ii percorsi

Medicina naturale e autoguarigione, l'altra via (boicottata) al benessere
Osteopatia e dintorni olistici, uno sguardo a un volume dell'americano Andrew Weil
 

  La mucca pazza dall'I’inghilterra. Risultato dell’uso di mangimi adulterati. Dalla Scandinavia, il pollo letale, a causa di un batterio killer. Scatenato dall’impiego costante di antibiotici. La natura si ribella in modi diversi e spesso drammatici ai comportamenti umani che ignorano e financo sabotano il «cerchio da chiudere» di cui parla l’ecologista Barry Commoner: il ciclo biologico, il grande segreto della vita sul pianeta terra.

  Laura Conti scriveva anni fa del suo conoscente architetto convinto delle infinite capacità rigeneratrici della natura; una tesi contrapposta a quella dell’amico filosofo, che insisteva sui confini segnati dall’entropia e sul rischio di accelerare vertiginosamente il degrado della qualità della vita, fino ad annullare le condizioni fisiche della sopravvivenza mediante comportamenti collettivi disinvolti e spesso subordinati a logiche meramente economiche.
Alla stessa stregua del pianeta del quale siamo  gli abitanti più potenti, si potrebbe considerare il nostro corpo: misteriosa fusione di elementi chimici e fisici, fluire ritmico di acqua e di aria. Una magica orchestra che, come il segreto della vita sulla terra, risponde a leggi fisiche e a equilibri di probabilità in buona misura ancora ignoti o inspiegabili all’intelletto dell’Homo sapiens.
Una delle meraviglie del corpo umano è il meccanismo di autoguarigione, con l’interazione di mente e corpo. Una reazione riparatrice che scatta dopo una lesione (a cominciare da una banale ferita) e che talora sembra in grado di sconfiggere anche malattie serie, come documenta la rimarchevole casistica medica sul fenomeno della «remissione spontanea».

Il sistema di autoguarigione

  Ma anche il sistema di auto-guarigione, come lo scorrere della vita sul pianeta terra, funziona se si rispettano alcune condizioni di fondo, altrimenti si riduce o si estingue. Lo spiega Andrew Weil nei suoi fortunati volumi, come “Guarire da soli: guida alla salute naturale" (Mondadori, 371 pagine, 32 mila lire).
L’autore è un noto medico americano, laureato a Harvard; ma gli insegnamenti accademici, l’approccio complessivo alla salute, o meglio, alla malattia, non lo convincevano affatto. Pertanto, scettico sulla medicina convenzionale allopatica, Weil si laurea anche in botanica e muove alla ricerca di una via diversa al benessere psicofisico. Percorre l'America Latina e l'Africa nella speranza di scovare uno sciamano che realmente custodisca la chiave di una rivoluzione terapeutica: "La mia. formazione medica mi spingeva a fuggire dal mondo delle cure invasive e tecnologiche per inseguire un ideale romantico di guarigione naturale”. Ma gli incontri con i guaritori delle millenarie popolazioni autoctone nella foresta pluviale non svelano alcunché del legame tra «magia», religione e medicina. Servono, tuttavia, a capire che la ricerca non deve rivolgersi a territori esotici e misteriosi, bensì concentrarsi sull’ambiente nel quale andrà applicata.

Quel vecchio medico che guariva con le mani

Dunque, Weil torna in America. E a Tucson, Arizona, incontra un medico ottuagenario (oggi ultranovantenne) di formazione osteopatica: Bob Fulford. Un vecchio venuto da Cincinnati, che a Tucson si è ritirato in pensione. Ma, in seguito a un suo intervento in un’emergenza per salvare un bimbo con la polmonite, la sua fama si diffonde anche lì ed è costretto dalle circostanze a riprendere la sua pratica. Le sue sedute sono brevi: poche domande al paziente, controllo degli arti, della respirazione e degli «impulsi craniali»; 
infine, passaggio con un martelletto a percussione, manipolazione della testa e qualche manovra di raddrizzamento della schiena. Poi, impartisce «esercizi alquanto strani» ai suoi pazienti e normalmente spiega: «Le ho rimosso lo shock dal corpo, ora deve solo lasciar fare a Madre Natura».

Un osteopata "vecchio stampo"

   Andrew Weil rimane stupefatto: "A poco a poco cominciai a rendermi conto che stavo assistendo a qualcosa di straordinario. In realtà, quell’uomo anziano di poche parole con le sue mani forti stava guarendo molte persone che venivano da lui con i disturbi più diversi spesso in una so la seduta. Anche se, apparentemente, la sua terapia sembrava del tutto insignificante". 

