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Manganelli sui manifestanti:
ministro, ci spiega perché?
Che brutto spettacolo le botte della polizia contro i manifestanti a Milano, sabato 29 gennaio 2000. E le cariche contro i ragazzi del centro sociale Zapata di Genova lo stesso giorno (volevano viaggiare gratis per aggregarsi alla protesta di Milano contro il centro di detenzione per immigrati in via Corelli). E che brutto spettacolo le perquisizioni zelanti, prima, e poi le cariche della polizia sui manifestanti che si erano riuniti a Roma, il 15 gennaio 2000, compresi alcuni parlamentari (fra gli altri, Paolo Cento dei Verdi, Giovanni Russo Spena di Rifondazione comunista), per protestare contro i cosiddetti centri di permanenza temporanea per immigrati, luoghi che negli ultimi mesi sono stati teatro di episodi tragici al di là del dramma che comunque rappresenta la vita oltre quelle pareti. Bene, la manifestazione romana, a Ponte Galeria praticamente è saltata. Dapprima, come spiegano la cronaca dei giornali come il Manifesto e le interrogazioni parlamentari, al punto d'incontro davanti alla stazione, i dimostranti (associazioni antirazziste, centri sociali, partiti della sinistra) sono stati accolti da un rigido apparato poliziesco con verifica delle identità e perquisizioni di tutti i convenuti. "C'è stato bisogno dell'intervento dei parlamentari - scrive Cinzia Gubbini sul Manifesto del 16 gennaio 2000 - per convincere il commissario che prendere nomi e cognomi dei partecipanti sarebbe potuto sembrare un atto intimidatorio". Poi, la vera querelle si è aperta sulla presenza di un "serpentone" di camere d'aria coperte da un telo di plastica azzurro: un elemento coreografico, secondo i manifestanti; un "ariete", cioè uno strumento offensivo, secondo la polizia. SI tenta dunque di avvicinarsi al centro di detenzione al grido "libertà di manifestazione", la polizia insiste, vuole le pericolose camere d'aria. Passano le ore. Aumenta la tensione. I dimostranti decidono di avanzare lo stesso, con le mani in alto, verso poliziotti e carabinieri: scattano manganelli e lacrimogeni. Qualcuno si fa male. Si discute sul da farsi. Ovviamente la richiesta di consegnare l'innocuo biscione è ritenuta offensiva, ridicola, ingiustificata. Cedere o no?. Non si cede e si decide di avviarsi verso il centro di detenzione con il biscione. Nuovi scontri, un'altra carica della polizia; i manifestanti rispondono con sassi e bottiglie. Qualcuno scappa per la paura. Feriti da entrambi le parti, "un ragazzo è colpito in volto da un lacrimogeno", scrive il Manifesto. La polizia sequestra il serpentone-"ariete". Ma è concepibile che le forze dell'ordine mettano in piedi una situazione, appunto, severamente poliziesca, per un gruppo di persone, compresi rappresentanti del Parlamento, che vuole solo avvicinarsi a dimostrare davanti a un centro di permanenza temporanea (altresì detto "lager")? Ed è possibile che, verificata attraverso le perquisizioni a tappeto, l'assenza di pericoli, si insista nello sbarrare la strada a una pacifica manifestazione? E in definitiva: che cosa sono questi segnali intimidatori sulla società che si sta muovendo di fronte a situazioni di sofferenza e ingiustizia? "Esiste un serio problema di agibilità democratica in questa città", commenta Paolo Cento. Spiace dirlo, ma viene in mente la voce rotta dall'emozione di Alex Langer a Radio radicale il 12 maggio 1977: "Sono Langer di Lotta continua, il centro di Roma è bloccato, la polizia ferma tutti...". Era il giorno della morte di Giorgiana Masi.
Un paio di giorni dopo quel 15 gennaio in cui volavano i lacrimogeni a
due passi dal "lager" di clandestini, si è saputo cheuna sessantina
di emigranti sono morti nel naufragio di un gommone sovraffollato che li
avrebbe dovuti portare dall'Albania al sogno italiano. Alcuni famigliari
dei dispersi hanno protestato perché le autorità italiane
non avrebbero preso troppo sul serio la denuncia del naufragio; fino a
quando a riva sono affiorati i resti del gommone e il cadavere di una ragazza:
quel giorno il ministro dell'interno, Enzo Bianco, con tragica scelta di
tempo, ha diffuso una nota in cui invita tutti, a cominciare dalle polizie
municipali, a maggiore severità nei riguardi degli immigrati clandestini.
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o | Che
brutta storia quando la polizia picchia cittadini che vogliono solo manifestare
democrati-
camente e in modo pacifico. Possibile che succeda ancora nell'Italia di oggi? E il governo che dice? Pisapia:
una legge per chiudere i centri di detenzione
Milano, il centro di detenzione di via Corelli: le proteste, i manganelli, le parole degli stranieri rinchiusi v@i |
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