copertina notizie percorsi interviste libri musica inchieste calendario novità scrivici
percors

Le politiche sanitarie per le comunità zingare
Un'ipotesi di lavoro per il piano sanitario della regione Emilia Romagna
 

    IPOTESI PER LA DEFINIZIONE DELLE LINEE DI INDIRIZZO 
DEL PIANO SANITARIO REGIONALE 1999-2001 
PER LA REGIONE EMILIA ROMAGNA
POPOLAZIONE TARGET: COMUNITA’ ZINGARE
PROPOSTA PRESENTATA 
AL GRUPPO DI LAVORO “ESCLUSIONE SOCIALE” 
E AL SOTTOGRUPPO “AREA ZINGARI” 
DA DIMITRIS ARGIROPOULOS E RITA PARADISI



 

“Sembra che nessuno voglia riconoscere che la storia
contemporanea ha creato un nuovo genere di esseri umani
- quelli che sono stati messi nei campi di concentramento 
dai loro nemici e nei campi di internamento dai loro amici” 
 
Hanna Arendt, Ebraismo e modernità

- PREMESSA

Quello degli zingari è un mondo riconosciuto solo attraverso stereotipi e pregiudizi o meglio è un mondo sconosciuto, circondato dal silenzio. Il non sapere, l’ignorare, ingrandito e amplificato dai mass media che distorgono l’immaginario collettivo per rafforzare il silenzio, è  proprio anche dell’istituzione, della politica. 
Questa popolazione, per sopravvivere, deve affrontare, in tempi brevi e rapidi, cambiamenti che possano portarla verso nuovi equilibi di sopravvivenza, in un incontro/scontro con il resto della popolazione e con le sue forme rappresentative ed istituzionali.
Se e quando questa realtà è considerata, lo è per l’abitare nei campi, centri di prima accoglienza o aree sosta, in una condizione che rafforza la povertà, soprattutto di relazioni e la separatezza.
Sono questi contesti di separazione, insospettabili e lagalizzati, che fanno nutrire e convivere più differenze: la differenza culturale e la povertà, la differenza culturale originaria dei gruppi e la cultura che si autonutre dal contesto di separazione, la devianza come proposta di integrazione con il resto della popolazione e la debolezza della proposta istituzionale per l’integrazione. Ed è in tali contesti che le differenze della malattia, della salute mentale, dell’handicap, si combinano con il vissuto di una cultura tradizionale millenaria, che si riformula a partire dalla cultura/subcultura del vivere nei campi.
Un abitare, questo, risultato di una collocazione “inevitabile”, giustificata storicamente con l’equazione pregiudiziale zingaro uguale nomade, che attraverso i tempi prolungati, supportati istituzionalmente, ha avviato meccanismi di sradicamento culturale, sostituendoli con una cultura propria, la cultura dell’apartheid.
L'integrazione deve invece essere intesa nella sua complessità, come riconoscimento delle differenze individuali e delle differenze etnico-culturali, come ricerca di possibili equilibri, basati sull’incontro/scontro, che possano permettere la convivenza fra popoli zingari e gagè.
E’ quindi necessario e urgente considerare e intervenire anche sulla questione della salute, al di là dei dati statistici, peraltro incompleti e inadeguati a registrare la reale presenza di questa popolazione sul territorio. 
Ciò è indispensabile per diminuire sensibilmente non solo l’insorgere delle patologie che hanno maggiore incidenza fra questa popolazione, quali quelle del cavo orale, dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, ma anche di tutte le patologie che possono presentarsi, in quanto gli zingari tendono a non riconoscere o a sottovalutare i primi sintomi della malattia e questo atteggiamento diventa il principale fattore culturale, rafforzato molto dalla subcultura dei campi, sul quale occorre intervenire.
La mancata risposta al bisogno di salute esige una risposta, che consenta anche il riconoscimento del bisogno stesso. Una risposta, anche su poche unità, diventa in questo contesto una risposta preventiva, capace di agire non solo sul soggetto, ma soprattutto sui membri della famiglia ed in particolare sui minori. 
Sviluppare un interesse sulla questione della salute, a partire dall’accettazione/riconoscimento del valore dell’alterità, rifiutando e contrastando quel principio dell’ omologazione che si impone ancora come determinante e che ha delineato “l’altro” dell’Occidente contemporaneo: chi non può consumare perché zingaro, povero, immigrato o profugo, come chi non raggiunge determinati livelli di produttività, ed è escluso dalla società dei soggetti di diritto. La sua diversità, la sua incapacità di omologarsi, lo rende ancora inaccettabile. 
E così, “... deve adattare più volte il suo comportamento alle difficoltà che incontra e spesso aggirare ostacoli altrimenti insuperabili ... affronta ogni ostacolo nel momento in cui vi si imbatte, tenta diverse vie per attraversarlo o aggirarlo, senza preoccuparsi troppo degli ostacoli futuri. ... Se lo consideriamo una figura geometrica il percorso della formica è irregolare, complesso e difficilmente descrivibile. Ma la sua è in realtà una complessità che si trova sulla superficie della spiaggia, non nella formica.” (Herbert Simon, Le scienze dell’artificiale).
 
