di FRANCESCO
IANNUZZELLI
In
questi ultimi giorni si e' parlato molto della possibilita' di prendere
le impronte digitali degli immigrati clandestini; lo ha proposto il sottosegretario
Brutti, in precedenza ne aveva parlato anche il ministro Bianco, ma gia'
da tempo questo sistema (chiamato Eurodac) e' non solo un'ipotesi, ma una
realta' operativa.
Eurodac e' infatti il sistema
proposto dall'Unione Europea per l'identificazione mediante impronte digitali
degli immigrati: un archivio centralizzato delle impronte digitali in grado
di fornire alle polizie dei vari stati europei la possibilita' di controllare
l'identita' e altri dati personali.
La giustificazione con cui
era stato proposto anni fa (1991) era di poter identificare i richiedenti
asilo ed impedire che potessero richiedere l'asilo in piu' paesi o in un
paese diverso da quello in cui erano entrati la prima volta (in attuazione
della Convenzione di Dublino).
Questo sistema destava gia'
allora qualche sospetto, nel senso che la sua complessita' di gestione
e lo sforzo economico di realizzazione sembravano spropositati di fronte
al problema relativamente limitato (in termini numerici) dei richiedenti
asilo in piu' paesi.
Infatti con l'andare del
tempo, ma soprattutto dopo il consiglio europeo di Tampere, ne e' stato
proposto l'allargamento anche ad altre categorie di persone, come gli irregolari
e i clandestini.
Lo scopo reale di Eurodac
e' quindi quello di avere uno strumento di controllo sugli stranieri e
sui loro spostamenti all'interno degli stati aderenti all'accordo di Schengen.
In pratica la fortezza europa,
costruita con leggi discriminatorie e attuata con centri di detenzione,
espulsioni, deportazioni e violazioni varie dei diritti umani dei migranti,
si munisce ora di uno strumento identificativo informatico in grado di
rendere ancor piu' efficace la sua azione.
Molti giuristi hanno fatto
notare come prendere le impronte digitali di una persona senza il suo consenso
e senza una prova di reato rappresenti una violazione dei diritti dell'uomo.
Ma a quanto pare la comunita'
europea e i governi che ne fanno parte non si curano tanto di questi diritti,
visto che per gli immigrati vengono violati in piu' ambiti.
Eurodac e' gia' in funzione
anche in Italia mediante gli "Spaid", piccole unità portatili
appositamente costruite per il controllo su strada da parte della polizia.
Inoltre nelle questure da tempo vengono raccolte in questo modo le impronte
digitali degli immigrati irregolari, nonostante non vi sia ancora nessuna
direttiva attuativa
del governo in merito. (cfr
articolo sul Manifesto del 20/10/99 accompagnato da varie testimonianze).
Per far funzionare questo
sistema occorre una rete di computer collegati nei vari paesi in grado
di interagire velocemente.
Sul sito della Microsoft
si trova una paginetta dove viene raccontato come la software house statunitense
contribuisce al funzionamento del sistema Eurodac rendendo la tecnologia
AFIS (Automated Fingerprint Identification Systems) veloce ed efficace.
In soli 25 secondi viene
inviata all'unita' operativa della polizia che ne ha fatto richiesta un
file .fit contenente le informazioni necessarie all'identificazione. Il
tutto, si vanta la Microsoft, grazie all'utilizzo dei suoi sistemi operativi.
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Francesco
Iannuzzelli è tra
i
curatori del sito
Dialogo.org
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