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Italia-Irak: "cooperazione culturale". E a Roma si arrestano gli esuli kurdi
Il paradosso della conferenza che presentava la nascita di un istituto culturale italiano a Baghdad
I "disturbatori" - un kurdo e un dissidente comunista irakeno - sono stati portati via dalla polizia...
 


 Cooperazione culturale? No grazie! Verrebbe da dire come si diceva un tempo del nucleare.

Lunedì 2 settembre presso la sede dell'Istituto per l'Africa e l'Oriente di Roma ( Via Merulana 24-89) alle 17.30 si è tenuta una conferenza organizzata dallo stesso Istituto per la presentazione di un progetto di cooperazione in ambito culturale tra governo italiano e governo iracheno.
Presenti autorità del mondo politico e accademico dei due paesi, quali il viceministro degli esteri iracheno, il ministro dell'istruzione iracheno, il direttore generale del ministero degli esteri italiano e vari professori universitari.

In particolare il progetto si concretizzerebbe nell'istituzione di un istituto culturale italiano a Baghdad e nello sviluppo di un progetto di ricerca archeologica in Iraq, finanziato dal ministero degli esteri italiano.

Un esponente del partito comunista iracheno ed un esponente dell'unione patriottica del Kurdistan iracheno (PUK), entrambi rifugiati politici dall'Iraq, trovandosi tra il pubblico, hanno posto ai relatori le seguenti domande:

1) se il progetto di cooperazione avesse preso in considerazione la situazione critica che si è venuta a creare in Iraq dopo la guerra del Golfo nel campo sopattutto dei beni archeologici. Questo considerando le numerose e ripetute denunce fatte da archeologi e studiosi a livello internazionale sul saccheggio sistematico dei musei iracheni e sullo scempio di reperti archeologici di inestimabile valore fatti a pezzi e venduti di contrabbando sui mercati internazionali (domanda posta dall'esponente comunista iracheno)

2) se il ministero degli esteri italiano intenda stanziare fondi anche per la cooperazione con le tre università kurde del nord dell'Iraq, (Duhok, Arbil e Sulaymania), considerate le gravissime condizioni economiche e di isolamento culturale in cui queste versano a causa del doppio embargo che le colpisce: quello degli USA nei confronti dell'Iraq e quello dell''Iraq nei confronti dei Kurdi.
Tra l'altro anche l''area nord-irachena è di grande interesse archeologico, ricca di di testimonianze e reperti, tanto che  la rocca di Arbil che ha 7000 anni di storia è stata proclamata dal 1998 dall'Unesco patrimonio dell'umanità. (domanda posta dall'esponente kurdo)

Terminata la conferenza, su sollecitazione dei politici iracheni, è stato richiesto l'arresto dei due provocatori: il kurdo ed il comunista. E' intervenuta la polizia ed i due sono rimasti in stato di fermo fino a mezzanotte. Avevano regolare permesso di soggiorno di rifugiati politici. Per l'appunto dall'Iraq. 

Paradossale per due rifugiati politici, ritrovarsi incarcerati nello stesso paese che li ha accolti (l'Italia) e per giunta  su mandato di un esponente dei loro stessi persecutori!

Paradossale che il governo italiano stanzi fondi per la cooperazione con l'Iraq su uno scivolosissimo campo culturale,  per ricerche nel campo di un'archeologia devastata dalla corruzione dell'embargo e venduta al mercato nero, insieme ai medicinali dell'ONU ed agli aiuti alimentari, quando sotto la stessa terra, a soli 200 km più a Nord, in territorio kurdo, giacciono sepolte ancora venti milioni di mine anti uomo, per la maggior parte made in Italy (Valmara) e il nostro governo non ha mai stanziato una  lira per toglierle. Né tantomeno per aiutare le vittime e le loro famiglie.  Quelle mine  continuano a mietere centinaia di vittime ogni mese, soprattutto tra i bambini che vivono ancora lì, nel Kurdistan iracheno.
 Se andasse a scuola qualcuno di loro forse riuscirebbe a salvarsi: la cultura talvolta salva anche la vita. 
 

I. P.

o Cronaca
del viaggio 
in Kurdistan

Il massacro
di agosto:
bombe turche
sul Kurdistan
irakeno

L'appello
per la verità
e la giustizia
 

(4 ottobre 2000)
 
 
 
 

 

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