 
 
 

A) SITUAZIONE EPIDEMIOLOGICA ATTUALE

1) Soggetti presenti sul territorio nazionale 

Non esistono rilevazioni precise del fenomeno zingari, perchè mai sono state organicamente censite le presenze reali, anche di fronte alle esigenze derivanti dall’applicazione delle leggi 40/98 sull’immigrazione e 390/92 sulla profuganza dalla ex-Jugoslavia, nonchè delle leggi regionali a tutela delle minoranze Sinte e Rom.
I censimenti effettuati dalle diverse regioni, non sempre hanno considerato il fenomeno nella sua complessità e usano spesso strumenti impropri (forze dell’ordine in luogo di indagini sociali).

Tab. 1) Stima della popolazione zingara sul territorio nazionale

Zingari TOTALE % sul totale % sulla popolazione
Cittadini italiani 70.000 63,6% 
Cittadini stranieri 40.000 36,4% 
Totale 110.000 100% 0,7%

Non esistono stime sulla presenza degli irregolari, tuttavia la fisionomia familiare dei gruppi balcanici e i continui flussi migratori fanno supporre che questi numeri siano destinati quanto meno a duplicarsi. 
Non sono disponibili dati relativi alla distinzione fra zingari nomadi e sedentari, nonchè alla suddivisione per sesso e per fasce di età della popolazione zingara registrata sul territorio nazionale. 

2) N. soggetti presenti sul territorio regionale 

L’indagine sulla popolazione zingara curata dalla regione Emilia Romagna, al novembre 1998 rileva la presenza nelle aree sosta di 1.851 zingari, dei quali 588 nell’area metropolitana di Bologna. Sul totale dei rilevati, 950 sono maschi, 901 femmine.

Tab. 2) Zingari in Emilia Romagna secondo il gruppo di appartenenza

Gruppo di appartenenza N. Zingari % sul totale
Sinti 1357 73,3
Rom * 418 22,6
Ex-Jugoslavia** 76 4,1
Totale 1851 100

* Non è chiaro se trattasi di Rom cittadini stranieri o italiani 
** Va segnalato che, dai dati della Provincia di Bologna, risultano presenti nell’area metropolitana di Bologna 382 rom slavi al febbraio ’98.

Tab.3  Zingari in Emilia Romagna per fasce di età.

FASCE D’ETA’ MASCHI FEMMINE TOTALE % SUL TOT.
0 - 5 151 152 303 16,35%
 6 - 14 225 192 417 22,53%
15 - 18   81  84 165   8,91%
19 - 30 222 214 436 23,56%
31 - 60 243 224 467 25,23%
   > 61   28  35   63   3,42%
TOTALE 950 901 1851 100%

Significativo è il dato sulla popolazione femminile in età compresa fra i 15 e i 30 anni, pari a 298 donne, che rappresentano il 16,10% della popolazione totale e il 33,07% del totale delle donne rilevate. Queste alte percentuali si devono ai matrimoni in età precoce, già a partire dal quindicesimo anno di età, e alle continue gravidanze. 
E’ utile evidenziare che questa rilevazione non è stata condotta su tutta la popolazione zingara presente sul territorio regionale. In particolare, per quanto riguarda l’area metropolitana di Bologna, 
si può osservare che:
v non sono stati rilevati tutti gli zingari Rom residenti nei centri di prima accoglienza per profughi della ex-Jugoslavia attivati ai sensi della L. 390/92, la cui presenza è pari a 384 persone nel febbraio ‘98 (rilevazione a cura del Servizio Sicurezza Sociale della Provincia di Bologna);
v non sono stati rilevati tutti gli zingari che vivono in aree di loro proprietà;
v non sono rilevati tutti gli zingari che vivono in aree abusive con o senza permesso di soggiorno, che si possono stimare, solo a Bologna, intorno alle 180 persone.
Dal confronto dei dati regionali aggiornati al 1998 con l’analoga rilevazione dell’agosto 1996, risulterebbe, in questi due anni, un calo delle presenze a livello regionale pari a 70 persone. In realtà, è indiscutibile l’aumento della presenza di zingari nel territorio emiliano-romagnolo dovuto al recente esodo dai territori della ex - Jugoslavia.

Tab. 4) Aree di maggior concentrazione 

Città Zingari presenti
Bologna 588
Modena 351
Reggio Emilia 343
Piacenza 142
Rimini 192
Su totale regionale 1851

In riferimento alla situazione abitativa, tutte le aree sosta pubbliche disciplinate dalla legge regionale n. 47/’88 sono costituite da roulotte di proprietà degli zingari. Le aree sono dotate di servizi ad uso comune, spesso in misura ridotta rispetto alle esigenze. Lo stesso vale per le aree dei Rom jugoslavi regolarizzati ai sensi della legge sull’immigrazione. L’equazione zingaro uguale nomade è radicata nelle politiche sociali della regione, e non considerano il fatto che i Sinti emiliani sono stanziali da ormai tre decenni, mentre i Rom Jugoslavi non hanno mai praticato il nomadismo.

