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Nucleare:
visto, si contamini l'Europa
Uranio: la centrale di riciclaggio britannica
di Sellafield ottiene una deroga per inquinare
Chi
ha letto l'interessante inchiesta di Sergio Finardi sul Manifesto di ieri
("La holding radioattiva") sa che l'intreccio del business militare all'uranio
impoverito vede un'impresa americana come ultimo settore di un labirinto
al cui ingresso c'è invece un'impresa statale britannica in odor
di privatizzazione, la British Nuclear Fuel plc (Bnfl). Si tratta di un'industria
che si occupa di ripulitura dei siti nucleari e di riciclaggio dei rifiuti
atomici.
Bene, queste le notizie che potrete andarvi a leggere nel dettaglio sul Manifesto. C'è però
un'altra notizia interessante, che è cronaca di ieri pomeriggio
e riguarda il sito di riciclaggio nucleare di Sellafield che appartiene,
appunto, alla British Nuclear Fuel.
Erano state proprio le proteste dei Paesi vicini a spingere l'Authority britannica sull'ambiente verso la decisione di obbligare l'impianto a un taglio netto degli scarichi radioattivi nel 2001. La leadership della centrale ha replicato con argomentazioni di tipo economico: inquinando meno non si guadagna abbastanza. Tutto qui. Una tesi sicuramente verificabile nella realtà della maggior parte delle industrie private e pubbliche del mondo; ma basta per mettere in secondo piano lo stato di salute della vita sulla Terra? Secondo le autorità politiche e burocratiche britanniche, sì: la riduzione dell'inquinamento radioattivo è rinviata, per ora, al 2006, con buona pace di chi da anni denuncia la contaminazione delle acque o la pericolosità dell'uranio impoverito. Evidentemente,
le denunce di uno stato di preallarme da tempo verificato non sono sufficienti
al governo Blair e ora numerosi Paesi temono un incremento di una contaminazione
già ritenuta inaccettabile.
Si intravede nella questione Sellafield anche un po' di conflitto rossoverde, uno dei temi tragicamente rimossi dal dibattito pubblico, anche nel mondo dell'antagonismo. La British Nuclear Fuel plc dà lavoro a 13 mila persone. Di Sellafield, aperta negli anni '50, si ricorda, fra l'altro, un grande incendio nel 1965 che portò fra l'altro alla proibizione della vendita del latte prodotto nella zone, che fu dichiarato pericoloso per la salute. Negli anni '90 invece di diminuire l'inquinamento radioattivo, il managment della centrale decise di aumentarlo enormente scatenando molte proteste. Tra le sostanze radioattive scaricate all'esterno c'è il Technetium-99. Ma anche all'interno si sono registrati numerosi incidenti che hanno coinvolto anche i lavoratori, come quando nel 1999 tre operai furono contaminati per una fuga radioattiva. Forse questa ennesima accelerazione radioattiva assecondata dal governo britannico, combinata con lo scandalo dell'uranio impoverito, potrà riaprire il dibattito su Sellafield e in generale sul riciclaggio nucleare. Vedremo. (Nonluoghi
- fonti di ricerca per questo articolo: stampa norvegese, NRK, NTB, Aftenposten, e inglesi, BBC, The Economist)
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o | Il
lungo silenzio
di ministri e giornalisti quando fioccavano le denunce... Il
decalogo
L'Italia
Nucleare,
l'inquietante
carosello segreto delle fughe e delle scorie
(11 gennaio 2001) Le
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