalla Conferenza: che fare delle colpe storiche della
schiavitù?
Il
presidente della Nigeria Olusegun Obasanjo adotta la posizione della Commissione
per la Verità, la Riconciliazione e la Giustizia per i crimini commessi
in Sud Africa e di quella analoga per il genocidio in Ruanda: “Ai paesi
che hanno approfittato del lavoro degli schiavi dobbiamo chiedere una dichiarazione
di scusa (cioè l’ammissione della loro colpa storica, ndr) e la
promessa che il passato non si ripeterà. Una dichiarazione di scusa
deve mettere fine all’odio ed all’amarezza, avviare la riconciliazione
tra i discendenti degli oppressi e degli oppressori, per non dare il via
a nuove contese tra le vittime”.
Ciò
tuttavia non basta per passare sotto silenzio le colpe attuali della nuova
schiavitù (250 milioni di bambini al mondo vivono in stato di schiavitù).
Come pensa la Conferenza di intervenire sui paesi che attualmente praticano
la schiavitù?
Gli
Stati Uniti hanno perso l’occasione di inviare alla Conferenza il loro
segretario di stato, Colin Powell, discendente di schiavi africani, ad
affiancare il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, africano di nascita,
ed imparentato per parte di moglie con Raul Wallenberg, l’eroe norvegese
che salvò tanti ebrei dalle grinfie dei nazisti durante la seconda
guerra mondiale.
Proprio
gli Stati Uniti, che si ergono a paladini dei diritti dei perseguitati
nel mondo, non hanno mai chiesto scusa ai 120.000 cittadini giapponesi
di cittadinanza americana, internati nel 1942 in campi di concentramento
che erano praticamente campi di eliminazione, molto simili per lo scopo
che si proponevano a quelli per i quali è stato istituito il Tribunale
di Norimberga, auspici gli stessi Stati Uniti.
Si
è molto discusso sulla mancata presenza a Durban dei capi di stato
e di governo dei paesi ricchi. La migliore risposta ai paesi ricchi
sarebbe proprio un documento che valorizzi l’internazionalità della
presenza di chi si batte contro il razzismo in tutte le sue forme, non
solo a parole ma pagando di persona.
Ricordiamo
fra tanti eroi silenziosi il medico Gino Strada di Emergency in una delle
sue tante battaglie, quella per aprire un ospedale avversato dai Talebani
(che cosa pensano dei Talebani le delegazioni dei paesi arabi presenti
a Durban?), ed il fotografo Sebastiao Salgado che ha fissato le immagini
delle conseguenze della fame e della miseria in quaranta tra i paesi più
poveri del mondo.
Ricordiamo
anche quanti giovani provenienti dai paesi ricchi si schierano dalla parte
delle vittime, ribellandosi al modello dominante di un mondo in cui la
ragione sta dalla parte dei più forti.
Purtroppo,
come lamenta Reed Brody, capo della delegazione del Comitato Helsinki,
l’uso di un linguaggio inaccurato ed eccessivo toglie autorità alla
condanna legittima del razzismo e di pratiche discriminatorie in molte
parti del mondo, fatta dal foro delle organizzazioni non governative (ONG).
Mentre
scriviamo, e mentre a Durban si dibattono i problemi dei migranti, la nave
norvegese Tampa si libera finalmente del suo carico di 433 disperati che
arrostiscono da settimane, prima su un ferry boat sfondato, poi stretti
tra le lamiere roventi del portacontainer al largo della costa australiana.
Essi si stanno ora avviando verso Papua e poi forse verso la Nuova Zelanda
e l’atollo di Nauru, 21 chilometri quadrati, lo stato più piccolo
del mondo, che accoglierà 283 di loro. E’ questa la risposta al
problema dei migranti che si sta dibattendo alla Conferenza di Durban?
______________________________________
IL COMITATO HELSINKI ALLA
CONFERENZA DI DURBAN
(estratti da HRW 22-6- 2001:
www.hrw.org/campaigns/race/submission.htm)
Il documento presentato dal
Comitato Helsinki per i Diritti Umani tratta cinque punti: la discriminazione
di casta, la protezione dimagranti e rifugiati, la discriminazione o il
rifiuto dei diritti di cittadinanza, la discriminazione nella giustizia
criminale e nella pubblica amministrazione, e le riparazioni.
DISCRIMINAZIONE DI CASTA
...La discriminazione di
casta è stata per troppo tempo un segreto vergognoso dei governi……
e provoca un contrasto stridente la richiesta di escludere questo punto
dai lavori della Conferenza.