B) CARICO DI MALATTIA

Non esistono rilevazioni a livello regionale riferite in generale alla questione della salute degli zingari. Dalla esperienza diretta e dalla letteratura sull’argomento, è possibile delimitare le aree di rischio sanitario, tenendo presente che, nel merito, c’è completa concordanza nella letteratura anche di diverse parti del mondo. 
Al di là dei dati statistici, è necessario e urgente intervenire sulla questione della salute, per diminuire sensibilmente non solo l’insorgere delle patologie che hanno maggiore incidenza fra questa popolazione, quali quelle del cavo orale, dell’apparato respiratorio e gastrointestinale, ma anche per prevenire tutte le patologie che possono presentarsi, a causa del fatto che gli zingari tendono a non riconoscere o a sottovalutare i primi sintomi della malattia, a nasconderla agli estranei alla famiglia perché motivo di “vergogna”: questo atteggiamento diventa il principale fattore di rischio sul quale occorre intervenire in via prioritaria per raggiungere gli obiettivi di salute.
Fra le risposte offerte diviene quindi prioritaria quella informativo/educativa che consenta agli zingari di riconoscere i bisogni veri di salute. 
Fra l’altro in questo contesto una risposta fornita a poche unità, assume anche un più ampio carattere preventivo, perchè è efficace non solo sul soggetto, ma anche sui membri della famiglia ed in particolare sui minori.
Va infine rilevata l’importanza sociale delle terapie odontoiatriche che, oltre a rispondere ad esigenze estetiche, rappresentano una questione di status symbol per la comunità di appartenenza. Intervenire a partire dalle malattie del cavo orale, può costituire lo sfondo integratore necessario per stabilire ed approfondire la comunicazione sui temi della salute.
 
 

Prima infanzia:
- malattie respiratorie;
- malattie dermatologiche;
- malattie esantematiche;
- malattie gastro-intestinali;
- malattie del cavo orale;
- basso peso/bassa statura;
- disturbi del comportamento alimentare;
- traumi da incidenti domestici.
 

Giovani adulti:
- sindromi gastro-intestinali;
- ipertensione;
- traumi da incidenti domestici e automobilistici;
- malattie ginecologiche;
- malattie del cavo orale;
- disturbi del comportamento alimentare;
- disagio psicologico.
 

Adulti
- disturbi cardiocircolatori;
- disturbi osteo-articolari;
- patologia respiratoria cronica;
- malattie metaboliche;
- infezioni alle vie urinarie;
- malattie ginecologiche;
- malattie del cavo orale;
- malattie tiroide;
- malattie degenerative;
- incidenti ed esiti;
- disturbi del comportamento alimentare;
- stato ansioso.
 

Costituiscono fattori di rischio per la salute degli zingari soprattutto le condizioni di vita nei campi, le difficoltà di accesso ai servizi sanitari e lo stato di povertà.

In particolare:
Ø L’abitare nei campi, sia in una situazione non strutturata (campi abusivi), sia nelle situazioni più strutturate (aree sosta o centri di prima accoglienza) comporta: sovraffollamento abitativo in condizioni di estrema precarietà; carenze igienico-ambientali per l’assenza o inadeguatezza di infrastrutture e servizi igienici; rischi connessi all’organizzazione dei campi, che obbliga la quotidianità domestica a svolgersi dentro e fuori l’unità abitativa e che risulta particolarmente problematica durante la stagione invernale. 
Ø Le difficoltà nell’accesso ai servizi sono dovute a: relativa complessità dei percorsi burocratici necessari per ottenere ed avvalersi dell’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, non adeguata presa in carico delle problematiche degli zingari da parte dei Servizi Sanitari, specificità culturali riguardanti la percezione della malattia e dei diritti, alta mobilità e relativa scarsa conoscenza dei percorsi socio-sanitari possibili.
Ø I disturbi del comportamento alimentare riguardano l’abitudine di mangiare molto, ad orari irregolari e solo quando è possibile, alternando tale comportamento con periodi di digiuno, anche prolungati fino a tre giorni, in assenza di cibo disponibile. Lo stato di gravidanza delle donne non costituisce un’eccezione a questa attitudine.
Ø Le condizioni igienico sanitarie e logistiche.
Ø Una riflessione particolare è necessaria riguardo al disagio mentale che non risulta, al momento, oggetto di una presa in carico da parte dei servizi, nemmeno quando si manifesta in modo evidente, senza però che questa evidenza si traduca in richiesta esplicita di aiuto, visti i differenti codici comunicativi e la standardizzazione degli iter scientifico-burocratici dei servizi psichiatrici. Di fatto, il disagio mentale non è stato verificato ed è difficilmente verificabile dai Servizi, per l’assenza di tecnici del settore in grado di distinguere fra codice culturale e disagio psichico. 
Ø Per quello che riguarda i minori con problemi di handicap, va segnalata l’assenza/presenza dei servizi socio-educativi e di sostegno psicologico che, anche quando si verifica la presa in carico, non intervengono con l’efficacia e il coinvolgimento che caratterizza l’abituale standard qualitativo di questi servizi. Anche in questo caso, la difficoltà maggiore è quella di considerare l’handicap riferito ad un contesto culturale differente e specifico.
Ø Particolare attenzione richiede la fascia di popolazione femminile che va dai 15 ai 35 anni di età (circa 400 in regione), soprattutto per quanto riguarda le ripetute gravidanze, vissute senza consapevolezza dei bisogni connessi a questo stato. 
Ø Si evidenzia infine la promiscuità e la stretta convivenza con numerosi animali di specie diverse (cani, ovini, pollame, ecc.). Tali animali, privi di qualsiasi controllo sanitario, risultano spesso di provenienza incerta ed è quindi impossibile verificare le eventuali condizioni zoosanitarie dei Paesi di provenienza. Le problematiche sanitarie sono poi aggravate dallo scarsissimo controllo che i proprietari esercitano sugli animali.
· La Rabbia, ad esempio, è ancora presente nei Paesi dell’area balcanica, da cui provengono molte famiglie e l’importazione di un qualsiasi mammifero non controllato può rappresentare un serio pericolo. L’abitudine di lasciar vagare gli animali senza alcun controllo rende poi quasi impossibile la profilassi prevista per legge e la verifica delle morsicature.
· La TBC è malattia trasmissibile dall’uomo al cane o al gatto, animali che, normalmente vaganti, vengono spesso a contatto fra loro e con altri esseri umani, ciò potrebbe determinare una recrudescenza della malattia.
· I probabili contatti di animali non vaccinati con i ratti potrebbero diventare veicolo di trasmissione per la Leptospirosi e altre zoonosi.
· Dermatomicosi e Rogne sono favorite dalla mancanza di igiene ambientale.
· Le macellazioni di ovini con modalità prescritte da principi religiosi che presuppongono spargimento di sangue e altri residui organici, per quanto estranee alla vigente normativa, costituiscono un possibile veicolo di trasmissione della Echinococcosi.
· Disagi e disturbi arrecati alla popolazione residente dagli animali senza controllo rappresentano l’aspetto forse meno pericoloso, ma più frequente del problema.
 

