Il gran numero di ebrei anarchici, tra la fine del
secolo scorso e la metà di questo (alcuni dei quali di notevole
prestigio intellettuale e/o di spiccato rilievo organizzativo) costituisce
un fenomeno di alto interesse storico-culturale da entrambe le prospettive,
quella anarchica e quella ebraica. Eppure non esistono studi sistematici
e approfonditi su questa strana convergenza di due tradizioni apparentemente
estranee. Ma...
Ma l'incontro
c'è stato, in un'epoca storica determinata e in un
contesto sociale abbastanza
definito. Dapprima nella Zona di residenza coatta, l'immenso territorio
est-europeo, culla della cultura yiddish, nel quale erano costretti ad
abitare gli ebrei secondo la legislazione zarista. Poi, in modo via via
crescente, il processo di attrazione fra tradizione ebraica e utopia libertaria
si manifesta nell'emigrazione yiddish verso l'Inghilterra, gli Stati Uniti
(di prima generazione citiamo, come individualità di spicco, Emma
Goldman, di seconda generazione Paul Goodman, Noam Chomsky, Murray Bookchin)
e l'Argentina.
In questi paesi
il nascente movimento operaio ebraico, composto
prevalentemente da immigrati
est-europei, fu organizzato in gran parte grazie all'energia degli anarchici,
spesso giovani ebrei allevati nel timore di Dio e nel rispetto delle tradizioni
religiose, in seguito trascinati dalla grande corrente dell'utopia rivoluzionaria.
Essi incarnavano il radicalismo di un proletariato che intravedeva il messia
tra i portavoce dell'ideologia libertaria. Non solo secoli di
autogestione comunitaria
predisponevano il popolo di Israele a recepire le teorie dell'associazionismo
mutualistico, del federalismo e dell'autonomia comunale propagandate dai
teorici libertari; ma era la stessa componente etica della spiritualità
ebraica e il pensiero messianico (secondo Martin Buber l'idea più
originale che l'ebraismo aveva lasciato in eredità alle moderne
teorie radicali), con la sua aspirazione escatologica a un avvenire radicalmente
nuovo, a orientare in situazioni sociali e culturali particolari un certo
numero di ebrei verso il pensiero libertario.
Questo fenomeno non si verificherà
tra gli ebrei «occidentali», ormai assimilati e integrati nelle
società in cui vivevano, con alcune eccezioni di rilievo come, tra
le personalità anarchiche di spicco, il francese Bernard Lazare
o i tedeschi Gustav Landauer ed Erich Mühsam.
Ebraismo e anarchismo,
infine, si re-incontrano in Palestina prima e in Israele dopo nei kibbutzim,
sia per la partecipazione diretta a essi di anarchici, sia soprattutto
per l'influenza della tradizione comunista libertaria sulle idee-guida
e sulle strutture organizzative. Tanto da fare scrivere recentemente a
uno studioso kibbutznik che i kibbutzim sono ideologicamente riconducibili,
checché ne pensassero i fondatori e ne pensino i membri, più
a Kropotkin che a Marx, più all'anarchismo che al marxismo.
Il Centro Studi
Libertari di Milano e il Centre International des
Recherches sur l¹Anarchisme
(CIRA) di Lausanne, annunciano
l¹organizzazione di
un incontro internazionale su questa tematica
previsto a Venezia per il
maggio 2000.
L¹incontro prevede
sia un convegno di studi (con traduzione simultanea italiano/inglese/francese)
sia una parte culturale e conviviale. Il convegno, patrocinato dalla Fondazione
Pace del Comune di Venezia e dal Dipartimento di Studi Storici dell¹Università
di Venezia, si terrà presso l¹Auditorium di Campo Santa Margherita,
mentre la parte culturale e conviviale, in collaborazione con il Senato
degli Studenti, prevede Chiostro dell’Istituto Universitario di Architettura
( Santa Croce 191-Tolentini) pomeriggi e serate di musica, cabaret, teatro,
cinema, burattini, umorismo ebraico, dibattiti e proiezioni di documentari
originali.
info-e-mail
Telefoni segreteria del
convegno:
02.2846923 0335
6925425 041 5212765
|
o |
Il
programma
VENERDÌ
5 MAGGIO 14,30 – 19,00
CHAIM
SEELIGMANN (Yad Tabenkin Center, Tel Aviv)
Utopismo,
messianesimo e messianesimo laico
FURIO
BIAGINI (Università di Lecce)
Utopia
sociale e spiritualità ebraica
ERIC
JACOBSON (Freie Universitat, Berlino)
L’Anarchismo
di tradizione ebraica:
Scholem,
Benjamin e la teologia politica
JACOB
GOREN (Yad Tabenkin Center, Tel Aviv)
Elementi
anarchici nel primo giudaismo
ENRICO
FERRI (Università di Roma Tre)
La
questione ebraica in Max Stirner
e
nella prospettiva libertaria
SABATO
6 MAGGIO 9,30 – 13,00
DANIEL
GRIMBERG (Università di Bialystok)
Il
radicalismo ebraico in Polonia: sfide e risposte
MICHAEL
LOWY (CNRS, Parigi)
Anarchismo
ed ebraismo nella Mitteleuropa: il caso Kafka
ROUDOLF
DE Jong (Institut voor Sociale Geschiedenis, Amsterdam)
Anarchismo,
sionismo, antisemitismo
SYLVAIN
BOULOUQUE (Università di Reims)
L’ebraismo
libertario tra assimilazione e rottura
GREGORIO
RAWIN (Biblioteca Ingenieros, Buenos Aires)
La
Lega Razionalista Ebraica e l’anarchismo in Argentina
SABATO
6 MAGGIO 15,00 – 19,00
SIEGBERT
WOLF (Università di Frankfurt a/M)
La
relazione intellettuale tra Landauer e Buber
MINA
GRAUR (Università Ebraica di Gerusalemme)
La
questione nazionale nel sionismo e nell’anarchismo
YAACOV
OVED (Univ. di Tel Aviv e Yad Tabenkin Center)
Il
movimento dei Kibbutz e l’anarchismo
BIRGIT
SEEMANN (Università di Frankfurt a/M)
Anarco-femminismo
e giudaismo: alcune tematiche
FRANCIS
SHOR (Wayne State University, Detroit)
Anarchismo
ebraico e comunitarismo negli USA:
da
Stelton a Sunrise
DOMENICA
7 MAGGIO 10,00 – 13,00
LA
DOPPIA IDENTITA’ (tavola rotonda)
AUDREY
GOODFRIEND (SAN FRANCISCO)
JEAN-MARC
IZRINE (TOULOUSE)
JUDITH
MALINA (NEW YORK)
HANON
REZNIKOV (NEW YORK)
ARTURO
SCHWARZ (MILANO)
PIETRO
ADAMO , moderatore
|