di IOLE PINTO
Come
è noto con la legge approvata al Parlamento n. 347/97 l'Italia
si è impegnata alla rinuncia definitiva alla produzione e al commercio
delle mine antipersona ed alla distruzione degli arsenali di tali ordigni.
Il 10 febbraio 1999 la Camera dei Deputati ha approvato definitivamente
la ratifica del trattato di Ottawa, firmato il 2 dicembre 1997 dal Ministro
degli esteri Lamberto Dini. Ad oggi sono 21 i paesi che hanno ratificato
il trattato.
Questo va visto solo come un primo passo, importante, per bloccare la proliferazione
degli oltre 100 milioni di mine che continuano ogni giorno la loro
guerra silenziosa contro i più deboli ed indifesi, contro
gli sconfitti di guerre dimenticate, in Cambogia, come in Angola,
in Afghanistan come in Kurdistan.
Ma questo passo non basta. Potrebbero aderire tutti i paesi del mondo
al trattato, senza che una sola vittima venga sottratta a questa ignobile
guerra.
E'
necessario che i paesi si impegnino nello sminamento umanitario di quelle
terre.
Soprattutto l'Italia, visto che la nostra industria bellica è tra
i principali produttori mondiali di mine antiuomo.
Un segnale
positivo in tal senso è la proposta di legge già approvata
al Senato ed in discussione alla camera, che istituisce un fondo
per lo sminamento umanitario con cui realizzare attività integrate
di sminamento umanitario, cura e riabilitazione delle vittime, prevenzione
del danno.
Lo sminamento
umanitario è attività lenta e costosa: richiede infatti che
la bonifica dei territori sia totale, per garantire la ripresa delle attività
civili. La presenza residua anche dell'1% di mine in un territorio dato
per bonificato rappresenta per la popolazione civile un rischio sicuramente
maggiore di un intero campo minato che sia stato recintato. Il metodo più
affidabile è quello di avere due operatori che sondano il terreno
centimetro per centimetro, in tandem, l'uno zappettando, l'altro con metal
detector.
Talvolta gli
operatori vengono accompagnati da cani addestrati a fiutare
esplosivi.
Questo tipo
di attività a bassa tecnologia può essere potenziata solo
assumendo più manodopera, addestrando un maggior numero di sminatori
locali. Così facendo l'attività di sminamento diventa anche
opportunità di sviluppo economico e sostegno per le popolazioni
locali.
Da alcuni mesi
le principali riviste specializzate nel settore armiero danno sempre più
spazio allo sminamento. Compaiono articoli ove si descrivono ricerche su
sofisticati sistemi di sminamento ad alta tecnologia. A svilupparli
sono proprio le stesse ditte tristemente famose nel mondo per le
loro mine. Si tratta di 'nasi di cane elettronici' che con sofisticati
microporocessori dovrebbero emulare l'olfatto del cane e creare dunque
un metal detector intelligente, che sappia riconoscere una scheggia di
mina tra rottami metallici, frammenti di proiettili e residui metallici
di ogni tipo, presenti in abbondanza nei territori devastati da guerre.
Si tratta di veri
e propri analizzatori chimici,
costosa strumentazione da laboratorio che richede manutenzione, taratura,
esperienza, per poter funzionare in maniera affidabile. Probabilmente in
laboratorio darà risultati. Forse li ha già dati. Poi ci
sarà da farla funzionare in campo, cioè tra le paludi
della Cambogia o le montagne del Kurdistan. Ammesso che funzioni,
sarà poi sicuramente difficle addestrare la popolazione locale ad
acquisire dimestichezza con quei bizzarri e costosi cani elettronici,
e poi aggiustarli quando si rompono, o sostituirli con dei nuovi... in
genere in quei luoghi è più facile trovare contadini e
pastori che ingegneri elettronici o informatici!
Temo l'industria
bellica, quando si riconverte a fini umanitari.
Temo che i fondi per lo
sminamento umanitario vadano prima o poi a finire nella ricerca dei
nasi elettronici, mentre potrebbero essere impiegati per assumere sminatori
locali, e bravi maestri, che sappiano parlare il linguaggio della
loro gente e dei loro bambini, e non quello dell'alta tecnologia e dell'intelligenza
artificiale, per insegnare loro a riconoscere le mine nei campi, e salvarsi
da questa ignobile guerra silenziosa , che oggi continua ancora, malgrado
Ottawa e la riconversione delle nostre aziende, tristemente leader nel
settore.
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Cronaca
del
viaggio
nel
Kurdistan
irakeno
devastato
dalle
mine
Il
massacro
di
agosto:
bombe
turche
sul
Kurdistan
irakeno
L'appello
per
la verità
e
la giustizia
(21
novembre 2000)
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