B) STRUMENTI OPERATIVI E RISORSE

I Servizi ospedalieri e territoriali nel loro insieme non sempre sono consapevoli della differenza della cultura zingara, non conoscono le specificità socio-culturali di questa etnia, in particolare riguardo alla percezione della malattia ed ai sistemi di cura, tradizionali e non. 
 Più esperti in questo ambito professionale risultano i servizi di consultorio pediatrico e famigliare. Non sono stati attivati servizi sanitari a bassa soglia o ad hoc.
Per intervenire efficacemente, sono necessari interventi contemporanei articolati su vari livelli, con il diretto coinvolgimento degli zingari:

Ø Livello medico-epidemiologico: studio del fenomeno a partire dalla registrazione esatta delle prestazioni effettuate dai Servizi nei confronti di questa popolazione e da uno screening sullo stato di salute della popolazione presente;
Ø Livello di intervento sociale: indagine sulla presenza e sulle condizioni di vita degli zingari in Emilia Romagna, risanamento degli ambienti di vita, intervenendo anzitutto sulle infrastrutture nei campi esistenti;
Ø Livello di intervento socio-educativo: educazione sanitaria nei campi puntando in modo particolare ad una sensibilizzazione sul tema della prevenzione e delle terapie di base; corsi di formazione/sensibilizzazione per operatori sanitari e sociali.
Ø Livello di intervento amministrativo-burocratico: per facilitare l’iscrizione e l’accesso ai servizi da parte di questa popolazione, in modo da ridurre al minimo la dispersione sanitaria.
 

 D) OBIETTIVI 

 OBIETTIVO GENERALE

 Migliorare lo stato di salute delle popolazioni zingare e le capacità comunicative degli zingari e degli operatori del servizio pubblico, privati e del volontariato favorendo
 una diminuzione dell’incidenza delle principali patologie riscontrate nella popolazione zingara, dovute essenzialmente alle condizioni di vita nei campi, agli strumenti culturali deboli tramite i quali gli zingari affrontano la malattia e il rapporto con i servizi. 

 La questione della salute zingara riguarda una popolazione numericamente limitata, ma è fondamentale che venga affrontata in modo integrato ed integrale avviando un programma in grado di intervenire complessivamente su tutti i fattori di rischio, in modo sinergico con altri soggetti di intervento (enti locali, volontariato, ecc.).

1° obiettivo intermedio

Studiare e analizzare, a livello regionale e locale, lo stato di salute della popolazione zingara, la tipologia delle malattie presentate e l’utilizzo dei Servizi Sanitari.
 

 L’esito finale atteso è la registrazione esatta delle problematicità, sia rispetto all’accesso e all’uso dei Servizi, sia rispetto alle patologie riscontrate, calibrando successivamente le azioni specifiche per migliorare la relazione e le prestazioni.

obiettivi specifici

 1.1 Accrescere le conoscenze sulle caratteristiche del fenomeno sul territorio regionale, con particolare riguardo agli aspetti di natura sanitaria. A breve termine
 1.2 Migliorare le conoscenze epidemiologiche sullo stato di salute della popolazione zingara. A medio termine.