MIGRANTI E RIFUGIATI
…Il razzismo e insieme una
causa ed un risultato degli spostamenti forzati, ed una barriera alla soluzione
del problema.
La Conferenza Mondiale dovrebbe
richiedere il rafforzamento del sistema internazionale di protezione dei
rifugiati e promuovere la ricerca di nuovi standard e meccanismi per ampliare
la protezione di rifugiati e migranti che si confrontano con razzismo,
xenofobia,e intolleranza che ne deriva.
NAZIONALITA’ E DIRITTI DI
CITTADINANZA
…Intere popolazioni vengono
private della nazionalità nei loro propri paesi o vengono private
della loro cittadinanza a causa della loro razza o eticità. Alcune
di loro sono vissute nel paese per generazioni… Il razzismo è un
fattore determinante in stati che definiscono la cittadinanza in termini
di purezza razziale o nazionale….
La Conferenza Mondiale sul
Razzismo offre un’opportunità per mettere l’argomento della nazionalità
e dell’essere apolidi, e degli abusi contro i diritti umani che ne derivano,
all’ordine del giorno della comunità internazionale.
GIUSTIZIA CRIMINALE
…La giustizia criminale offre
un enorme potenziale di creazione di conseguenze discriminatorie ingiustificate.
A livello nazionale e locale, la discriminazione può sorgere da
pratiche con intenti razzisti, come l’insistenza nel dare un’angolazione
razziale, secondo la quale la presupposta razza dell’individuo in questione
diventa un fattore determinante per sospettare di lui.
Alcuni documenti preparatori
della Conferenza di Durban richiedono misure per affrontare la discriminazione
nell’amministrazione della giustizia solo quando l’intento discriminatorio
è evidente. La Conferenza dovrebbe raccomandare misure atte ad identificare
e porre rimedio alle conseguenze di tipo razzista nell’ambito della legge
e della prassi anche quando l’intenzione razzista è assente.
AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
L’effetto ingiustificatamente
discriminatorio nella conduzione pubblica e nella prassi amministrativa
possono effettivamente impedire il godimento dei diritti civili fondamentali
anche in assenza di intenzione apertamente discriminatoria……
L’accesso all’istruzione
non discriminante dovrebbe trovare particolare enfasi nell’ambito della
Conferenza.
COMPANSAZIONE E DISCRIMINAZIONE
I governi che praticano o
tollerano la discriminazione razziale devono ammettere il fatto, mettere
fine alla violazione dei diritti umani e risarcire le vittime. I discendenti
di una vittima della violazione dei diritti umani dovrebbero essere messi
in grado di rivendicare il diritto alla riparazione. In altre parole, il
diritto alla riparazione non dovrebbe estinguersi con la morte della persona.
La riparazione dovrebbe consistere nella compensazione, riconoscimento
dell’abuso commesso in passato, interruzione degli abusi in atto, e, per
quanto possibile, la reintegrazione della situazione che sarebbe esistita
se non fossero stati commessi gli abusi. Più passa il tempo, più
la necessità di dare priorità alle rivendicazioni aumenta.
…La riparazione degli abusi
passati è particolarmente urgente come rimedio contro le conseguenze
presenti degli abusi passati….Il rimedio per questi gruppi (di vittime
di abusi) ai quali viene riconosciuto di diritto, metterebbe termine alla
violazione dei diritti economici e sociali che deriva dalle passate pratiche
razziste.
La Conferenza Mondiale dovrebbe
prendere in considerazione proposte per riparazioni ai discendenti delle
vittime del passato con l’obiettivo di rettificare i processi sociali ed
economici che provocano la continuazione dell’emarginazione delle vittime
nel presente.
CONCLUSIONE
La Conferenza Mondiale dovrebbe:
- mettere all’ordine del
giorno la discriminazione di casta senza mezzi termini
- riconoscere il problema
del rifiuto della cittadinanza basato su atteggiamenti razzisti e simili
e l’influenza della razza e del genere sulle leggi e pratiche che discriminano
la cittadinanza…
- difendere e rafforzare
il sistema internazionale di protezione dei rifugiati…
- incoraggiare la ratifica
della Convenzione Internazionale sulla Protezione di Diritti di tutti i
Lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (1990).
- Incoraggiare gli stati
a raccogliere e distribuire informazione per identificare propositi o effetti
discriminatori: monitorizzare l’amministrazione pubblica nelle aree dell’educazione,
sanità, case,diritti del lavoro…
- La Conferenza dovrebbe
concordare un programma di azione che copra tutto l’ambito dei rimedi.
Incluse le riparazioni, riguardanti violazioni dei diritti di essere liberi
dalla discriminazione razziale e dell’intolleranza che ne deriva.
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