Signor
Ministro,
le scriviamo per sottoporre
alla sua attenzione alcune riflessioni ed una precisa proposta che, qualora
lei la trovasse degna di approfondimento e discussione, le saremmo grati
se volesse farne oggetto di un confronto con i suoi colleghi del Consiglio
dei Ministri e di una iniziativa legislativa da
proporre al Parlamento.
1.
Scrive opportunamente l'illustre economista e cattedratico britannico Nigel
Harris ne I nuovi intoccabili (Il Saggiatore, Milano 2000; ma l'ed. orig.
inglese è del 1995), alle pp. 274-275:
"La popolazione
mondiale è costituita per lo più da stranieri, e tutti noi
siamo parte di questa grande maggioranza. Anche per un cinese il 79% della
popolazione mondiale è fatto di stranieri, e questa proporzione
sale all'84%
per un cittadino dell'altro
gigante del panorama demografico, l'India. Dal punto di vista di un paese
piccolo come l'Inghilterra, oltre il 99% della popolazione mondiale è
formato da stranieri. Questi dati servono a collocare in una prospettiva
concreta lo spaventoso egoismo di paesi che si considerano il centro dell'universo
conosciuto.
Le discussioni
sull'immigrazione non partono dall'universale, l'interesse del mondo intero,
bensì dal particolare, l'interesse della minoranza, e cioè
del paese".
E lo studioso prosegue:
"Tutte le discussioni della politica dell'immigrazione partono dalla posizione
di monopolio degli stati, senza fare alcun cenno all'interesse universale.
Nel dibattito pubblico si dà per scontato un livello di egoismo
e di particolarismo dello stato che non verrebbe mai tollerato in un individuo.
A nessuno stato si chiede di giustificare la sua politica dell'immigrazione
dal punto di vista dell'interesse mondiale". E ancora: "Sembra che per
gli stati gli uomini siano molto meno importanti delle merci scambiate".
Ma questa condotta
meschina ed egoistica degli stati è insostenibile ed
irragionevole.
2. Illustri
studiosi e rapporti ufficiali hanno evidenziato da tempo ciò che
ormai è coscienza comune di chiunque si occupi di questi temi con
ragionevolezza e lungimiranza, ovvero che:
2.1. Dal punto di vista
dell'economia:
a) la forza-lavoro immigrata
sostiene anche l'economia del paese di arrivo,
cui offre un contributo
relativo rilevante;
b) le rimesse degli emigrati
sostengono l'economia e possono favorire lo
sviluppo dei paesi di origine;
c) in termini demografici
l'arrivo degli immigrati è un toccasana per i
paesi europei cosiddetti
altamente sviluppati il cui tasso di natalità va
sempre più presentando
un saldo altrimenti negativo;
d) in termini di sostegno
immediato e contingente al sistema previdenziale
la presenza dei lavoratori
immigrati sta dando respiro al sistema italiano
di protezione sociale.
2.2. Dal punto di vista
del diritto:
a) è bene che le
presenze reali siano tutte regolarizzate affinché nessuno
sia costretto alla clandestinità
coatta che lo espone al rischio di divenire
vittima dell'economia illegale
e dei poteri criminali;
b) è bene che tutte
le persone presenti nel territorio nazionale possano
avere un rapporto positivo
e trasparente con le istituzioni ed i servizi
pubblici;
c) è bene che i princìpi
universalistici proclamati dalla Costituzione della
Repubblica Italiana abbiano
piena vigenza nel territorio in cui essa è fonte
di diritto e che quindi
essa sia protezione giuridica per tutte le persone
nel territorio presenti
e per tutte le persone cui essa esplicitamente si
rivolge (cfr. in particolare
il comma terzo dell'art. 10);
d) per contrastare i poteri
criminali è fondamentale che lo Stato tuteli i
diritti fondamentali di
tutte le persone.
2.3. Dal punto di vista
della morale:
a) ogni essere umano ha
diritto di vivere;
b) un ordinamento giuridico
in tanto ha valore in quanto è ordinato a
garantire vita e convivenza
delle persone che sotto la sua giurisdizione si
trovano ed adempie efficacemente
a tale suo compito;
c) i migranti sono persone
che un cogente stato di necessità spinge a
fuggire dai luoghi di origine
per salvare le proprie vite e migliorare la
propria condizione, ed è
dovere ineludibile di ogni comunità umana civile e
di ogni ordinamento democratico
garantire accoglienza ai fuggiaschi che
esercitano il loro diritto
di legittima difesa, il loro diritto a salvare la
propria vita, ed hanno quindi
diritto all'asilo ovunque vi sia un consesso
civile;
d) nell'espletare la funzione
di legislatore e di governante occorre
assumere il punto di vista
del bene pubblico, dell'interesse generale, dell'umanità.
