ipoesia
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Ferlinghetti e l'attualità
della beat generation
"Questi sono i miei fiumi", poesie per
Ungaretti
Il titolo di questa raccolta di poesie di Lawrence Ferlinghetti , che presenta gli scritti dal 1995 al 1993, è un omaggio a Giuseppe Ungaretti e rimanda quindi ai versi del grande poeta italiano, nei quali egli racconta la sua vita attraverso i fiumi che l’hanno segnata, il Nilo, la Senna e il Tevere: " Ho ripassato / le epoche della mia vita/ Questi sono / i miei fiumi". Ciò dimostra quanto l’americano Ferlighetti sia sì calato nella realtà statunitense, ma intenda comunque dialogare con la tradizione poetica europea passata e presente.La sua poesia si esprime con chiarezza ed immediatezza, senza dissimulare le sue passioni letterarie ed artistiche ed è nello stesso tempo colta e popolare. Scrive Massimo Bacigalupo nella prefazione al volume:" Ferlinghetti riprende la lezione della quotidianità orale, della parola sorvegliata: in lui l’emozione non travalica e trascina, ma rimane contenuta come in un diagramma". E questa raccolta ne diventa un’importante testimonianza, poiché il poeta facendo la sua storia è sempre capace di fare anche la storia del suo tempo e la nostra storia; in queste poesia, infatti, i fiumi, quali episodi della vita, hanno la forza della contemporaneità e sanno parlare anche ad un giovane del 2000.La semplice grandiosità del più umile ed umiliato quotidiano, l’evidenza oggettiva di un dato sia reale che immaginario, una delicata ed intima osservazione recuperate e quindi proiettate in metafora danno vita ad un linguaggio poetico affascinante ed inquieto. Inoltre, le interferenze autobiografiche, non rendono privata la partecipazione, perché " il suo pathos è stridente e gioca con l’inatteso": "l’immaginazione/ gira su se stessa/ con bianche visioni elettriche/ e si ritrova pazza/ denutrita/ fra le ebridi". Il paesaggio americano, neon, grattacieli, uomini-sandwich, lontananze, si carica di immagini surrealistiche perché il poeta " Rischiando continuamente assurdità/e morte/dovunque si esibisce...il poeta come un acrobata/ s’arrampica sul bordo/ della corda che s’è costruita/ ed equilibrandosi sulle travi degli occhi/ sopra un mare di volti/ marcia per la sua strada/verso l’altra sponda del giorno/. E l’occhio,
che è lo strumento più funzionale, si avvale di referenze
pittoriche da Goya, a Chagall, da Picasso a Bosch mentre i poeti del simbolo
e della visione, da Rimbaud a Eliot fino a Dylan Thomas, vengono nominati
in taluni i casi attraverso l’uso diretto dei loro versi. Scrive Ferlinghetti:
" Nelle più grandi scene di Goya per di vedere/ i popoli del mondo/
esattamente nel momento in cui/ ottennero la prima volta il titolo di/
umanità sofferente/." E ancora in un’altra poesia: " ...con la bellezza
ho dormito/ a modo mio/ e una o due scene affamate le ho fatte/ con la
bellezza nel mio letto/e così ho versato un altro paio di poesie/
su un mondo alla Bosch".
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o | Lawrence
Ferlinghetti - "Questi sono i miei fiumi"
Poesie - Newton 1996 |
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