"Dove andiamo. Andiamo a vivere con le persone che
subiscono gli effetti
devastanti della guerra.
Per noi gli interessi principali non sono quelli
economici ma quelli umani.
Che cosa faremo.
Getteremo le basi per una presenza tra loro come gia'
stiamo facendo in Chiapas
e Kossovo, per condividere le loro sofferenze e
cercare di essere la loro
voce.
E' inaccettabile
che queste popolazioni vengano deportate nel silenzio del
mondo. Queste deportazioni,
a nostro parere, fanno parte di un piano
politico che tiene ancora
i profughi ceceni rinchiusi nei campi in
Ingusezia senza alcuna prospettiva
di rientro alle loro case. Ancora una
volta intere popolazioni
vengono usate come pedine per giochi di potere,
senza che nessuno dica una
parola per impedirlo. Vogliamo condividere con
loro un pezzo della nostra
vita per rispondere a questa logica criminale di
cui anche noi italiani siamo
complici.
Le
responsabilita' dell'Italia e il ruolo nel commercio delle armi.
Negli ultimi
mesi del 1999 l'Italia ha ratificato, con le leggi n. 398 e n.
397, l'accordo di cooperazione
militare con la Russia. La Camera dei
Deputati ha approvato i
provvedimenti proprio mentre erano in corso i
bombardamenti con cui la
Russia ha devastato la Cecenia, che hanno causato
molte vittime e decine di
migliaia di profughi.
Il disegno di
legge n. 4431, presentato lo scorso 19 gennaio dal Governo
D'Alema, non ancora passato
all'esame delle commissioni competenti del
Senato (Affari esteri e
Difesa), sta per introdurre delle modifiche alla
legge 185/90, che regola
il commercio e l'esportazione delle armi, in
un'ottica di liberalizzazione
del mercato degli armamenti.
A partire
dal 1994, anche per le pressioni delle industrie produttrici di
armamenti, molte delle quali
a partecipazione statale, sono state concesse
molte deroghe alla legge
185/90, fino a svuotarla di significato. Oggi i
produttori di armi, in nome
della liberta' di mercato, vorrebbero avere
ancora meno restrizioni
e chiedono che la legislazione italiana si adegui a
quella, meno restrittiva,
degli altri Stati europei.
Corpi
Civili di Pace e Interposizione non armata.
Non e' ammissibile che il rispetto dei diritti umani sia subordinato alla
forza di chi li calpesta:
contro Milosevic o Saddam si fa la voce grossa e
si armano i bombardieri,
con la Russia si fa finta di niente. In questa
situazione si dimostra ancora
una volta l'inefficacia di un intervento
armato di pacificazione,
che vincola il rispetto dei diritti umani alla
possibilita' di affermarli
tramite la supremazia militare.
Si conferma invece la validita' di un intervento civile di interposizione
non armata, un modello di
intervento utilizzabile ed efficace anche contro
i soprusi delle grandi potenze
militari, in alternativa ad un intervento
armato che rischierebbe
soltanto di scatenare una guerra mondiale .
E' questo lo spirito che ha portato il Parlamento Europeo ad emanare una
Raccomandazione sull'istituzione
di un Corpo di Pace Civile Europeo,
approvata nella seduta del
10 febbraio 1999".
Per informazioni: 0541.751498 oppure 0348.2488146
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