3. Poste
tali premesse, ed intervenendo nel merito del dibattito in corso sul quid
agendum in riferimento alla politica italiana ed europea relativa all'accoglienza
dei migranti, ed avendo di fronte la drammatica situazione a tutti ben
nota delle persone che hanno perso la vita e dei poteri criminali che lucrano
enormi ricchezze gestendo il mercato illegale del trasporto di esseri umani
disperati verso l'Italia, da alcune settimane ci siamo permessi di interpellare
alcuni suoi colleghi di governo ed i capigruppo parlamentari affinché
prendano in considerazione la seguente proposta:
che lo Stato italiano
istituisca e gestisca un servizio di trasporto
pubblico per far arrivare
in Italia, accogliere ed assistere in condizioni
di piena legalità
tutti i migranti in stato di necessità.
4. Il
contesto in cui si colloca tale proposta è quello drammatico a tutti
noto:
4.1. Gli obiettivi che tale
proposta conseguirebbe sono evidenti: a)
stroncare il mercato illegale
del trasporto di esseri umani; b) salvare
tante vite umane in pericolo
(in primo luogo quelle dei migranti, ma anche
quelle degli operatori delle
forze dell'ordine che devono fronteggiare le
mafie degli scafisti); c)
colpire i poteri criminali e ripristinare legalità
e diritto.
4.2. I problemi che tale
proposta aprirebbe sono indubbiamente grandi e
degni di una adeguata riflessione:
si tratterebbe certo anche a) di
rinegoziare accordi comunitari;
b) di valutare l'impatto globale che tale
proposta avrebbe; c) di
studiare le forme normative ed organizzative
necessarie; ed altre questioni
ancora che qui non elenchiamo ma che ci sono
ben presenti. Ma per quanti
possano essere i problemi, non si può far finta
di niente di fronte alla
tragedia attuale, occorre dunque intervenire con
coerenza e coscienza, ed
i problemi conseguenti ad una iniziativa innovativa
e di grande valore umanitario,
e probabilmente esemplare a livello mondiale,
occorre decidersi a porseli
concretamente e ad affrontarli sperimentalmente.
5. La
necessità di avviare al più presto una riflessione e discussione
pubblica su questo approccio
e questa proposta crediamo sia del tutto
evidente: la politica fin
qui adottata ha avuto effetti gravi in termini di
vite umane distrutte ed
in termini di effettuale favoreggiamento de facto
dei poteri criminali; occorre
dunque cambiare direzione al più presto,
praticare una politica del
diritto e dell'accoglienza, della legalità e dell
'umanità che sia
efficace, coerente con la Costituzione, inveratrice dei
diritti umani.
6. Chiediamo
infine:
6.1. in un mondo in cui
la globalizzazione e la libera circolazione
planetaria delle merci e
dei capitali è un dato di fatto, un essere umano
vale meno di uno scrigno?
6.2. lo Stato di diritto
deve arrendersi ai poteri criminali?
6.3. l'affermazione dei
diritti umani deve ridursi ad una mera esercitazione
retorica?
7. Prima
di concludere questa lettera richiamiamo qui alcuni nostri
precedenti interventi sul
medesimo argomento, e precisamente:
- una lettera al Presidente
del Consiglio ed al Ministro dei Trasporti del
26 luglio 2000 (nella rete
telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00752.html);
- una lettera al Ministro
dei Trasporti del 4 agosto 2000 (nella rete
telematica: http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00773.html);
- una lettera al Ministro
della Solidarietà Sociale del 9 agosto 2000 (nella
rete telematica: http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00782.html);
- una lettera ai Presidenti
dei gruppi parlamentari del 16 agosto 2000
(nella rete telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/razzismo/msg00181.html);
- richiamiamo altresì
la nostra Lettera all'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati dell'11
agosto 2000 (nella rete telematica:
http://www.peacelink.it/webgate/diritti/msg00790.html).
Signor Ministro,
abbiamo voluto fornirle
alcuni elementi di riflessione e presentarle una
proposta operativa, che
riteniamo sia peraltro praticabile anche stante l'
attuale quadro normativo
con interventi amministrativi adeguati, ma che
certo riteniamo possa e
debba essere anche sollecitatrice di una riflessione
e di un mutamento di politica,
e quindi oggetto di un dibattito adeguato sia
in sede di organo esecutivo
sia in sede di organo legislativo; le saremmo
pertanto grati se volesse
esaminare quanto sopra esposto ed eventualmente
farne oggetto di una riflessione
ed una iniziativa investendone il Consiglio
dei Ministri ed il Parlamento.
Distintamente,
Giuseppe
Sini
responsabile del "Centro
di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 21 agosto 2000
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o |
Pubblichiamo
una lettera aperta al ministro del lavoro, Cesare Salvi, inviata
da Giuseppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo.
La
lettera muove
dalla
considerazione che occorre
un
provvedimento amministrativo immediato (ed un coerente cambio
di
politica) per sconfiggere le mafie degli "scafisti" e salvare tante vite
umane:
che il nostro paese istituisca un servizio di trasporto pubblico per
far
arrivare in Italia, accogliere ed assistere in condizioni di piena
legalità
tutti
i
migranti in stato
di
necessità.
Centro
di ricerca per la pace
di
Viterbo
strada
S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532
e-mail:
nbawac@tin.it
I
permessi negati
per
il lavoro
o
l'asilo politico:
un
tentativo
di
creare
un
osservatorio
Il
dossier
immigrazione
di
Nonluoghi
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