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Freschi di stampa: narratori
e polemiche di primavera
Le scoperte Baresani, Santi e Ananìa.
Il caso Veronesi. Le conferme Bugaro e Mazzucco
Detto questo bisogna riconoscere che La forza del passato è il romanzo più riuscito dello scrittore di Prato che a dispetto della sua fama di (sempre)giovane scrittore ha dal suo esordio (Per dove parte questo treno allegro che ricorda molto quest’ultimo) un timbro molto adulto, ma anche vecchio se nessuno si offende. Qui c’è un gioco ben temperato di equilibri psicologici continuamente invertiti e di «tutto è il contrario di quel che pare» da sciogliere qualsiasi sospetto di maniera che ci faccia gridare alla faciloneria per la trama fantasmagorica e battuta dalle rotative (un autore di fiabe per bambini contattato da uno sgradevole ma bonario Bogliasco collega del papà scopre che il padre scomparso - pervicacemente anticomunista a sua memoria - era in realtà spia del KGB). Ammiccante? Al contrario: Veronesi giggioneggia col suo solito umor picaro e si prende tutto il tempo incastonando una magia di particolari. Postmoderno? Meno che mai. A ben vedere, le sentenze innappellabili sembrano inficiate da una presunta e non perdonata ascendenza (o discendenza) della/dalla new economy veltroniana da cui il dissotterramento dell’ascia di guerra. «Veronesi somiglia molto al protagonista del suo romanzo...», è la frase della recensione che stroppia. Tormando
alla Baresani e detto del frettoloso scioglimento della vicenda il suo
romanzo solletica con maestria le corde del sarcasmo e dell’idiozia contemporanea
tenendone insieme e avvolgendone i fili.
Ecco che ogni cosa ci si rivela: aveva ragione Balzac citato «Non arriverà mai al delitto, non ne avrà la forza; però accetterebbe un delitto già compiuto, ne dividerebbe i profitti senza averne diviso i rischi». Uomini (e donne) senza qualità. Ma ora salviamo
dall’anonimato la miracolosa forza della piccola editrice anconetana Pequod
(una - ora scissa - delle triformi protuberanze del mito di Transeuropa,
il Lavoro Editoriale di cui è bene fornire l’indirizzo: via Palestro
27) che ci consegna due nuove uscite. La prima di Flavio Santi "Diario
di bordo della rosa" (lire 20.000) è un interessante romanzo di
fantastica proliferazione linguistica non a caso garantito da Michele Mari.
Ma qui ci fermiamo sulla seconda: "Il signor Ma" di Luigi Ananìa
(lire 18.000). Stampa curata in ogni particolare, grafica ineccepibile
tutte forme che hanno un loro contenuto. Sono racconti straordinari ma
gli gioverebbe la vastità della categoria prose quasi una nobilitazione
della narrativa verso la poesia. Si va dall’onirico Diritto al sale all’esistenzialista
Tiziano. Straordinario il Canto del giovin beota in cui l’eros ha le immagini
di un caleidoscopio che mette a fuoco un particolare e scontorna il resto.
Il tono mitico, l’andatura inconcludente, evasiva, piena di scantonamenti,
una sorta di manuale d’incontri amorosi tra reve e reverie. Di più,
erotici.
Evocato lo spirito dell’anconetana concorrente Transeuropa evocato lo spirito di Pier Tondelli, come un tutt’uno. Della nidiata tondelliana faceva parte anche questo Romolo Bugaro che ne "Il venditore di libri usati di fantascienza" (Rizzoli, lire 26.000) ci presenta una prova interessante di narrativa psicologico-esistenziale per intenderci alla Claudio Piersanti, che infatti approva. A dispetto del precedente positivo ma smisurato La buona e brava gente della nazione Bugaro trova la misura esatta e il timbro giusto per raccontarci una tragedia familiare annunciata dal doloroso eclissarsi della madre. Il titolo bellissimo ma depistante è il nome del punto di vista esterno, il narratore della storia di Mario e Luca, padre e figlio. Concludiamo la nostra rassegna con la semplice verifica delle grandi capacità narrative e costruttive di Melania G. Mazzucco al suo terzo romanzo. "Lei così amata" è nella realtà la biografia quasi per intero vera della irregolare Annemarie Schwarzenbach, scrittrice, archeologa, fotografa e viaggiatrice vissuta in costante contraddizione nella prima metà del secolo XX. Per concludere: si potesse fare pubblicità come alle regioni, della letteratura italiana dovremmo dire che ce n’è per tutti... mare montagna... pace divertimento...
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o | Qualche
sguardo sulla narrativa
italiana fresca di stampa (11 maggio 2000) |
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