ipensieri&sentieri
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Veltroni all'Università:
qualcuno ha capito cosa c'è dietro le parole?
Torino, lo sfogo di una studentessa dopo
due ore (inutili ma molto utili...) con il buon Walter
Delusione o rabbia? È appena finito l'incontro con Veltroni (16 marzo) nell'aula magna della mia Università, qui a Torino. Esprimere a parole il complesso di pensieri ed emozioni che mi hanno fatto compagnia mentre subito dopo mangiavo un panino al sole, non rende certo il tono dell'incontro altrettanto bene delle facce (poche, per sfortuna) che qua e là si potevano scorgere nell'atrio di Palazzo Nuovo. Facce contratte in una smorfia di disgusto e con l'occhio che si guardava attorno alla ricerca di sguardi con cui convenire sul "come volevasi dimostrare". Non polemizziamo
sul fatto che Walter abbia sentito l'esigenza di uno scambio di opinioni
(?) con noi giovani universitari soltanto pochi giorni prima delle elezioni.
Non polemizziamo sul fatto che si è dovuto porre ben presto termine
agli interventi, perché il nostro segretario aveva un impegno per
la mezza (doveva recarsi ad un altro incontro-dibattito, che mi auguro
vivamente per il successo della sua campagna elettorale non si sia rivelato
piuttosto un'altra visita-monologo). Non polemizziamo neppure (giacché
non è serio, e soprattuttto è poco costruttivo, far sentire
la propria voce soltanto in negativo) sul fatto che omaccioni con lo sguardo
severo, piazzati alle porte dell'aula 2, abbiano ad un certo punto cominciato
a chiedere, alle persone che volevano entrare, la tessera del PDS. Troppo
facile, è vero, limitarsi a criticare. E così , dopo
una giornata trascorsa tra la rabbia e il disincanto nei confronti dei
nostri politici, ho dovuta convenire con i miei amici sul fatto che qualche
merito (e non solo polemiche!) bisogna pur riconoscerlo al nostro segretario.
E in particolare lo ringraziamo per averci fornito un ennesimo straordinario
esempio di quell'arte oratoria di cui, da sempre, soltanto i politici
Dobbiamo ammettere che non è davvero facile essere costretti a parlare per un'intera ora e riuscire, in un'intera ora, a dire nulla. Nel corso del suo monologo, Walter è stato capace di servirsi soltanto di quelle parole che, oltre il loro valore denotativo ( piuttosto vago, peraltro, giacché ognuno di noi può mettere dentro tali parole il significato che preferisce), racchiudono in sé anche un notevole valore apprezzativo, tale per cui risulta pressoché impossibile non accordarvi il nostro favore. Forse è
per questo, forse è perché Walter ha saputo mettere insieme
parole
Comunque sia,
con un discorso durato un'intera ora, infarcito di superaggregati concettuali
e di storielle di carattere pedagogico (un grazie sincero va alla disponibilità
ad offrirci, da buon maestro, nuovi spunti di riflessione quotidiana),
Walter ha ottenuto il plauso dei presenti.Mi ripropongo la domanda iniziale.
La risposta è che ci sono tutte e due: delusione e rabbia. Delusione,
per il coro di applausi strappato a giovani che si vorrebbero "critici".
E rabbia, per la mancanza di rispetto dimostrata nei confronti di noi presenti,
che ci saremmo voluti suoi "interlocutori". Il segretario diessino ci ha
dedicato due sole ore, una scarsa di dibattito. Ha deliberatamente
mancato di rispondere ad un intervento sulla riforma dell'istruzione scolastica,
limitandosi a dire che i fondi stanziati per l'Università sono aumentati.
Sempre il nostro segretario ha chiuso l'intervento relativo ai "centri
di permanenza temporanea degli immigrati" , presenti ormai da tempo in
molte città, ammettendo a bassa voce che sì, in effetti,
alcune cose sarebbero da modificare, ma evitando di spiegare quella drammatica
realtà ad un ragazzo che ha definito questi centri "fantascienza",
come se l'intervento sul problema fosse soltanto il frutto della subdola
inventiva di un'opposizione estremista.
(17 marzo 2000)
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o | La
politica e i
suoi linguaggi: da Torino una testimonianza sulla distanza fra rappresentati e rappresentanti. |
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