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La Rete censurata nel mondo
 


   Internet immenso territorio dell’utopia e della libertà? Non sempre, a vedere dal numero crescente di paesi che con ragioni molteplici tentano di limitare l’accesso alla rete. A limitare, cioè, la libera circolazione delle informazioni che è la ragion d’essere della ragnatela telematica globale.
   L’organizzazione Reporters sans frontieres   ha diffuso il mese scorso un rapporto sulla situazione della censura in Internet dal quale emerge che la situazione più preoccupante, ovviamente, riguarda regimi in cui in generale non esiste libertà di stampa. In Iraq e Corea del Nord, per esempio, non è possibile accedere alla rete. Qualcuno si chiederà, allora, come gli sia stato possibile visitare i siti istituzionali o turistici su quei paesi: semplice, la gestione avviene totalmente dall’estero. 
   Forme più blande di censura su Internet sono in vigore in altri stati: si va dal monopolio pubblico dei provider a una severa legislazione sull’attività di quelli privati. Qualche paese ha anche introdotto l’obbligo per chi vuole diventare un navigatore nel cyberspazio di registrarsi in un elenco gestito dallo stato. 
  Altri meccanismi in funzione nel villaggio globale sono i figltri che impediscono di accedere a siti non nazionali. Si arriva persino al controllo preventivo della posta elettronica che solo dopo il vaglio del Grande Fratello statale viene recapitata. Reporters sans Frontieres denuncia stati come la Cina, la Libia, la Tunisia, Cuba, l’Iran, il Sudan, il Vietnam, la Sierra Leone, alcune repubbliche caucasiche, che attuano tutte o alcune delle forme di censura citate. Come si vede, il gap Nord-Sud del mondo è anche in rete.


o Che cosa rappresenta e può rappresentare la rete nel quadro dei cambiamenti nella prassi ma anche nell'immaginario (e quindi nella gestazione del cambiamento) della nostra vita quotidiana? E' vero che la rete è implicitamente "democratica" o non è piuttosto vero che, come ogni altro strumento, dipende da come la si usa? Con un martello, dice Chomsky, puoi spaccare la testa a qualcuno ma anche costruire una casa. Presto in nonluoghi un dibattito aperto.
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