Legge elettorale
antiquata, proporzionale etnica, Euregio Tirolo,
contributi pubblici incontrollati,
trasferimenti statali miliardari:
effetti perversi dello
Statuto, minacce per la cittadinanza liberale
di
MAURILIO BAROZZI
La
natura di questi pensieri è decisamente critica.
Essi
sono frutto delle meditazioni di un cittadino nato e vissuto in Trentino,
che si sente anche ita-liano ed europeo. Ma che per questo – a Bruxelles
come a Roma, a Milano o anche (soprattutto?) a Verona – non vuole essere
additato come un ingiustamente privilegiato per via di un’autonomia speciale
che tutte le regioni d’Italia vogliono ma che solo poche effettivamente
hanno. E per via degli abbondanti trasferimenti che in ragione di essa
arrivano dallo Stato. Un tren-tino – sia detto per inciso – convinto che
in questa regione del nord Italia, conficcata nel cuore dell’Europa, ci
siano le potenzialità sia umane che geo-politiche e geoeconomiche
per emergere e per eccellere nel Paese e nel Continente, senza dover ricorrere
a non più giustificabili vantaggi. Si tratta di liberare le energie.
Mi sembra
perdente – quando non infastidente – il ricorso alla retorica della
peculiarità, del laboratorio politico, della sussidiarietà
per cercare di riem-pire di contenuti qualcosa che a molti appare più
una forma di neoprotezioni-smo alimentato a suon di risorse pubbliche che
effettiva necessità.
So che è
un pensiero scomodo, impopolare. Pazienza, non mi preoc-cupo troppo di
essere coperto e allineato alla vulgata autonomista regionale.
Comunque
– va detto – queste riflessioni non sono mosse da alcun senso della missione,
né da filantropia latente. Si tratta solo della convinzio-ne che
quando i dislivelli (tra qualsiasi categoria di soggetti) si fanno macro-scopici,
la storia e la biologia ci insegnano che si arriva ad un bivio. O si veri-fica
una sorta di osmosi che riequilibra gli elementi gradualmente, nel lungo
periodo. Oppure, quando la percezione di essere svantaggiati in alcuni
sog-getti si acuisce, si ha lo scontro. Personalmente auspico che questo
secon-do scenario possa essere scongiurato. E possa esserlo anche qualora
do-vessero terminare i trasferimenti da Roma.
Le tesi esposte
saranno volutamente drastiche, proprio per consentire di dibatterle e confutarle
– secondo il metodo razionalista – con un minor sforzo. Mi auguro che si
possa aprire un dibattito franco, senza ipocrisia e obiettivi nascosti
sul senso del decentramento. Soprattutto spero che – a partire dalle esperienze
di chi da anni gode di questa condizione, come le due province di Trento
e di Bolzano – in occasione della ridefinizione della struttura dello Stato,
si arrivi a tracciare chiaramente un ruolo positivo-propositivo delle autonomie.
Valorizzando il più possibile i pro, cercando di neutralizzare i
contra.
Lo scritto
evidentemente non ha pretese esaustive (infatti nasce con il proposito
di essere fiancheggiato al più presto da un “fratello” antitetico).
Vuole solamente offrire un contributo di riflessione in occasione della
cosid-detta riforma dell’autonomia trentina e di quella della forma dello
Stato in senso federale. Della quale si parla già da anni.
Dicembre
1998
INTRODUZIONE
CAPITOLO
I
CAPITOLO
II
CAPITOLO
III
CAPITOLO
IV
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o |
«L’annuncio
che una nave sta affondando non è disfattista: può essere
disfattista solo lo spirito in cui lo si accoglie. L’equipaggio può
incrociare le braccia e darsi al bere, come può precipitarsi alle
pompe. Se si limita a negare il fatto, per quanto documentato, il suo atteggiamento
è quello che si chiama escapist evasionista)».
Joseph
Alois Schumpeter, Capitalismo
socialismo
democrazia.
Pubblichiamo
il pamphlet coraggioso di Maurilio Barozzi, sociologo e giornalista, che
analizza con un'onestà intellettuale rara in Trentino quando si
tocca il privilegio economico e politico dell'autonomia speciale. Un pamphlet
che non ha trovato ancora un editore. Cosa che si può comprendere,
visto che queste pagine affrntano un tabù; vien anvche fatto di
credere che questo breve saggio avrebbe una certa capacità attrattiva
nel mercato locale, vista la carica "eversiva" maq anche un contenuto talmente
propositivo da mettere in imbarazzo gli interlocutori politici e culturali
di una provincia che rischia di assomigliare sempre di più a un
grande museo etnografico mantenuto dallo stato a scapito di tutte le forze
dinamiche e innovatrici finite ingabbiate nel mostro burocratico chiamato
autonomia speciale. E quando parliamo di forze dinamiche ingabbiate ci
riferiamo anche al mondo culturale autoreferenziale e per nulla corrosivo,
politicamente sempre corretto, un circuito chiuso che ghettizza le forze
dinamiche che pure esistono (e questo pamphlet trentino ne è la
dimostrazione), un circuito chiuso sempre attento a non gridare mai il
re è nudo; anche perché a pagare quasi tutti è sempre
proprio lui, il re. Nudo.
Z.
S.
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