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pensieri

L'inganno del rimpatrio volontario dei profughi kosovari
Il "programma di assistenza" non informa sulla possibilità di permessi per ragioni umanitarie
 

di FULVIO VASSALLO

   La Questura di Palermo, e presumibilmente altre questure italiane, stanno
diffondendo una nota informativa su un "Programma di assistenza al rimpatrio volontario dei profughi del Kosovo" organizzato dall'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni) "d'intesa con il Ministero dell'Interno e con L'Alto Commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (ACNUR)", allegando anche un formulario in diverse lingue per la presentazione delle istanze.

  L'iniziativa delle Questure è scorretta nei contenuti, nelle forme, nei tempi.
Non si chiarisce che accanto alla possibilità di chiedere asilo ai sensi della Convenzione di Ginevra è possibile comunque chiedere un permesso per motivi umanitari ex. art. 5.6 del T.U. del 1998 sull'immigrazione. Chi non voglia domandare istanza per ottenere lo status di rifugiato potrebbe essere così indotto a ritenere che il rimpatrio "volontario" in Kosovo sia oggi l'unica possibilità offerta per evitare la clandestinità in Italia.

   La nota informativa viene distribuita, senza una comunicazione alle associazioni, ma direttamente ai kosovari che si recano in questura per avere notizia della proroga dei permessi di protezione temporanea, che contano invece di restare ancora nel nostro paese.

   Appare infine scorretto che la stessa nota venga distribuita mentre non è ancora stato emanato il decreto di proroga dei permessi umanitari già concessi in base ai precedenti decreti, e senza che le Questure diano una sia pur minima informazione al riguardo. Si doveva provvedere entro il 30 giugno ed il ritardo dimostra quale sia il reale intento del governo: spingere i profughi del Kosovo verso il rimpatrio più o meno "volontario".

   Inutile dire che il riferimento al"processo di normalizzazione" in corso in Kosovo, contenuto in un passo della nota appare irriguardoso di fronte alle decine di morti, soprattutto Rom, ma anche profughi rientrati in Kosovo e saltati sulle mine o uccisi in agguati, e rispetto alle tante vittime delle migrazioni clandestine: da ultimo la povera bimba kosovara lasciata morire su uno scoglio in Adriatico.

   Ferma restando la legittimità dei progetti di rimpatrio volontario, le iniziative assunte dalla Questura di Palermo e da altre in Italia, in ordine ai permessi di soggiorno dei profughi provenienti dai Balcani alimentano soltanto un clima di confusione e disperazione che accresce la tensione nei campi rom e tra quei profughi che non intendono rientrare ancora nel loro paese;ed induce oggettivamente alla fuga nella clandestinità quanti non vedono oggi alcuna possibilità di permanenza legale in Italia. Ribadiamo anche la richiesta che venga riconosciuto il permesso di soggiorno ai profughi di fatto provenienti dall'area balcanica e non solo dal Kosovo (che erano già in Italia all' inizio dei bombardamenti)ed a tutti coloro che sono giunti in italia dopo la famigerata
circolare-telegramma del 7 agosto dello scorso anno, quando veniva revocata la
protezione umanitaria per i profughi provenienti dopo quella data dei paesi interessati dal conflitto.


o Riceviamo e pubblichiamo un intervento di 
Fulvio Vassallo, paleologo, 
membro dell'Asgi (Associazione 
studi giuridici sull'immigrazione) di Palermo.

Il dossier
immigrazione
di Nonluoghi

Espulsioni
facili in Italia
di Francesco
Iannuzzelli

Il movimento
per i pemessi
di soggiorno

(17 luglio 2000)
 
 
 
 

 

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