   Bob Fulford è un osteopata «vecchio stampo»: si attiene severamente ai principii del fondatore di questa disciplina medica, Andrew Taylor StilI (1828-1917) che rinnegava farmaci tossici e limitava la terapia alla manipolazione delle ossa. "La - teoria - spiega Weil -  era di regolare le attività del corpo dal punto di vista meccanico, per permettere al sistema circolatorio e a quello nervoso di funzionare a dovere e di far fluire  le forze guaritrici verso le zone malate".
Sul piano generale, l’osteopatia (che negli  Stati Uniti è una laurea equiparata alla medicina) ha perso, con l’andare del tempo, le peculiarità che la distinguevano, per il rifiuto dei farmaci e della chirurgia, dalla tradizionale allopatia. Oggi, solo una minoranza di medici osteopatici resta fedele ai dettami del fondatore della disciplina e si ispira, in particolare, alle singolari teorie di William Sutherland, che sviluppò gli studi di A. T. Still e nel 1939 annunciò la scoperta del «meccanismo respiratorio primario» e di una tecnica per modificarlo: la «terapia craniale o cranio-sacrale». La teoria, frutto di anni di. ricerche, incontrò ovviamente un’enorme resistenza nell’ambiente scientifico: "Fu considerata dai più un eresia - osserva Weil - e solo di recente i ricercatori dell’Universitù del Michigan hanno confermato con l'ausilio dei raggi X l'intuizione di Sutherland sui movimenti delle ossa del cranio". Un’"eresia", dunque. E solo pochi osteopati l’accettarono 60 anni fa. 
   Uno di questi era il giovane Bob Fulford.

Lasciar andare il movimento ritmico del corpo

   Già allora, dunque, Fulford era convinto che "il sistema nervoso centrale e le strutture a esso associate hanno un movimento ritmico continuo che è la caratteristica fondamentale - (forse la più importante) della vita umana e della salute dell’uomo". Il dottor Sutherland pensava di aver individuato i meccanismi regolatori di questo movimento vitale e a tale intuizione s’ispira l’attività di Fulford. In sintesi, capire se il «sistema» gira bene o se bisogna intervenire perché si è «inceppato» (a causa di un trauma fisico o psichico, spesso risalente ai primi anni di vita o addirittura al momento del parto).

La violenza della medicina scolastica

  Dalla lunga esperienza accanto al vecchio Fulford, l’autore trarrà una serie di osservazioni fondamentali: "Il corpo tende verso lo stato di benessere; la guarigione è una forza naturale; il corpo è un tutt’uno e tutte le sue parti sono collegate fra loro; non esiste separazione fra mente e corpo; le opinioni dei medici influenzano molto le capacità di guarigione dei pazienti".
Da qui, lo sforzo di individuare uno stile di vita (alimentazione, attività fisica, controllo della respirazione eccetera) che assicuri l’equilibrio del sistemadi autoguarigione e i rimedi naturali che lo affianchino in caso di malattia, dai prodotti alimentari alle varie scuole terapeutiche (medicina naturale, cinese, omeopatica, osteopatica, ayurvedica e così via). Di fondo, una filosofia che diverge dalla medicina convenzionale, dalla sua scarsa considerazione delle potenzialità di ogni singolo individuo e dalla sua riduzione della terapia a un attacco chimico (e tossico) esterno che spesso si limita a colpire i sintomi della malattia (fino all’incubo della resistenza microbica agli antibiotici, cioè al rischio di precipitare indietro di un secolo nella efficacia terapeutica).

Medici e ospedali trasmettono pessimismo ai pazienti

   Ma Weil contesta non solo la "violenza" della medicina allopatica: anche il «pessimismo» che ospedali e dottori trasmettono al paziente. E delinea un futuro nel quale l’approccio sanitario porrà in primo piano la salute e non la malattia, pur senza escludere le strutture e le terapie tradizionali per alcune emergenze in situazioni degenerate e per il pronto soccorso. 

A monte le cause sociali ed economiche

  Certo, in proposito, vien fatto di osservare, che chi crede in una siffatta evoluzione dev’essere uno spirito ottimista: in realtà, le cose sono parecchio complicate e l’autore (almeno dal punto di vista del lettore italiano) sembra sottovalutare il potente circolo della sanità ufficiale e lo sterminato business dei farmaci, dei macchinari sanitari e degli esami cImici. Per non parlare delle origini sociali e economiche della malattia che spesso stanno a monte...
Comunque sia, il volume di Weil si rivela sen’zaltro interessante e anche il lettore meno incline a discutere le «verità» della sentenziosa medicina contemporanea potrà giovarsi quantomeno di un salutare invito al dubbio. 
Lo stile narrativo è accattivante, l’esposizione delle teorie sull’autoguarigione è densa di riferimenti scientifici e consigli pratici, e si alterna a testimonianze su casi di «remissione spontanea» anche di malattie gravissime. 
Il volume, insomma, quantomeno svela orizzonti da scrutare con curiosità; invita a riflettere; apre spazi oltre i rigidi confini della medicina "burocratica".
   Insomma, un po' di ossigeno in un territorio, la sanità, dove spesso manca l'aria.

(z. s.)

o La medicina tradizionale, industrializzata, gli ospedali, gli esami clinici a raffiche, gli interventi chirurgici assomiglia sempre di più a una rincorsa alla guarigione che avviene nello stesso contesto e con le stesse logiche dominanti nella società che la malattia, se non proprio produce, catalizza. La medicina naturale, tra le altre cose, tenta di restituire agli essere umani la forza di autoguarigione propria di ognuno.Il problema, è evidente, resta a monte, nello stile di vita e nelle costrizioni economiche e sociali che inducono a modi di vivere e di alimentarsi a rischio. Tuttavia, anche nel fronte strettamente terapeutico è ormai chiaro che qualcosa si può fare affinché le strade alternative alla medicina invasiva non siano più ignorate o boicottate dalle istituzioni pubbliche, come ancora in gran parte dei casi avviene.
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