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Le lotte dei lavoratori del Sud del mondo
Gli scioperi e la repressione in Messico e Nicaragua. La voce di Clean Clothes Campaign
 

di Ersilia Monti *


  1) KUKDONG/NIKE (MESSICO) - RIEPILOGO DEL CASO

  Nel gennaio scorso, gli 800 lavoratori della Kukdong,
azienda coreana che produce per Nike in Messico, scendono in sciopero per
migliori condizioni di lavoro e per il riconoscimento di un sindacato
indipendente.  Lo sciopero si conclude con il ferimento di 15 persone da
parte della polizia e il licenziamento di numerosi attivisti. Il caso assume
rilievo internazionale: alla Kukdong si confezionano felpe Nike per almeno
14 universita' nordamericane che hanno aderito a organismi volontari per il
monitoraggio dei codici di condotta universitari (Workers' Rights Consortium
(WRC)) o dei codici di condotta per il settore dell'abbigliamento e
calzature sportive (Fair Labor Association (FLA), di cui anche Nike fa
parte). Seguono due ispezioni indipendenti che accertano le violazioni dei
codici e suggeriscono rimedi. La campagna di pressione internazionale e'
efficacemente guidata dai gruppi studenteschi nordamericani che si
riconoscono nella rete United students against sweatshops.

NOVITA': i lavoratori della Kukdong hanno compiuto le formalita' necessarie
per costituire un sindacato di fabbrica indipendente che ha assunto il nome
di Sitekim (Sindicato independiente de trabajadores de la Empresa Kukdong
International de Mexico). La presenza all'incontro costitutivo di un
avvocato, di attivisti di gruppi locali e di rappresentanti della rete
studentesca nordamericana ha scongiurato il rischio di azioni intimidatorie
aggressive da parte del sindacato legato alla direzione della fabbrica che
si e' limitato a filmare l'ingresso dei partecipanti. I risultati di
un'ulteriore ispezione effettuata dall'azienda di social auditing Verite' ha
convinto Nike a sottoporre alla Kukdong un piano correttivo che comprende
garanzie per il rispetto delle liberta' sindacali e l'adeguamento della
fabbrica agli standard di sicurezza. Restano pero' alcune questioni insolute
di non poco conto: i privilegi accordati al sindacato ufficiale compromesso
con la direzione, il rientro al lavoro tuttora negato ad alcuni attivisti.
(per maggiori informazioni: Campaign for labor rights clrdc@afgj.org)

2) CHENTEX/KOHL'S (NICARAGUA) -  RIEPILOGO DEL CASO

 La Chentex , fabbrica ubicata nella zona economica
speciale di Las Mercedes nei pressi di Managua, di proprieta' del consorzio
taiwanese Nien Hsing, impiega 1800 persone, in maggioranza giovani madri
senza marito, che producono 25 mila paia di jeans al giorno per un compenso
di 20 centesimi di dollaro al paio. I jeans sono venduti negli Stati Uniti
dalla catena Kohl's per 30 dollari al paio. Nella primavera dello scorso
anno, 700 persone, fra cui 9 dirigenti sindacali, furono licenziate per
essersi unite a un sindacato che reclamava 8 centesimi di dollaro di
aumento. Da allora una campagna di solidarieta' internazionale non ha dato
tregua ai proprietari taiwanesi e ai distributori nordamericani.
NOVITA': il 4 aprile scorso, una sentenza definitiva del tribunale di
Managua, in risposta al ricorso presentato dal Centro nicaraguense per i
diritti umani (Cenidh), impone alla Chentex di reintegrare i 9 dirigenti
sindacali. Il loro rientro nella fabbrica e', nelle intenzioni del
sindacato, la premessa per il ritorno di tutti i licenziati. Inizialmente,
la direzione taiwanese non vuole cedere e minaccia la chiusura, ma il 10
maggio firma con il sindacato sandinista dei lavoratori tessili e
dell'abbigliamento un accordo che garantisce il rientro di 4 dirigenti
sindacali, scelti dal sindacato stesso, e 17 lavoratori licenziati, mentre i
restanti 5 dirigenti sindacali riceveranno un adeguato compenso. Il
sindacato ha preferito raggiungere un accordo di compromesso per consentire
il rientro anche a parte dei licenziati.

 Tenuto conto delle condizioni oggettive in cui deve operare il sindacato in Nicaragua, e della battaglia difficile che e' stata condotta, i risultati raggiunti sono da considerarsi un successo, e come tali sono stati salutati da tutti i gruppi che hanno partecipato alla campagna di solidarieta', fra cui Cenidh (Nicaragua),
presente alla firma dell'accordo, Taiwanese solidarity for Nicaraguan
workers (Taiwan), Campaign for labor rights e United students against
sweatshops (USA), Clean clothes campaign (Europa). Pedro Ortega, segretario
generale del sindacato dei lavoratori tessili e dell'abbigliamento chiude la
conferenza stampa dichiarando: "Questa e'una vittoria per tutti noi".

* Ersilia Monti lavora alla Clean Clothes Campaign e fa parte del Coordinamento lombardo nord/sud del mondo, P.le Governo Provvvisorio 6, 20127 Milano
tel. 02-26140345;  email: ermont@tin.it.
 
 



 
o (22 maggio 2001)

Riceviamo dalla Clean Clothes Campaign un articolo che tocca un tema fondamentale dell'attuale quadro economico: lo sfuttamento dei lavoratori del Sud del mondo 
a opera di
aziende del Nord.
 

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