 AZIONI 
Ø Attivare un’indagine ad hoc, in ambito regionale, per rilevare l’esistente riguardo alle prestazioni e alle cure di cui usufruiscono gli zingari. Tale indagine dovrebbe inoltre evidenziare da un lato la percezione dei diretti interessati sulla malattia e sull’aiuto che ricevono dai servizi, dall’altro la valutazione in merito degli operatori del SSN, in quanto testimoni privilegiati delle relazioni d’aiuto all’interno dei Servizi stessi.
Ø Fornire gli operatori dei servizi specialistici ambulatoriali e ospedalieri di strumenti di rilevazione adeguati a registrare l’appartenenza del paziente a questa popolazione , soprattutto per capire la sua collocazione sociale e abitativa che incide in modo considerevole sulla salute.

2° obiettivo intermedio

 Superare le condizioni che favoriscono l’insorgere di emergenze di tipo socio-sanitario nei Centri di prima Accoglienza e nelle Aree Sosta presenti sul territorio, e progettare interventi per affrontare nuove emergenze che possono manifestarsi a partire da cause non territoriali, come per es. il flusso non programmabile di profughi e profughe.

  L’esito finale atteso è il superamento del sistema dei campi e dei centri di prima accoglienza come sistema abitativo appartato . 

obiettivi specifici

2.1 Fornire consulenza e appoggio agli Enti Locali ed al volontariato per la modifica delle condizioni socio-abitative.
2.2     Progettare un sistema/unità di crisi estremamente agile e flessibile (rete dei referenti e meccanismi operativi necessari) da attivarsi in caso di emergenze dovute a possibili nuovi arrivi per cause non programmabili (ad esempio sul modello di quella realizzata a Bologna per l’accoglienza dei profughi kossovari nella primavera/estate ‘99).

 AZIONI 
Ø Coinvolgere gli Enti Locali, del privato sociale e degli zingari, attraverso la costituzione di un tavolo di coordinamento politico e soprattutto tecnico.
Ø Istituire a livello locale una Commissione interistituzionale e interprofessionale, che fornisca indirizzi operativi.
Ø Costruire una rete regionale di esperti appartenenti alle varie Istituzioni pubbliche, private e del volontariato.
  Le azioni seguenti, che attengono all’ambito del sociale, contribuirebbero in maniera determinante al raggiungimento degli obiettivi di salute:
- favorire il passaggio dal campo alla casa, sia come apertura dell’edilizia popolare che come percorso individualizzato con abitazioni reperite sul mercato;
- sostenere una politica di realizzazione delle aree a destinazione particolare, sia pubbliche che private, da destinare a singoli gruppi familiari di zingari nomadi;
- fornire all’interno dei campi di servizi igienici adeguati alla popolazione presente (un servizio per ogni nucleo familiare), possibilmente con accesso diretto dalla roulotte o container.
- mettere a norma le aree per quanto riguarda la fornitura di acqua, di energia elettrica ecc., nonché l’adeguamento e il miglioramento delle aree dal punto di vista urbanistico e paesaggistico, in modo da ridurre gli effetti nocivi sulla salute dovuti all’inquinamento atmosferico, acustico, termico,ecc.
- diminuire il numero di persone presenti nei centri di prima accoglienza, dando avvio a quel meccanismo di rotazione che favorisce l’uscita dal CPA dei nuclei familiari realisticamente in grado di mantenersi autonomamente, anche per consentire l’attivazione di nuove accoglienze.
- facilitare il collegamento tra i campi e i mezzi di trasporto pubblico, problema strutturale e cronico che influenza negativamente la vita sociale degli zingari e soprattutto delle zingare favorendo le condizioni di isolamento, anche su questioni che riguardano la salute e il corretto uso dei Servizi. 
 

3° obiettivo intermedio
 Favorire l’iscrizione di tutta la popolazione zingara residente e presente al SSN.

 L’esito finale atteso è l’iscrizione di tutti gli zingari al SSN e l’attenzione alla specificità zingara, includendo quindi la differenza nel SSN, senza creare servizi differenziati.

obiettivi specifici
 A breve-medio termine:

3.1 Indagare sulle dimensioni reali dell’iscrizione al SSN e sull’uso del tesserino di soccorso o esperienze similari, per avere la registrazione esatta del fenomeno;
3.2 Applicare rigorosamente la normativa in merito ed in particolare, per quanto riguarda gli zingari cittadini stranieri, quella sull’immigrazione, di pubblicazione assai recente, per gli aspetti relativi alle disposizioni in materia sanitaria.
3.3 Prevedere un’azione socio-educativa. 

