di
ROBERTO CARVELLI
Quando
Bad Boy Bebo era ancora agitazione in erba, l’adolescenza aveva il colore
di un’antica geografia fisica. Carte mute: marroni, verdi, gialli
e nessun verso con cui chiamare colori. I versi erano dopo: ricordo evanescente
o invenzione. Spesso colore e basta e il colore erano le commesse, punti
cardinali tra cui passare Roma. Forme. Magari dei nomignoli che facevano
esistere quelle voci, quelle buone maniere, quei “lo provi/ quest’anno
va moltissimo/ ne vendo tantissimi/ ti sta benissimo”. Tutto un’eco in
issimo issima. Ma era forma quella: il contenuto era grande dimestichezza
coi corpi e con la gente, fisici tonici, malizia portata con scioltezza.
Energie via
del Corso, levi’s 501 poi pantaloni coi tasconi poi doctor Martens. Mani
alla vita e con che leggerezza quattro dita nel pantalone nuovo e giù
in ginocchio a prendere le misure dell’orlo e poi sguardo in alto da laggiù,
occhi negli occhi “vanno bene, troppo corti?” e ancora malizia ma tenuta
con onore, dal basso.
Dieci ore. Pausa pranzo
per modo di dire. Dieci ore cento informazioni, ottanta clienti, cinquanta
sipari che aprono e chiudono i camerini “che dice sono stretti?” la battuta
d’esordio e ancora mani alla vita come se fosse la prima vita e tanta bellezza
portata come un’offerta. Vassoio per la clientela.
Poi negozi più piccoli:
uno con un titolo tipo Nuova Caledonia Nuova Cailua a val Padana adesivi
bandiere e un K2 di tette allampadate color marrone intenso e una pancia
in fuori. Lei 40 lui, BBB, venti.
Un altro, via Piave, un
buco da entrare e uscire ma dentro un metro e cinquantacinque per 40 ben
portati. Ah, un solo sabato sera, una sola domenica senza confini a parte
un po’ di fame in orari storti, consumati dall’amore della Signora Tuttalpostosuo
in una casa chissà arredata come, chissà dove, chissà
dove.
Poi anche i
libri. Remainders piazza san Silvestro ‘na dio e femmina mora. Feltrinelli
via Emanuele Orlando, capelli mossi, fianchi fin dove ti pare e pancia
– ancora lei. Pancia buona però, di quella che sai cosa farci e
poi malizia - sempre lei -, tutto qui. Tutto lì.
Quando Bad Boy
Bebo non era ancora né mani che tirano sassi né volantini
era malumori e sconfinamenti. Le commesse erano una proprietà di
tutti, terra di conquista di cui controllare periodicamente i confini:
i fianchi che si erano allargati, la pancia che fosse lì a mezzo
e i seni, che precipitassero pure, tanto c’era chi li avrebbe sorretti
e salvati dalla caduta libera, e il colore dei capelli. Bastava entrare
o guardare da fuori, walkman che spinge nelle orecchie la bella Carmel
(che fine avrà fatto?), l’acquario della vetrina per vedere le sirene
nuotare tra lo scaffale dei jeans e la cassa con un’armonia da Bolscioi.
Poi il plin plin della porta, i convenevoli, forse una informazione chiesta
così. Duro destino nascere da un ventre universale: hai madre e
padre ma sai che appartieni all’Universo e che dovrai rinunciare alla Famiglia.
Sono inizi di carriera difficili. Bisogna scalciare affetti e fare le viste
dei senzacuore. Ma chi nasce da due per essere del Pianeta ci deve stare
a questo ammutinamento degli affetti.
Ora il futuro
è solidarizzare con gli umili. Per esempio le commesse e quella
specie di amore che si attacca addosso a tutte quelle figure di pura materialità
vessata da proprietari stronzi e presuntuosi, sanguisughe che battono a
macchina una settimana sì l’altra pure CERCASI COMMESSA o – mite
pretesa al gusto di più sangue da salasso – CERCASI RAGAZZA ANCHE
NON ESPERTA (sottotitolo TI FARO’ CRESCERE IO sottinteso BASTA CHE
SIA BONA). Colloqui a vista, occhi dappertutto, mani magari, non subito
però, dopo il primo mese, alle prime confidenze, tipo mia moglie
non mi capisce e via mano sul culo o così e lei? Imbarazzo e tenerezza.
“Vedi come mi tratta la mia donna…ho bisogno di essere capito io…io sono
un tipo sensibile” e vai con lo sci di fondo dei palmi sulle tette. E allora:
commesse e segretarie di tutto il mondo unitevi!
