di
ROBERTO CARVELLI
Per
dire parole d’amore servono labbra piccole e rosse quindi una grande matita
che le sappia disegnare mettendo parentesi circonflessa su parentesi tonda
e poi tutto in grassetto. E occhi belli da vitella, canone di felice grazia
orientale. Ciglia da sbattere come le bambole vecchie più belle
delle bambole nuove - le bambole vere è più bello. Confondere
testa gambe e gambe testa fino a veder calare quelle palpebre e le setole
come una clessidra – le palpebre vere è più bello. Un’Orsa
maggiore di nei sulla spalla e un naso coloniale dall’Africa per arredare
un viso cantante e che si arriccerà per PARLARTI ALL’ORECCHIO DICENDOTI
NIENTE.
Per dire mille volte “I
love you!” rosso su maglietta bianca serve faccia così.
Salvandola ad un anno di
tanto, GROVIGLIO DI INTENTI, ancorandola a tutta la vita di un anno. Altoparlante
di una radio come un confessionale. Ed era primavera ed era estate. Noi
amavamo nella speranza di non essere ricambiati: meglio essere poco di
niente che un simulacro di tutto. Noi amavamo con forza e perentorio rifiuto
di ritorno e facevamo confusione nei cuori degli altri spingendo sangue
e stringendo lacci emostatici. E i giorni che passavano. Pensiero numero
uno: la nostra fragile intemperanza avrebbe sopravvenuto il nostro stato
di ESTREMA EMERGENZA? Juke box d’estate: effetti da film di fantascienza
anni Cinquanta premessa di passaggi, porte nel tempo, squilli di trombe
e poi NARCISO PAROLE DI BURRO. Seduzioni mediatiche da incantatori
di serpenti e noi a strisciare fragili bersagli di debolezze. Si imita
sempre il peggio e l’evidenza.
Sirena labbra
blu, carta geografica di una sensibilità femmina, che cosa pensavamo
davanti a quel caffè che si raffreddava per distrazione e noia.
Quanti gelati mangiati invece del pranzo o della cena e così 20
chili via come alla televisione. (Esperienza autentica) CERTE VOLTE
E’ IMPORTANTE VEDERSI PIU’ BELLI QUANTO BASTA PER SENTIRE CHE IL MONDO
E’ VICINO E NON E’ PERFETTO. Sapesse Orazio: carpe diem è oggi il
motto di chi fa sesso facile, radio d’estate aveva detto prima di
dire PORTAMI CON TE NON LASCIARMI….E’ IL MOMENTO DI SVEGLIARMI E’ TEMPO
DI RINASCERE….HO BISOGNO DI SVEGLIARMI.
2001 Capodanno
in campagna a casa di chi. La proprietaria è lei. Ed era una donna
con tanto desiderio di felicità in arretrato. Esercitato ma male
e quindi mal esercitato, goffo, spropositato.
Altra. Beve
a dismisura, bacia il fidanzato, beve a dismisura, viene lì e ti
dice parole d’amore e di corpo. Beve. Bacia il fidanzato. Ancora: rimettiti
la sciarpa al collo che sei sensuale. Fare finta di non sentire. DOMARE
GLI ISTINTI REPRESSI DA LOGICHE INCERTE. Dice pure lei: TI SEMBRERO’ UNA
DONNA DA NIENTE, dico io: sì finché non avrai messo sibilo
CONQUISTAMI e io aspetto sempre e solo quello. Illuso, anche se più
volte FORSE ERO AL PUNTO DI CAPIRCI QUALCOSA. Qualcuna che stia affinando
TATTICHE DI SEDUZIONE SCONOSCIUTISSIME…IN PREDA ALLA PIU’ INGENUA PERVERSIONE…per
farmi corrompere.
Sai baciare? Sì
Bene? Sì
Le domandassero a te cose
che stanno da sé a labbra-parentesi come le tue.
Sirena di nostalgia, già
pensata da Pessoa con le tue braccia avvitate ai seni bianchi e squame
e tutto quel pesce.
“Amiamoci tranquillamente,
pensando che potremmo,
volendo, scambiarci baci
e abbracci e carezze,
ma che è meglio stare
seduti uno accanto all’altro
sentendo il fiume che scorre
e vedendolo.
“Cogliamo fiori, prendili
tu e lasciali sul grembo,
e che il loro profumo renda
soave il momento –
questo momento in cui tranquillamente
non crediamo in niente,
innocenti pagani della decadenza.
“Almeno, se sarò
ombra prima, ti ricorderai poi di me
senza che il mio ricordo
ti bruci o ti ferisca o ti commuova,
perché mai intrecciammo
le mani, né ci baciammo,
né fummo altro che
bambini.”
L’impermanenza di Ricardo
Reis…..
A mezzanotte
meno un minuto per noi era già 2001. Frettolosi. Poi qualcuno ha
detto che ne mancava ancora. E abbiamo ribrindato a +due. Anticipi, ritardi.
Jim Morrison che in concerto
inserta un recitativo con la sua faccia estatica ubriaca “You love
me dont’you baby… I knew you would!”
Pensiero numero
due (e ultimo): a cosa serve il sesto senso, la predestinazione, l’intuito?
(26/continua)
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La
narrativa
entra
in Nonluoghi con le mini-storie
di
B. B. Bebo, scritte da Roberto Carvelli (Roma, 1968), giornalista,
tra
i fondatori
di
Nonluoghi.
Questi
lampi narrativi si arricchiranno via via di nuove puntane con cadenza indeterminata:
dipende dagli umori di Bad Boy Bebo...
Il
sommario
- Chi
è B. B. B.
- Pendolare
che brutta parola
-
Voce del verbo indignarsi
- Uno
senza lavoro
- Desideri
- Di
corpo in corpo
- Mo'
ti dico...
- B.B.B.
& K.K.
- A
Ostia
-
Flessibili
-
Voci di scompartimento
-
Mode
-
Esame di coscienza
-
A tutti i cicloamatori
di
via Salaria
-
Senti
-
BBB incontra
il
doctor
-Generale...
la
gamba
-
Demeritocrazia
-
La vita
di
un uomo
-
La vita. Le cose. (Prolungamenti)
- Dire e non dire: del parlare
oscuro
- Alla stazione
di Bologna
- Hai 40 anni
- Polvere da sparo e calcinacci
La rivoluzione spiegata alle commesse
(26
gennaio 2001)
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