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Cinema,
"autarchia" senza idee o idee senza frontiere (né soldi)?
Al Forum nazionale di Roma un torneo oratorio
con Polo Ulivo che litigano anche a 35 millimetri
di MARIA TERESA CINANNI “836
film in più dal 1996 ad oggi”. Esordisce così il Ministro
Giovanna Melandri, intervenuta al “Forum Nazionale del Cinema Italiano”,
svoltosi a Roma, nei locali della Federazione nazionale della stampa. Un’intera
giornata dedicata al mondo cinematografico, ai suoi esecutori ed interpreti,
per fare un bilancio o più semplicemente discutere su questo vasto
universo, oramai sempre più parte integrante della nostra società.
Questo è ciò che emerge costantemente nel dibattito infinito sul cinema, un’arte che, come la letteratura, è specchio dei tempi e sua immaginifica proiezione surreale. Ma questo mondo che per molti rappresenta ancora un universo lontano, ai confini della realtà, si scontra anch’esso con i problemi concreti, i pregiudizi, le difficoltà organizzative e/o burocratiche. Allora, come
scuotere ciò che lo minaccia? L’invadenza dei film stranieri, soprattutto
americani, il provincialismo di alcuni prodotti nostrani, il deficit economico
degli ultimi anni e le solite magagne tipiche del Bel Paese hanno dato
vita spesso a delle battute d’arresto “che – afferma il Ministro Vincenzo
Vita – in un mondo avviato sempre più verso la globalizzazione e
la multimedialità, non ci si può permettere”.
Un dato sorprendente quest’ultimo, seguito da un altro altrettanto “anomalo”, almeno in prima battuta: il 98 % della popolazione mondiale fino a tre anni fa navigava in lingua inglese, oggi siamo scesi all’80% e si calcola che nel 2005 si arriverà al 60%, per giungere nel 2010 ad un predominio delle lingue asiatiche. Ciò ovviamente capovolgerà l’intero sistema comunicativo e avrà le sue inevitabili conseguenze anche nel mondo del cinema. “Già adesso l’industria cinematografica orientale sta invadendo il mercato europeo, raggiungendo in alcuni casi, come ad esempio Israele, vette davvero elevate”, sostiene Giuseppe Giulietti, coordinatore del meeting. E allora che fare?
Le risposte sono molteplici, ma A. Ambrogetti, rappresentante delle reti
Mediaset, cerca di sintetizzarle, proponendo un’integrazione di campi,
un’innovazione che inglobi sperimentazione e modernità.
Sebbene siano
stati compiuti grandi passi avanti in tal senso, come si affretta a controbattere
il Ministro Melandri, ricordando le battaglie e le conquiste del nuovo
Ministero per i Beni Culturali, rimangono ancora molti buchi neri, come
l’ineguale distribuzione degli schermi sul territorio nazionale, i non
conclusi accordi di coproduzione che rappresenterebbero una sicura via
d’uscita dalla fase di chiusura del cinema e il controverso FUS, ovvero
il fondo per lo spettacolo.
Tra propositi,
progetti e animati dibattiti, il discorso va avanti, per incanalarsi sui
binari dell’inorgoglimento nazionale. Nonostante, infatti, le citate difficoltà,
il cinema italiano sembra aver avuto una ripresa negli ultimi due anni:
"La Vita è bella” di Roberto Benigni, il più recente “I Cento
passi” di Giordana hanno, indipendentemente dal gusto soggettivo, dato
una scossa alla nostra produzione e favorito quindi l’esportazione del
made in Italy.
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o | "Il
cinema
è amore. È impensabile farlo con il denaro..." Parla Silvano Agosti, regista indipendente che presenta il suo film su Basaglia (29 gennaio 2001) Le
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