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Crescere in una baracca, i bimbi rom di via dei Gordiani a Roma
Non bastano i progetti di scolarizzazione, bisogna migliorare le loro condizioni di vita
 


   Da anni il 126. Circolo Didattico accoglie il maggior numero di bambini in età scolare presenti nel campo rom di via dei Gordiani.

    Da oltre 10 anni la comunità dei rom rudari di via dei Gordiani vive in condizioni abitative disastrose e pericolose, da oltre 10 anni la scuola vive i drammi familiari e sociali di questi bambini, da oltre 10 anni la scuola tenta con i propri mezzi e senza un reale e continuativo appoggio delle istituzioni di far fronte alle difficoltà dell'integrazione scolastica e sociale di questi bambini. I risultati sono scarsissimi e affidati per lo più alla buona volontà di singoli insegnanti particolarmente sensibili alla condizione dei rom. Segnaliamo con urgenza e preoccupazione sempre crescente che, la scarsa frequenza scolastica e le enormi difficoltà di integrazione dei bambini rom all'interno della scuola, ha le sue radici principalmente nelle loro condizioni socio abitative e alle conseguenze che queste hanno sul piano fisico e psicologico.

LE CONDIZIONI DI BASE

   Troppo spesso ai bambini rom di via dei Gordiani mancano, per frequentare la scuola, proprio le condizioni di base.
   La scuola prevede che i bambini che la frequentano siano prima di tutto puliti e sani.
Le famiglie di questi bambini vivono in baracche strette, umide e malsane, dove spesso piove all'interno, dove non vi è né acqua, né riscaldamento, dove si è costretti a vivere in 5/7 persone nello stesso spazio ristretto, dove la sopravvivenza richiede un lavoro quotidiano di molte ore, come per esempio dover lavare a mano i panni di un'intera famiglia, (per altro in un'unica fontanella esterna per 200 persone), senza poi avere un luogo asciutto dove stendere e nella stessa condizione dover lavare anche i piatti, come per esempio dover rimediare e spaccare legna per scaldarsi, non parliamo poi di cosa comporta non avere all'interno un WC, vivere costantemente nel fango eccetera. Una famiglia in tali condizioni di vita difficilmente può assolvere alle norme igieniche e di prevenzione sanitaria di base per i propri figli. 

L'INIZIO DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA

   Perché i bambini rom hanno una così scarsa frequenza scolastica? Perché devono aiutare le madri, spesso a loro volta malate a svolgere le gravose faccende domestiche per la sopravvivenza, perché contribuiscono loro stessi al sostentamento della famiglia vendendo le rose o chiedendo l'elemosina, perché non hanno vestiti puliti, perché hanno le scarpe bagnate, perché non hanno i soldi per il materiale didattico o per la merenda come tutti gli altri bambini, perché sono ammalati, perché hanno i pidocchi, perché sono stanchi di una relazione con i compagni, per forza di cose discriminante. La socializzazione è uno dei compiti fondamentali della scuola, si fanno numerosi sforzi in questo senso, ma al di là dei progetti di accoglienza o di intercultura, se non si risolve la condizione socioabitativa dei bambini rom, questi saranno sempre bambini sporchi e malati, difficilmente accettati, se non in maniera "assistenziale" utile solo a rimarcarne pesantemente la diversità.

    APPRENDIMENTO E INSUCCESSO SCOLASTICO DEI BAMBINI ROM

   Sono pochi i bambini rom che con 8 anni di scolarizzazione riescono ad acquisire gli strumenti di base: leggere e scrivere correttamente con una buona padronanza della lingua, utilizzare le quattro operazioni e la matematica di base.

   Siamo di fronte a bambini spesso ipercinetici, dislessici con enormi difficoltà di concentrazione, con enormi difficoltà ad accettare le norme e i ritmi del gruppo classe, che vivono una forte demotivazione rispetto all'apprendimento, molta sfiducia nelle loro capacità e possibilità, spesso anche grosse deprivazioni affettive e relazionali.
   La condizione socio abitativa in cui questi bambini crescono crea complicazioni serie anche sul piano psicologico, da queste ne deriva anche la difficoltà ad accettare positivamente il contesto scolastico e procedere nei normali iter didattici come tutti gli altri.

CRESCERE IN UNA BARACCA

   Cosa significa crescere al campo e in una baracca? Significa crescere in condizioni malsane, significa che ci si ammala di continuo e non si guarisce mai fino infondo, significa non avere spazi per lo studio e per il gioco, significa essere immersi continuamente nella confusione, non avere nessuna separatezza dalla vita degli adulti, nel bene e nel male, significa avere sistemi di regole diversi, per forza di cose più volte repressivi rispetto ai bambini e ai quali i bambini si devono adeguare.
Lo sforzo della scuola difficilmente produce risultati, inoltre la differenza dei modelli proposti e la necessità dell'omologazione a questi, rischia di creare ulteriori pesanti pressioni emotive interne ai bambini, aumentando paurosamente il loro disagio.
   Allora sarebbe meglio che i rom se ne stessero a casa? Che vivessero della loro "cultura"? Non crediamo che si possa definire la loro cultura un tale livello di degrado sociale, forse sarebbe l'ora di rendersi conto che questi sono bambini violati nella loro dignità e nei loro diritti essenziali, che il prendersi cura di questi bambini non può essere scisso dall'affrontare l'emergenza della loro condizione di vita.
   La scuola da sola non può assolvere il compito così gravoso di sanare una frattura sociale di questo livello. Siamo stufi di interventi che sono solo palliativi, di progetti di scolarizzazione del comune che provvedono all'accompagno e a poco più, siamo stufi dell'indifferenza delle istituzioni capaci solo di dichiarazioni retoriche, pseudo-adesioni morali, spreco di denaro.

L'URGENZA  DELL'INTERVENTO

   Da anni seguiamo con attenzioni le vicissitudini istituzionali legate al progetto di costruzione di un villaggio sperimentale in muratura e con i servizi per i rom di via dei Gordiani, l'attesa si fa sempre più disillusa, il degrado sociale che si sviluppa nell'attuale situazione abitativa è palesemente crescente, da anni ne vediamo le conseguenze sui bambini sul piano fisico, psicologico e morale.
   Vogliamo sottolineare l'urgenza che il piano di risanamento dell'area venga attuato al più presto, siamo disponibili a dare il nostro contributo alle istituzioni per un opera di sensibilizzazione  di tutta la cittadinanza sulle condizioni di emergenza, aderiamo moralmente al coordinamento cittadino che si è costituito per l'ottenimento della realizzazione del progetto in tempi brevi.


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Pubblichiamo un documento scritto dagli operatori del Comune di Roma e dal gruppoi di volontari per la scolarizzazione dei bimbi rom del campo di via dei Gordiani a Roma

(13 aprile 2000)
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