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Storia della religione o storia delle religioni? Ovvero quale convivenza?
Tre interviste. Mahmud Salem Elsheikh: "Di fondo c'è il rispetto dei diritti universali"
 

di ALDA RADAELLI

    D. Gli attacchi che arrivano da più parti alla scuola pubblica fanno pensare che il problema non sia tanto l’ora di religione intesa quale nuova disciplina, ma la funzione che intendiamo dare alla scuola quale elemento basilare di formazione delle nuove generazioni. Come vive lei queste tensioni?

   Elsheikh. Rispondo dal punto di vista della mia identità complessa che mi rende come sono: profondamente legato alle mie radici arabe e altrettanto identificato con il paese in cui ho vissuto tutta la mia vita attiva, di cui sono diventato cittadino, dove ho formato la mia famiglia, dove sono nati i miei figli. La mia unica vera ricchezza non è fatta di titoli universitari, di posizioni acquisite, di prestigio, ma è questa mia identità, unica, fatta di appartenenze diverse e altrettanto irrinunciabili. 
   Quando penso a un sistema scolastico che corrisponda alle grandi trasformazioni in corso, lo vedo come proiezione naturale di uno Stato che rifletta questa ricchezza dei suoi cittadini, quelli che lo sono dalla sua fondazione come quelli formati dall’interno della loro cultura d’origine frammista a quella acquisita.
   Ci sono purtroppo personaggi che occupano posizioni di rilievo nelle istituzioni politiche e economiche, nell’intellighenzia e nell’informazione, nelle chiese, che fanno di ogni erba un fascio descrivendoci come il babau straniero: mi vengono in mente quei cartelli terrificanti che si vedono negli aeroporti inglesi, rappresentanti un cane con gli occhi rossi e le fauci aperte e sotto la scritta “RABIES”, idrofobia.
Essi fanno un torto al loro stesso paese, l’Italia, la cui identità storica è fatta di sedimenti culturali diversi: non sto pensando solo agli arabi di Sicilia, o agli spagnoli che hanno vissuto quattrocento anni nel sud e duecento anni nel nord, ma ai retaggi illuministi a Napoli, alla compresenza della memoria storica della rivoluzione francese e della fedeltà al re sabaudo nel risorgimento, e via dicendo.

D. Come le piacerebbe che fosse questa sua patria d’adozione?

E. Non vorrei parlare a titolo personale, poiché le mie idee sono condivise da molti altri intellettuali. Faccio riferimento ad un documento che ha raccolto molte firme, dal titolo: la convivenza possibile. Cito dal documento: “L’Italia è un grande paese democratico, dove i diritti universali della persona vengono solennemente affermati, e-  tra molti ritardi e contraddizioni- tutelati. Quei diritti segnano la via maestra per formulare garanzie, ma anche doveri; prerogative, ma anche obblighi; libertà, ma anche vincoli. In altri termini, reciproca responsabilità”. L’impegno di noi tutti cittadini italiani, d’origine o acquisiti, è assumerci questa responsabilità reciproca.

D. Lei parla degli stranieri come lei, già integrati come cittadini italiani: ma a scuola ci vanno sempre più scolari delle elementari e allievi delle secondarie le cui famiglie provengono da tutte le parti del mondo. Diritti e doveri riguardano tutti i cittadini stranieri in senso lato?

E. Dipende: si può richiedere loro che rispettino dei doveri, semprechè siano loro riconosciuti anche i diritti politici, come quello al voto nelle elezioni amministrative. Tra i doveri, vorrei ricordare l’interdizione di pratiche che- in nome di presunti motivi religiosi o tradizioni culturali- attentino all’integrità e alla dignità della persona.

D. E per quanto riguarda l’insegnamento della religione, o delle religioni, nelle scuole?

E. La differenza di opzioni religiose, forme culturali e stili di vita non comporta, di necessità, lacerazione: opzioni religiose, forme culturali e stili di vita possono convivere nella diversità e nel rispetto reciproco, laddove siano garantiti da comportamenti paritetici. Se una confessione religiosa accampa una posizione di privilegio sulle altre (mi riferisco alle grandi religioni universali), questo rispetto reciproco viene a mancare. 
          Parlando di rispetto, mi riferisco al rispetto per i diritti universali della  persona richiamato nel documento sulla convivenza possibile che ho citato all’inizio. 


o La nuova riforma scolastica introduce il concetto di storia  delle religioni 
(al plurale) come tentativo di superare la tradizionale identificazione con un’unica religione, quella cattolica, nel nostro Stato in cui convivono ormai comunità sempre più ampie portatrici di culture diverse. 
Nonluoghi 
ha intervistato
Mario Alighiero Manacorda, storico dell’educazione, Mahmud Salem Elsheikh, filologo, e Bruno Segre, sociologo.

Il dossier
immigrazione
 

(8 gennaio  2001)

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