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Elettrosmog: la scienza,
i media, l'allarme e tanta confusione...
"Il livello di tossicità delle
onde è coperto da quello delle altre forme di inquinamento"
Sono un chimico, lavoro presso una struttura pubblica e mi occupo, anche, di metrologia applicata in campo chimico ed ambientale. Non ho risposte da offrire al dibattito in corso e pochissimi dati numerici, piuttosto potrei essere io stesso a porre ulteriori domande. Desidero tuttavia fare alcune osservazioni, specifiche e no, sulla questione della pericolosità delle onde elettromagnetiche, questioni che a loro volta appariranno certamente incomplete per gli addetti ai lavori, tuttavia basate su ragionamenti davvero molto semplici.
Una prima osservazione specifica è sulla mancanza oggettiva di informazioni,
dati numerici, attendibili sull’argomento pericolosità dell’elettrosmog
e sulle carenze nei controlli osservata, per esempio dal dott. Costantino
Daga.
Le informazioni finora raccolte individuano comunque un livello definito
di (cito Costantino Daga)… “tossicità (anche se da verificare con
nuove ricerche) e ... l'evidenza di un aumento di casi di leucemia infantile
dovuta ad esposizione prolungata alle onde elettromagnetiche (in particolare
a bassa frequenza ed in presenza di eventuali cofattori) ...”.
Stante
la situazione attuale il livello di pericolosità dell'elettrosmog
non potrà fornirlo con facilità nessuno, perché questo
è oggi assolutamente coperto dal livello di tossicità di
troppe altre forme di inquinamento (idrico, atmosferico, nutrizionale
...) che non ne permettono l’isolamento e la valutazione.
Una seconda osservazione, un esempio di come informazione, ricerca e rischi
per la salute siano correlati, riguarda l'addizione di idrocarburi aromatici
nelle benzine verdi. La loro sostituzione al piombo tetraetile nei carburanti,
con funzione antidetonante, risale all'ultimo decennio e i loro effetti
di tipo acuto e cronico sulla salute erano noti, ciononostante la loro
introduzione è passata senza sollevare obiezioni, dando per certe
capacità ed efficacia del loro abbattimento da parte delle marmitte
catalitiche. Dubbi in proposito erano stati rilevati fin dall’inizio. Un
decennio è comunque un periodo sufficiente di valutazione anche
per verificare l'efficacia di un tale intervento. Se gli effetti sulla
salute possono non essere ancora completamente estrapolati, almeno quelli
sulla presunta riduzione dell’inquinamento atmosferico dovrebbero esserlo,
seppure integrati e comparati in funzione delle variazioni dell’uso, del
numero e delle prestazioni tecnologiche degli autoveicoli nel frattempo
verificatesi. Dove sono stati pubblicati tali studi finora? Ed evidenziano
o no i preannunciati progressi nella tutela ambientale rispetto a 10 anni
fa ? Chi fra noi conosce i risultati ? Forse nessuno sta facendo studi
in questo campo ? Oppure, ed è la cosa maggiormente probabile, gli
studi esistono, evidenziano progressi minimi rispetto alle attese (promesse?)
e risultati contraddittori rispetto all’uso di benzine con piombo, ma,
soprattutto, sono ristretti alla cerchia delle riviste scientifiche specialistiche
del settore. Nel frattempo sono entrati in gioco anche sistemi di aspirazione
nelle pompe di benzina, perché comunque, prima della combustione
i composti aromatici nelle benzine verdi sono presenti e attivi e hanno
una capacità cancerogena diretta, e non sinergica come il piombo
(ovvero sono loro stessi causa di insorgenza tumorale, diversamente dal
piombo che stagnando nei polmoni ne deteriora i tessuti favorendo l’insorgere
del tumore in presenza di agenti tumorali altri).