 AZIONI
Ø La rete di esperti elabora un semplice schema di indagine.
Ø Ciascuna realtà locale opera un’indagine presso i servizi comunali e sanitari.
Ø Le aziende sanitarie, sulla base delle condizioni specifiche, in particolare della presenza e della tipologia degli interventi offerti dal volontariato, definiscono percorsi facilitati per l’iscrizione dei residenti e modelli assistenziali applicativi del codice regionale STP.
Ø Svolgere specifici interventi di educazione alla salute presso i luoghi di abitazione degli zingari, al fine di spiegare l’accesso e l’utilizzo dei servizi sanitari, sottolineando le differenze previste per residenti e presenti.
 I processi e le azioni individuate necessitano di un’azione amministrativa coordinata fra gli uffici competente, quali: Anagrafe Comunale, Anagrafe Sanitaria, Ufficio Stranieri.
 
 

4° obiettivo intermedio

 Migliorare lo stato di salute della popolazione zingara attraverso più interventi coordinati.

  Gli esiti finali attesi sono:
- avvicinare questa popolazione alle strutture e al personale del SSN, sottolineando ad entrambe le parti le specificità e peculiarità, rafforzando la comunicazione e favorendone l’accettazione e l’intesa reciproca;
- favorire la presa di coscienza da parte degli zingari sulle loro condizioni di vita e su come queste incidono rispetto al fattore salute. “Non solo chi sono, ma come sono”. 

obiettivi specifici
 A breve-medio termineficate:

 4.1 Migliorare l’appropriatezza nell’uso dei Servizi Sanitari da parte degli zingari, incentivando un uso corretto delle strutture sanitarie, rafforzando l’assistenza medica di base in particolare per i membri più deboli della popolazione zingara (donne, bambini, anziani) e diminuire sensibilmente il ricorso al Servizio di Pronto Soccorso e migliorando l’accessibilità e l’accoglienza da parte dei Servizi.
 4.2 Diminuire sensibilmente l’insorgere di malattie dell’apparato respiratorio e  gastrointestinale e delle malattie ginecologiche e pediatriche.
4.3 Avviare azioni di prevenzione delle malattie del cavo orale e consentire l’accesso alle terapie, considerando che questo è un problema generalizzato ed esteso a tutta la popolazione zingara, da essa concepito come una questione grave per motivi di estetica e di status sociale e che può diventare lo “sfondo integratore” per gli interventi sulla salute in generale, perché permetterà e faciliterà la comunicazione su questi temi.
4.4 Avviare una riflessione, accompagnata da azioni mirate, sulla questione del disagio mentale.
4.5 Sperimentare interventi di aiuto per rispondere al disagio mentale e all’handicap, che considerino la differente contestualizzazione culturale e sociale.
4.6 Favorire una maggiore consapevolezza delle donne zingare sull’opportunità di un controllo del percorso nascita e sulle possibilità di accesso ai servizi per la genitorialità e l’infanzia. 

AZIONI
Ø Promuovere la distribuzione capillare e omogenea dei pazienti zingari iscritti al SSN, tra i medici e pediatri del territorio limitrofo ai campi.
Ø Effettuare interventi mirati di screening su aree specifiche della salute zingara con offerta di servizi a bassa soglia, solo per possibili risposte immediate.
Ø Elaborare a livello locale semplici protocolli di accesso che facilitino l’intervento sui primi sintomi di malattia, solitamente trascurati dagli zingari.
Ø Avviare un meccanismo di accesso unico alla rete dei Servizi, valorizzando la figura del medico/pediatra di base, il quale dovrebbe fungere da persona chiave per l’accesso alla rete dei servizi e degli attori.
Ø Attivare pienamente e rafforzare il Servizio di assistenza sanitaria di base, prevedendo visite periodiche e regolari alla famiglia che vive nel campo, da parte delle Assistenti Sanitarie Visitatrici, con particolare riguardo alla salute dei bambini in età 0-3 anni e delle donne in gravidanza, anche fornendo servizi ausiliari che favoriscano l’accesso ai servizi per la genitorialità e la prima infanzia; in particolare vanno sostenute e incoraggiate le donne in stato di gravidanza affinchè usufruiscano dei corsi di preparazione al parto che possono a loro volta contemplare e valorizzare la cultura zingara a questo proposito.
Ø Avviare, in collaborazione col volontariato, interventi di educazione alla salute e di educazione sanitaria di base nei campi, anche per spiegare come prevenire le malattie che gli zingari recepiscono come non gravi e l’utilizzo dei servizi sanitari.
Ø Rafforzare il Servizio di assistenza domiciliare agli anziani, per consentire alle ADB di effettuare visite periodiche all’anziano che vive nel campo, per interloquire sugli aspetti igienici e abitativo-sanitari e per fornire servizi ausiliari (come ad es. l’accompagnamento) che possano facilitare l’accesso alle strutture sanitarie di questa fascia della popolazione zingara;
Ø Creare gruppi di lavoro/studio, con il coinvolgimento di etnopischiatri, etnopsicologi, pedagogisti, antropologi, educatori, psicologi sociali, in grado di osservare le possibili manifestazioni del disagio mentale nelle comunità zingare e di elaborare ipotesi di intervento adeguate;. 
Ø Attivare, per un periodo limitato (tre anni), l’istituto delle incentivazioni per il medico di medicina generale ed il pediatra di base per effettuare prestazioni di particolare impegno professionale e visite domiciliari programmate. Ciò al fine di stabilire relazioni medico-paziente su una base condivisa e continuativa con questa popolazione.
Ø Nelle fasi di avvio, supportare gli interventi (in particolare le visite domiciliari del medico e/o dell’ASV e dell’ADB) con mediatori culturali (nella maggior parte dei casi identificati con gli operatori del campo).
Ø Le azioni vanno precedute e supportate dall’attivazione di brevi corsi di formazione/sensibilizzazione rivolti agli operatori sanitari e mirati ad informarli correttamente sulla salute e sulla comunicazione zingara, nonchè a confrontarsi con loro sulle perplessità e le difficoltà che si trovano ad affrontare.