Ma forse non solo rivoluzione
o poesia degli umili anche sfida alla razza padrona, lotta per la lotta,
conquistare prede strappandole agli incisivi e ai canini dei leccatissimi
tenutari d’atelier della moda in (-enze). Ché si chiamano così
i templi della moda:
TENDENZE CONFIDENZE ESPERIENZE
a lettere violacee e manichini sinuosi e …TRASPARENZE… non si scappa dall’ostentazione
dell’ultrasensibile.
Il destino del rivoluzionario
è presto scritto: sedurre e salvare…poi abbandonare Cuba per Bolivia.
E così 1999 Jolanda, Margaret, Silvia….2000 Sandra, Susanna, Sonia…quanti
nomi da incasellare. Volti e corpi restituiti alla coscienza di classe
magari senza neppure un grazie - bisogna oltretutto non aspettarselo
neppure un grazie quando si è rivoluzionari. Commesse del mondo
tenete alla corda i vostri capi, fateli sbavare, soggiogateli, fateli impazzire,
fategli credere interesse e poi traditeli. Basta con la bontà universale.
Il mondo sarà buono con voi se sarete cattive. Non leggete gli oroscopi,
non vi fate fare le carte, non vi comprate (a prezzo di costo?!) i vestiti
del vostro datore, non fate sapere come avete passato il finesettimana
non dategli il vostro numero di cellulare. Presentategli uno o più
ragazzi ma non ditegli se siete fidanzate. Allontanate le domande personali.
Il lavoro è lavoro….la vita privata è la vita privata.
Più la nasconderete e più privata sarà. Più
è privata la vita privata e più è emozionante.
Quando Bad Boy
Bebo faceva questi discorsi c’era chi diceva che no il suo Principale non
era mica così e lui dai che cercava di dissuadere e quella a insistere
e BBB pure fino a che il resto era… Bolivia. Fato rivoluzionario: tentare
redenzione fallire ritentare e poi andare. La ribellione non aspetta.
Si nasce commesse? Lo si
diventa? Si ha diciott’anni un diploma che non serve, un lavoro così
per iniziare a mettere i soldi da parte poi magari Inghilterra con un’amica.
Non si sa fare altro, piace lavorare col pubblico, è quello che
si trova anche senza sceglierlo. Si è letto un annuncio e si è
deciso di provare… in realtà si è tutt’altro ma è
una vita nel frattempo. Si ha un corpo favoloso il piacere di apparire,
vestire bene essere sempre in tiro, sempre pronti per gli altri, il piacere
di conoscere tanta gente, l’orgoglio di essere ammirate, desiderate, amate
ad ogni plin plin della porta, ad ogni “buongiorno desidera/ la posso aiutare”.
E scegliere di che morte morire, avere tante frecce all’arco e tante prede
quante le mani che spingono la maniglia, non la solita foto di famiglia
in un ufficio: dieci, cinquanta, trecento identikit rivisti e frusti. Il
futuro farà plin plin e avrà una sagoma imprevedibile e da
fiaba: il cliente azzurro…altro che principi.
Così passano gli
anni e se vai a controllare c’è chi è ancora lì o
in altro negozio - pancia e tutto - e chi non c’è più da
un giorno all’altro, forse a casa tra i figli o in Inghilterra o Bolivia.
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o |
La
narrativa
entra
in Nonluoghi con le mini-storie
di
B. B. Bebo, scritte da Roberto Carvelli (Roma, 1968), giornalista,
tra
i fondatori
di
Nonluoghi.
Questi
lampi narrativi si arricchiranno via via di nuove puntane con cadenza indeterminata:
dipende dagli umori di Bad Boy Bebo...
Il
sommario
- Chi
è B. B. B.
- Pendolare
che brutta parola
-
Voce del verbo indignarsi
- Uno
senza lavoro
- Desideri
- Di
corpo in corpo
- Mo'
ti dico...
- B.B.B.
& K.K.
- A
Ostia
-
Flessibili
-
Voci di scompartimento
-
Mode
-
Esame di coscienza
-
A tutti i cicloamatori
di
via Salaria
-
Senti
-
BBB incontra
il
doctor
-Generale...
la
gamba
-
Demeritocrazia
-
La vita
di
un uomo
-
La vita. Le cose. (Prolungamenti)
- Dire e non dire: del parlare
oscuro
- Alla stazione
di Bologna
- Hai 40 anni
- Polvere da sparo e calcinacci
(12
gennaio 2001)
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