Una terza osservazione riguarda la necessità nel mondo contemporaneo della capacità di conversione dell'energia elettromagnetica in meccanica, elettrica, termica, etc..., indispensabile per la vita cosi' come siamo abituati a gestirla. Un esempio: quelle stesse auto indispensabili all’uomo moderno contengono al loro interno alcune decine di dispositivi elettromagnetici (che creano campi di diversa entità certo, ma li creano) per il loro funzionamento, dal motorino d'avviamento al tachimetro, ai sensori di velocità, al controllo di frenata (ABS) etc... Per non parlare delle telecomunicazioni e dei sistemi elettronici ed elettrotecnici che permettono a me di scrivere, ad altri di pubblicare, ad altri ancora di leggere questo documento. Credo che sarebbe più semplice vivere senza autovetture a combustibile piuttosto che senza l’ausilio dell’energia elettromagnetica. Non vorrei proseguire nella specifica polemica. Risulta invece per me interessante un’ulteriore osservazione per rilevare l’approssimativo livello di certa informazione nel campo della ricerca scientifica e tecnologica, situazione ripetuta con regolarità ogni volta che occorre affrontare certi temi, nuovi e no. Penso all'elettrosmog, ai cibi transgenici, alla clonazione, ma anche al caso Di Bella, a certe idee (non in Italia, per fortuna) sull'AIDS o sulla teoria evoluzionista di Darwin, infine al recente scoop sul presunto superamento della velocità della luce. Non voglio affermare di essere schierato con decisione su ognuno dei punti citati come esempio, conosco troppo poco di clonazione, medicina e tecnologie transgeniche per emettere un giudizio, e nei confronti del tema specifico originale, l'elettrosmog, ritengo necessario perlomeno un atteggiamento di cautela e auspico lo sviluppo di studi rigorosi, come sopra indicato. Tuttavia è evidente che molti fra coloro che discutono pubblicamente di tali argomenti lo facciano in modo superficiale e allarmistico, provocando magari una reazione arrogante, come può probabilmente apparire questa stessa, arroccata a sua volta sulla sacralità della scienza e sulla fiducia nella scelta tecnologica.
Si noti che allo stesso tempo su alcune di tali questioni si giocano scelte
rilevantissime per il futuro sviluppo socioeconomico. Quanta responsabilità
in questa situazione di confusione hanno gli operatori, la scuola, i mezzi
di informazione, i filosofi della moralità, l'interesse economico?
Facciamo attenzione, come si dimostra la non pericolosità o la pericolosità relativa di un fenomeno se non con l’assenza di riscontri sulla sua pericolosità? Cito un comunicato(1) dell’American Physical Society del 22/4/1995: “mentre è impossibile provare che l’esposizione a un fattore ambientale non provochi nessun effetto deleterio per la salute, è necessario dimostrare una relazione causale consistente e significativa prima di concludere che tale effetto si verifichi”. Non credo che debba essere necessario dimostrarne l’efficacia terapeutica, peraltro contemplata negli studi epidemiologici, corrispondente ad un rischio relativo (rischio di un individuo esposto rispetto al rischio di un individuo non esposto) inferiore ad 1. Ogni attività, ogni azione, ogni fenomeno hanno un loro intrinseco livello di pericolosità, per piccolo che possa essere. Su questa falsa direzione, per sdrammatizzare, ci si può coerentemente soffermare sull’affermazione che bere è pericoloso quasi come respirare o cibarsi, e questo indipendentemente da ciò che si mangia, si beve o si respira, senza trovare una soluzione adeguata, alternativa, al mangiare, bere o cibarsi. In campo scientifico, e spero non solo in quello, si ha molto più timore e si diffida maggiormente dell’irrazionalità che di rivedere un’affermazione basilare messa sperimentalmente in dubbio.
La conclusione che traggo è che dalle discussioni, dagli articoli
sui giornali e dall’informazione in generale appare una situazione paradossale,
proprio il mondo scientifico che dovrebbe avvicinarsi ad essere un sistema
di riferimento, il meno prossimo in assoluto a situazioni di confusione
nella conoscenza, sembra ancora oggi, 400 anni dopo Galileo, nell'opinione
comune quello maggiormente messo in discussione, non il primo a venire
accantonato ma certamente quello pubblicamente meno difeso in un confronto
con temi di etica, morale, religione, politica. Con questo non voglio difendere
assolutamente la ricerca scientifica e tecnologia moderna, non ne ha bisogno,
non se lo merita. Noto solo che si rischia di più nel contraddire
apertamente opinioni specifiche su altri temi piuttosto che sulla scienza.
(1) Margherita Fronte, “Campi Elettromagnetci, innocui o pericolosi ?”, pp. 172, Avverbi Edizioni, 1997 Roma
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o | Il
dibattito sull'allarme elettrosmog si arricchisce oggi dell'intervento
di Enzo Ferrara, chimico dell'Istituto
elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris (Corso Massimo D’Azeglio, 42
– 10125 Torino).
Il
dibattitp si è aperto con un articolo di Iole Pinto sulle mistificazioni
riguardo
(27 ottobre 2000) Le
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