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Montenegro, fuga verso l'indipendenza
Crescenti tensioni con la Serbia. E a Belgrado intanto si aggrava la crisi energetica
 

di LUKA ZANONI

   Aumentano i contrasti tra Serbia e Montenegro. La coalizione “Viviamo meglio” formata dal DPS del presidente Djukanovic e dal SDP (la NS, Partito popolare, e’ uscito di recente dalla coalizione), ha formulato una nuova piattaforma che ridefinisce i rapporti tra le due repubbliche. La differenza rispetto alla precedente piattaforma, formulata al termine dei bombardamenti della Nato, consiste nell’esplicito riferimento ad una “unione di stati indipendenti e internazionalmente riconosciuti”. Cio’ vale a dire che il Montenegro preme per uscire dalla federazione e chiede in definitiva che cio’ venga internazionalmente riconosciuto. Il montenegro inoltre insiste sul referendum per l’indipendenza che si dovrebbe tenere nel mese di giugno. Nel frattempo la campagna elettorale per le elezioni parlamentari montenegrine (marzo 2001) e’ gia’ iniziata. Molti cittadini hanno infatti ricevuto una lettera da un anonimo mittente contenente un messaggio di auguri: “Felice nuovo Montenegro” (Vreme 4-1-2001). 
   Da notare e’ non solo l’accento posto su quel nuovo, ma anche che le stesse parole sono state pronunciate dal presidente Djukanovic durante l’augurio di buon anno rivolto a tutti i montenegrini. 

   I segni di un imminente divorzio tra le due repubbliche sembrano ormai evidenti.
 Solo per fare qualche esempio, basta pensare alla celebrazione del natale ortodosso. La chiesa ortodossa montenegrina, per altro non riconosciuta dalla chiesa orotodossa serba, celebrera’  la vigilia col tradizionale incendio di un ramo di quercia (badnjak) nella propria chiesa a Cetinje (antica capitale del Montenegro). Lo stesso rito verra’ eseguito dalla chiesa ortodossa serba, sempre nella stessa citta’, ma in un’ altra chiesa che dista solo qualche decina di metri dalla prima. Cio’ significa che le due chiese celebreranno il natale separatamente.
Ma il distacco tra le due repubbliche si puo’ misurare anche in un altro ambito, diciamo meno tradizionale, quello della gestione della telefonia mobile. Le carte prepagate dei gestori serbi Yu Mobtel e Telekom Srbija non funzionano in Montenegro cosi’ come le carte prepagate dei gestori montenegrini Promonte e Telekom Crna Gora non funzionano in Serbia.

    In sostanza le due repubbliche sembrano ormai comportarsi ufficiosamente come due stati indipendenti. In Serbia circola ancora il dinaro (i nuovi dinari sono stati stampati da poco e il cambio e’ stato fissato a 30 dinari per un marco, eliminando in questo modo il cambio al nero) mentre gia’ dall’anno scorso il Montengro ha adottato il marco tedesco come moneta ufficiale.
Non e’ difficile intuire che le forzature proverngono piu’ che altro dalla piccola repubblica montenegrina, desiderosa della propria indipendenza internazionalmente riconosciuta.
   Sembra quindi che ora tocchi alla Serbia proporre una propria piattaforma al fine di dirimere la questione e trovare un punto di incontro. Tuttavia in questo momento cio’ che piu’ preoccupa la Serbia e’ l’instabilita’ al sud nella zona di Presevo, Medvedja e Bujanovac, dove l’Ucpmb (esercito di liberazione di Presevo, Bujanovac e Medvedja, ex UCK) prosegue nelle azioni di disturbo, penetrando continuamente nella fascia smilitarizzata di 5 km tra il Kosovo e la Serbia, cosi’ come prescritto dagli accordi di Kumanovo.
 


Serbia, è crisi energetica

   La Serbia entra nel nuovo millennio gravata da una pesante crisi energetica. Le restrizioni delle forniture elettriche sono ormai una quotidiana procedura, che non ha risparmiato nemmeno le elezioni dello scorso 23 dicembre.  Un regolare funzionamento  dell’elettricità e stato garantito nei giorni 31 dicembre e 1 gennaio. Cio’ ha consentito a molti belgradesi di festeggiare il passaggio al 2001 con il concerto in piazza della Repubblica, dove hanno suonato le rock band Atomsko Sklonite, Haustor, ecc.
   Il quotidiano Danas pubblica sulla prima pagina del suo ultimo numero una vignetta del noto disegnatore satirico Corax, che ritrae un grande albero di Natale colmo di palline e luci colorate, alimentate da una bicicletta con tre sedili dove siedono Djindjic, Covic, Kovac. Rispettivamente: il  futuro premier di governo, il vice presidente del governo di transizione e il presidente dell’Unione socialdemocratica. I tre politici pedalano con forza e impegno per far accendere gli addobbi dell’albero.  Sulle loro teste un festone colorato augura “Happy new year”.
Le pesanti restrizioni delle forniture elettriche pare siano dovute alle scarse precipatazioni degli ultimi mesi. I bacini idrici che alimentano le idrocentrali sono sotto ol normale livello. Srboljub Antic, ministro delle risorse energetiche, propone una nuova politica riguardante l’energia elettrica: privatizzare l’EPS, l’azienda che fornisce l’elettricita’, e aumentare le tariffe agli standard europei. Antic sostiene inoltre che il riscaldamento elettrico nelle abitazioni e’ un lusso e pertanto come tale va pagato. (Cfr. Vreme, 31-12-2000).

   A dire il vero non sono poche le abitazioni che possiedonop il riscaldamento elettrico, ma molte delle stesse non possiedono che quello. Inoltre quasi tutte le famiglie cucinano con fornelli elettrici. Si provi ad immaginare durante uno dei quotidiani black-out, che possono durare anche piu’ di otto ore, dove non solo non funzionano gli elettrodomestici essenziali quali il frigorifero (cui  si puo’ rimediare riponendo il cibo sul balcone), ma nemmeno si puo’ cucinare e spesso quando non c’e’ l’elettricita’ non c’e’ nemmeno l’acqua. 
La crisi sembra piuttosto seria e in qualche modo e’ necessario porvi rimedio. Le privatizzazioni e gli aumenti delle tariffe proposti da Antic non possono che riguardare il prossimo futuro, dato che gli stipendi medi sono tremendamente al di sotto gli standard europei. 
Un intervento esterno e’ per forza di cose necessario, per ora la Romania, anch’essa colpita dalla piu’ grande siccita’ degli ultimi cinquant’anni, si e’ offerta di aiutare la Serbia con 700 megawatt di forniture elettriche e sembra che anche la Repubblica Ceca aiutera’ la Serbia ad affrontare la crisi.
Chissa’ forse ai Balcani, in questo inizio di millennio, non resta che sperare in un propizio e fuor di metafora aiuto dal cielo. Ma a  Belgrado per ora la pioggia non si e’ ancora vista.

Luka Zanoni
da Belgrado
o In questo periodo il nostro collaboratore Luka Zanoni si trova in viaggio in  Serbia e in Montenegro: pubblichiamo le prime due corrispondenze che ci ha inviato: la prima sulle tensioni fra le due repubbliche e sulla fuga di Podgorica verso l'anelata l'indipendenza; la seconda sulla crisi energetica serba.

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