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Bambini in televisione: "Non sono animali da circo!"
L'appello di Radio Bambina contro i programmi di Rai e Mediaset
 

   "All'improvviso la Rai scopre dei nuovi animali da spettacolo! 
Dal 17 Gennaio assistiamo, durante l'ora di massimo ascolto di Raiuno, alla trasmissione "Zitti tutti! Parlano loro", condotta da Carlo Conti. Alla trasmissione è presente in studio un pubblico adulto che ride ed applaude delle frasi di tre poveri bambini usati come piccole scimmiette a beneficio del divertimento del pubblico, in studio e a casa. Un triste conduttore, Carlo Conti, ha copiato dall'America un programma "Kids say the darndest things" (una sorta di "I bambini dicono le cose più dolci"), dove finalmente è realizzata l'ultima aberrazione dell'uso dei bambini nell'industria dello spettacolo.

  Complimenti al consiglio d'amministrazione della Rai, a cominciare dal presidente Zaccaria, ai Garanti dei contenuti educativi delle trasmissioni, e al conduttore di tale programma, il quale ha dichiarato: "D'altra parte mi sono detto: chi può vedere le cose da lontano, in maniera distante rispetto a noi, e può darcene una diversa opinione? Le risposte erano: o i marziani o i bambini. E visto che non è possibile fare uno show coi marziani, abbiamo scelto i bambini", svelando tutta la sua preparazione scientifica e professionale, per potersi assumere la responsabilità di portare tanti bambini in un medium di massa come la televisione

   Altrettanto Canale 5 di Mediaset ha voluto ripercorrere lo stesso cammino proponendo il programma "Chi ha incastrato Peter Pan?", dove il conduttore Paolo Bonolis usa i bambini come comprimari di un triviale avanspettacolo.

    Questi programmi violano in più punti la legge derivante dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite, il 20 Novembre 1989 e ratificata dall'Italia con Legge 27 maggio 1991, n. 176 (G.U. 11 giugno 1991). Infatti tale legge si riferisce esplicitamente ai diritti alla propria identità da parte dei bambini anche per quanto riguarda i mass media, all'articolo 12 si dice: "Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità".
   Nei programmi televisivi sopraddetti al contrario sono gli adulti che pongono le domande, scelgono gli argomenti, calpestando in ogni modo la libera espressione del fanciullo, garantita all'articolo 13 dove: " Il fanciullo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni e idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere, sotto forma orale, scritta, stampata o artistica, o con ogni altro mezzo a scelta del fanciullo". Così all'articolo 16 si dice: Nessun fanciullo sarà oggetto di interferenze arbitrarie o illegali nella sua vita privata, nella sua famiglia, nel suo domicilio o nella sua corrispondenza, e neppure di affronti illegali al suo onore e alla sua reputazione. Il fanciullo ha diritto alla protezione della legge contro tali interferenze o tali affronti. E all'articolo 17 "Gli Stati parti riconoscono l'importanza della funzione esercitata dai mass media e vigilano affinché il  fanciullo possa accedere a una informazione e a materiali provenienti da fonti nazionali e internazionali varie, soprattutto se finalizzati a promuovere il suo benessere sociale, spirituale e morale nonché la sua salute fisica e mentale". A tal fine, gli Stati parti: a) Incoraggiano i mass media a divulgare informazioni e materiali che hanno una utilità sociale e culturale per il fanciullo e corrispondono allo spirito dell'articolo 29; articolo 18: "Gli Stati parti faranno del loro meglio per garantire il riconoscimento del principio secondo il quale entrambi i genitori hanno una responsabilità comune per quanto riguarda l'educazione del fanciullo e il provvedere al suo sviluppo. La responsabilità di allevare il fanciullo e di provvedere al suo sviluppo incombe innanzitutto ai genitori oppure, se del caso ai suoi tutori legali i quali devono essere guidati principalmente dall'interesse preminente del fanciullo". 

