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Italia, la pace entra all'università
Gli studi per la pace introdotti nel sistema accademico come parte del curriculum formativo
 

di GIOVANNI SCOTTO

    Il 24 ottobre (Gazzetta Ufficiale n.245) è stato finalmente pubblicato il 
decreto del ministero dell'Università per la "determinazione delle classi delle lauree 
universitari"'. Vengono istituite 42 classi di corsi di laurea, che coprono l'intero ambito scientifico e umanistico.
  Per la prima volta in Italia gli studi per la pace vengono introdotti nel sistema universitario come parte di un curriculum formativo. La classe di lauree n. 35, infatti, si intitola "Scienze sociali per la cooperazione, lo sviluppo e la pace".

   Si tratta di una innovazione assai importante, perché offre per la prima volta la prospettiva di una istituzionalizzazione e diffusione degli studi per la pace. La conquista  rischia però di rimanere un fatto di etichetta. Se infatti andiamo a leggere le linee guida preparate dallo stesso ministero, ci accorgiamo che le materie dallo stesso ritenute indispensabili riguardano semmai il campo della cooperazione allo sviluppo - e ci si può chiedere perchè un futuro operatore dello sviluppo o della
pace sia tenuto a conoscere i principi del diritto pubblico o della scienza delle finanze per poter svolgere bene il suo lavoro.

   A nostro avviso almeno le seguenti materie dovrebbero essere introdotte 
come elementi fondamentali del curriculum formativo per qualificare gli studi per la pace:

      Sociologia dei conflitti e della loro gestione costruttiva
      Teorie e tecniche della diplomazia preventiva
      Teorie e tecniche del mantenimento e costruzione della pace 
      (peacekeeping e peacebuilding)
      Tecniche costruttive di negoziato e mediazione
      Storia e tecniche della nonviolenza

   È indispensabile a questo punto imparare dalle esperienze che, in Italia e all'estero, hanno costituto percorsi formativi esplicitamente volti alla preparazione di operatori della pace. A questo propositouna guida utilissima è nel volume curato dal MIR e dai Beati i Costruttori di Pace di Padova "Gli istituti e i centri internazionali di ricerca per la pace", edito nel dicembre 1999 (gli amici del MIR ricevono volentieri ordinazioni).

   Gli atenei hanno 18 mesi per adeguare l'offerta didattica e i programmi al 
nuovo ordinamento didattico. Sono quindi gli organi di autogoverno delle università ad avere la responsabilità di migliorare l'indicazione del ministero ed elaborare un'offerta formativa per gli operatori di pace adeguata agli standard internazionali.

  La parola passa ora dunque agli operatori dell'università: ai docenti e ricercatori che in questi anni a prezzo di sforzi generosi hanno perseguito gli studi per la pace in aggiunta o al di là del loro lavoro formativo, alle studentesse e studenti interessati ai grandi temi della pace e dello sviluppo. Ma anche alle ONG e agli operatori che negli ultimi anni hanno accumulato preziose esperienze sul campo, e che potrebbero valorizzare queste per trasmetterne il senso in un adeguato 
contesto formativo; e ai centri di ricerca indipendenti che in questi anni hanno lavorato quasi da soli alla ricerca per la pace.

   Per lo studio e la ricerca sulla pace si è aperta una porta: ora occorre 
lavorare con decisione a realizzare il ponteziale insito nella riforma delle lauree e dare cittandinanza agli studi per la pace.


o Giovanni Scotto
svolge ricerche per la pace
al Centro Studi Difesa Civile di Roma e al Berghof Research Center for Constructive Conflict Management
di Berlino
 

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(10 novembre 2000)

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