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"Tetto non ghetto", stranieri
in Italia con l'incubo di non trovare una casa
L'esempio di un progetto a Bolzano per
aiutare gli immigrati a superare il muro di gomma
Per la quasi totalità dei cittadini stranieri provenienti da Paesi non comunitari la ricerca di un alloggio si trasforma spesso in un incubo. Prezzi di molto superiori a quelli di mercato, quando va bene. Un’infinita serie di cornette buttate giù, di “non se ne parla proprio”, di “ci devo pensare” (i più gentili), nella maggior parte dei casi. E’ purtroppo necessario un ponte, qualcuno che fornisca delle garanzie. A questo pensa l’Associazione Donne Nissá, che nel 1998 ha avviato un progetto efficacemente denominato “tetto, non ghetto”. Sul modello della Arbeitgemeinschaft Betreutes Wohnen di Innsbruck, il cui progetto è finanziata dal 1992 dalla Regione Tirolo e dal Comune di Innsbruck, l’associazione si propone di affittare alloggi adeguati sul libero mercato per poi subaffittarli a donne e/o famiglie straniere, assumendo così un ruolo di garante tra cittadini immigrati e proprietari di immobili. Una volta trovata l’abitazione, l’affitto viene totalmente pagato dagli stessi inquilini, mentre l’associazione si fa carico delle spese riguardanti la stipula del contratto, l’assicurazione dell’alloggio, anticipi e cauzioni. Queste ultime spese sono ovviamente ammortizzate grazie ad un finanziamento dell’assessorato alle attività sociali del Comune di Bolzano che ha favorevolmente accolto l’idea dell’associazione. Per il momento a beneficiare di “Tetto, non ghetto” è una famiglia indiana, che è alloggiata da un anno in un miniappartamento. Un primo piccolo passo, che può dare fiducia sia ai cittadini stranieri, sia ai proprietari di immobili e che può lentamente innescare un meccanismo virtuoso per portare a compimento l’idea di fondo del progetto pilota: fare uscire dal ghetto, anzi dai ghetti, quegli immigrati che vogliano integrarsi socialmente nella città di Bolzano. Il sogno è dunque quello di abbattere piano piano i pregiudizi della popolazione e di poter aggirare “privatamente” i muri legislativi dell’edilizia pubblica. Nelle graduatorie per l’assegnazione di allogi Ipes, gli stranieri sono infatti fortemente penalizzati dai pochissimi anni di residenza in provincia. Ma su questo punto c’è pochissimo da fare, per il momento. Presto occorrerà fare una lunga e difficile battaglia politica. Ass. Donne
Nissà via Cagliari 22/a 39100 Bolzano Tel/fax 0471/935444
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ai drammi dell'immigrazione, come il recente rogo
in cui è morta una
famiglia macedone a Legnano, spesso c'è l'impossibilità a trovare una casa, anche se si ha un lavoro, per la diffidenza di chi ha appartamenti da dare in locazione. Serve, anche uqi, un'assunzione di responsabilità collettiva. E qualcuno che dall'interno della comunità ospitante faccia da sollecitatore. Pubblichiamo - tratto dal mensile Bz1999 - il racconto dell'esperienza delle Donne Nissà a Bolzano (21 marzo 2000) |
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