   Quale interesse si può ravvisare per i poveri bambini protagonisti delle due trasmissioni? E dopo all'articolo 29: "c) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto dei valori nazionali del paese nel quale vive, del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua; d) preparare il fanciullo ad assumere le responsabilità della vita in una società libera, in uno spirito di comprensione, di pace, di tolleranza, di uguaglianza tra i sessi e di amicizia tra tutti i popoli e gruppi etnici, nazionali e religiosi, e delle persone di origine autoctona". All'articolo 31: "Gli Stati parti rispettano e favoriscono il diritto del fanciullo di partecipare pienamente alla vita culturale e artistica e incoraggiano l'organizzazione, in condizioni di uguaglianza, di mezzi appropriati di divertimento e di attività ricreative, artistiche e culturali".

   In questi programmi televisivi si assiste alla dissipazione delle qualità e dei valori infantili con i bambini ridotti al ruolo di giullari trascinati e blanditi da applausi irresponsabili, usati e mai rispettati e veramente ascoltati in quanto di serio e fondamentale potrebbero comunicare, se veramente protagonisti di un pensiero e una parola liberamente espressi. Al contrario tutto quello che i bambini esprimono nei due programmi è frutto di elaborazioni, temi, scelte ed interessi degli adulti, senza in alcun modo lasciare a loro la scelta dei temi da trattare, e senza rispettarne la buona fede e i tempi. 

   Come anche la Carta di Treviso sottoscritta dalla Federazione nazionale della stampa e dalle emittenti radiotelevisive dice esplicitamente: "3) Il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano ledere la sua dignità nè turbato nella sua privacy o coinvolto in una pubblicità che possa ledere l’armonico sviluppo della sua personalità e ciò a prescindere dall’eventuale consenso dei genitori ." e che in questo come in molti altri casi viene completamente disattesa, visto il totale disinteresse delle autorità preposte per legge alla tutela dell'Infanzia. Molti comitati sono stati creati per garantire una migliore qualità della televisione per un maggior rispetto proprio dei bambini che loro malgrado ne sono i più grandi consumatori, non avendo spesso alternative, e poi la grande trovata è questo triste spettacolo che lede nel più profondo qualunque diritto dei più piccoli, e li rende piccoli buffoni per allietare l'ora di cena delle famiglie.

   La disperata ricerca di audience di cui è protagonista l'attuale consiglio d'amministrazione della Rai, ha portato a questo triviale scivolone deontologico, nel quale è stata violata la Convenzione Internazionale sui diritti dell'Infanzia, tutta l'alta tradizione pedagogica Italiana, ed una politica della Repubblica italiana rispettosa dei valori fondamentali della famiglia e delle giovani generazioni. Da oltre 30 anni chiediamo che il servizio pubblico radiotelevisivo dedichi spazio ad una produzione realizzata da bambini e ragazzi perché effettivamente possano comunicare, e che l'origine di tale produzione parta dalla scuole, unico luogo sociale di elaborazione pedagogica e formazione per tutti i minori. 

   Se allora finalmente i bambini e i ragazzi possono accedere alla radio e alla televisione, che questo avvenga su contenuti seri, elaborati da loro insieme ai loro insegnanti, perché in questo modo la qualità e l'efficacia delle trasmissioni radiotelevisive potrebbero avvantaggiarsene. Nel decennale della Convenzione sui diritti dell'Infanzia crediamo sia una giusta celebrazione della stessa, l'immediata sospensione di tali trasmissioni, e finalmente la concessione all'interno dei palinsesti radio televisivi di spazi dedicati a produzioni realizzate con bambini e ragazzi, nella scuola.
 

Rocco Muzio (direttore Radio Bambina), on. Teresa Mattei (presidente)
Ponsacco, 24 Marzo 2000"


o Pubblichiamo - tratto dalla mailing list di Peacelink - l'appello di
Radio Bambina 
contro l'uso che si fa dei bambini
nel grande circo televisivo pubblico e privato. 
SI tratta di una critica precisa a due programmi in particolare.
Le si potrebbe aggiungere ciò che da tempo molti vanno ripetendo: che la tv è un condensato di violenza (spesso in film e telefilm di serie C importati dagli Usa) e che esistono ricerche scientifiche che dimostrano l'effetto catalizzatore dei comportamenti aggressivi o autolesionisti
nella società. 
Per altre informazioni contattate gli autori, per commenti
e segnalazioni di altre iniziative di "resistenza civile" alla televisione così come è fatto oggi, scriveteci.

La dura critica
alla Rai della
giornalista Usa
Deborah Young

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