 Costituiscono condizioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi:
¨ forte sinergia sugli obiettivi prefissati e per la realizzazione delle azioni indicate, attraverso una rete tra servizi sanitari e servizi sociali, nonchè fra gli enti pubblici e del privato sociale preposti alla loro erogazione;
¨ uso flessibile e ampio della disciplina che regola gli interventi della medicina di base e di comunità;
¨ concertazione e stipulazione di accordi fra le parti: AUSL, Enti Locali, personale sanitario ed ausiliario coinvolto e popolazione oggetto dell’intervento;
¨ collaborazione con le associazioni del volontariato che conoscono bene la realtà dei campi.

5° obiettivo intermedio

 Migliorare la comunicazione tra zingari e Servizio Sanitario Nazionale.

 Gli esiti finale attesi, da raggiungersi in tre anni, riguardano la possibilità per gli zingari di operare delle scelte in ambito sanitario orientate sulla prevenzione primaria più che su quella secondaria e terziaria, rafforzando un esame di realtà conveniente per la loro condizione, tramite una maggiore presa di coscienza.

obiettivi specifici
 5.1 Avviare una complessa azione socio-educativa rivolta ai diretti interessati sia come singoli, che come famiglie, che come collettività e agli operatori del settore, 

 AZIONI

Ø Progettare a livello locale azioni socio-educative riguardanti la salute rivolte alla popolazione zingara. 
Ø Realizzare incontri e assemblee tematiche con i singoli, le famiglie e la comunità, per: presentare le azioni, recuperare positivamente gli usi e i costumi tradizionali che hanno maggiore attinenza con le questioni relative alla salute, informare su pratiche alimentari e igieniche, sui rischi da incidenti domestici, sull’uso dei servizi, sui diritti, ecc., fornire materiale illustrativo o mediatico pedagogicamente adeguato
Ø Realizzare corsi di formazione/sensibilizzazione brevi rivolti al personale sanitario e ausiliario che lavora nei servizi territoriali e nelle strutture ospedaliere.

 Costituiscono condizioni necessarie per il raggiungimento degli obiettivi:
¨ Una forte sinergia fra AUSL, Università, Agenzie formative territoriali, Enti locali e Associazioni rappresentative della comunità zingara, ma anche enti come il Centro studi zingari di Roma, ecc. per organizzare al meglio i corsi di formazione/sensibilizzazione e le altre iniziative previste. Va sottolineato che tali corsi possono essere realizzati con finanziamenti provinciali.
¨ Una forte motivazione degli operatori.

6° obiettivo intermedio

 Migliorare il rapporto fra persone ed animali.

obiettivi specifici

 AZIONI
Ø Censire gli animali presenti nei campi, la motivazione e la frequenza di ricambio degli stessi. 
Ø Individuare i medesimi tramite anagrafe degli animali.
Ø Effettuare intervento di
· controllo sanitario, specifico e legalmente valido per ogni specie.
· profilassi obbligatoria o consigliata,
· indagini diagnostiche specifiche in caso di sospetta o provata malattia trasmissibile.
Ø Interventi mirati di sensibilizzazione 
· sui rischi sanitari conseguenti alla promiscuità e alla alimentazione degli animali,
· sui comportamenti utili ad evitare gli infestanti,
· sulla limitazione delle nascite, nonché idonei interventi chirirgici.
· sulle modalità di macellazione appropriate dal punto di vista sanitario.
Ø Attivare modalità di controllo periodico per gli animali presenti in tali comunità.

E) MONITORAGGIO E VALUTAZIONE

Il monitoraggio delle azioni descritte e la valutazione del raggiungimento degli obiettivi indicati, non deve differenziarsi dalle modalità normalmente attivate a tale scopo da parte delle strutture del SSN.
Si propone comunque, per rafforzare tali attività di monitoraggio e valutazione, l’istituzione, per ogni Provincia della RER, di una Commissione ad hoc, che veda la partecipazione di esperti appartenenti alle Aziende Sanitarie, agli Enti Locali, al Volontariato. 

Bologna, ottobre 1999 
 

       Dimitris Argiropoulos e Rita Paradisi
Dott. Dimitris Argiropoulos, 
Progetto Rom Europe, Centro Multietnico Navile di Bologna
Dott.ssa Rita Paradisi, 
Servizio Sicurezza Sociale, Amministrazione Provinciale di Bologna.
 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:

AUTORI VARI
- Est e Ovest a confronto sulle politiche regionali e locali verso i Rom. Atti  convegno internazionali di studi, Roma, 28 - 29 settembre 1991, in “Lacio Drom”, supplemento al n. 1-2, Centro Studi Zingari, Roma, 1992.

ARGIROPOULOS DIMITRIS
- Immigrazione, profuganza e percorsi di integrazione: lavoro, disoccupazione e sopravvivenza dei rom jugoslavi a Bologna, in  “Lacio Drom”, n.2/99, Centro Studi Zingari, Roma, 1999

ARLATI, ANGELO et al.
- Gli zingari. In “Il calendario del popolo”, n.606, Milano, 1997.

ASSOCIAZIONE ITALIANA ZINGARI OGGI (a cura di)
- Rom: medicina tradizionale e servizi sanitari, r.i.p., s.d.

BRUNELLO, PIERO
- L’urbanistica del disprezzo. Campi Rom e società italiana, Manifestolibri, Roma, 1996.

CALABRO’, ANNA RITA
- Il vento non soffia più. Gli zingari ai margini di una grande città, Marsilio, Venezia, 1992.

CANEVARO, ANDREA 
- Fare o avere un progetto, documento ad uso didattico, r.i.p.

CANEVARO, ANDREA e CHIEREGATTI, ARRIGO
- La relazione d’aiuto, Carozzi, Bologna, 1999

CARITAS DI ROMA,
- Salute zingara, Ed. Anterem, 1998

COLOCCI, ADRIANO
- Gli Zingari. Storia di un popolo errante, Forni, Torino, 1889.

COPPO, PIERO
- Etnopsichiatria, Il Saggiatore, Milano, 1996.

COZANNET, FRANCOISE
- Gli zingari. Miti e usanze religiose, Jaca Book, Milano, 1975.

DESJARLAIS, ROBERT
- La salute mentale nel mondo. Problemi e priorità nelle popolazioni a basso reddito, Il Mulino, Bologna, 1998.

GRUPPO ABELE, 
- Annuario sociale 1999, Ed. Gruppo Abele, Torino, 1999

KARPATI, MIRELLA (a cura di)
- Zingari ieri e oggi, Centro Studi Zingari, Roma, 1993.

KENRICK, DONALD e PUXON, GRATTAN
- Il destino degli Zingari, Rizzoli, Milano, 1975.

LAMARA FARID e GILG SOIT ILG ANABELLE 
- Indagine sulla salute dei Rom in Grecia, Spagna e Francia, Progetto Rom Europe, Medici del Mondo, Parigi, ciclostilato, 1999.

LA CECLA, FRANCO
- Mente locale. Per un’antropologia dell’abitare, Elèuthera, Milano, 1993.

LIEGEOIS, JEAN PIERRE
- Zingari e Viaggianti. Dati socio-culturali, dati socio-politici, Consiglio d’Europa, Strasburgo, 1985 (ed it. a cura di “Lacio Drom”, Roma, 1985).
- Rom, Sinti, Kalè... Zingari e Viaggianti in Europa, Consiglio d’Europa, Strasburgo, 1994 (ed it. a cura di Lacio Drom, Roma, 1996).

NATHAN, TOBIE
- La follia degli altri. Saggi di etnopsichiatria, GEF, Firenze, 1990.

OSSERVATORIO METROPOLITANO DELLE IMMIGRAZIONI,
- “La società multietnica”, n. 2, 1996, supplemento a “Provincia”, n. 6, Bologna, 1995.

PIASERE, LEONARDO
- Popoli delle discariche. Saggi di antropologia zingara, CISU, Roma, 1991. 

PIASERE, LEONARDO (a cura di)
- Comunità girovaghe, comunità zingare, Liguori, Napoli, 1995.

REGIONE EMILIA ROMAGNA (a cura di)
- Rapporto sulla popolazione nomade presente nella Regione Emilia Romagna  Indagine riferita al novembre ‘98.

SERVIZIO SICUREZZA SOCIALE PROVINCIA DI BOLOGNA (a cura di)
- Indagine sulla situazione dell’accoglienza ai profughi della ex-Jugoslavia nei centri della Provincia di Bologna (febbraio 1998), r.i.p. 

TOSI, ANTONIO
- Immigrati e senza casa. I problemi, i progetti, le politiche, Angeli, Milano, 1993.

VIDALI, DENI (a cura di)
- La donna zingara: tradizione e mutamento, in “Zingari Oggi”, supplemento al n. 2, Associazione Italiana Studi Zingari, Torino, 1988.

WIERNICKI, KRZYSZTOF
- Nomadi per forza. Storia degli zingari, Rusconi, Milano, 1997.

ZIMMERMANN, MICHAEL.
- La sezione L3. Ricerca sugli zingari dell’Ufficio di Sanità del Reich durante il nazismo, in “Lacio Drom”, n 1, Roma, 1995. 
 
 
 
 
 
 


o Altri articoli

Il dossier
zingari
di Nonluoghi
 
 
 

(7 dicembre 2000)

Le news
e i commenti
nel notiziario
di Nonluoghi
 
 

 

copertina
notizie
 percorsi
interviste
i libri
musica
inchieste
calendario
novità
scrivici