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Un 1. Maggio "comune":
riflessioni nel 130. anniversario di Parigi
Dal 18 marzo al 28 maggio 1871 l'esperienza
comunarda repressa nel sangue
A proclamare
il 1. Maggio fu la seconda Internazionale del 1889: sarebbe stata la giornata
mondiale di lotta per la conquista delle otto ore di lavoro.
Nel 1889 le strade di anarchici e marxisti si erano in buona parte divise. La seconda Internazionale fu dominata da marxisti e socialdemocratici e la partecipazione degli anarchici venne mossa da un marcato spirito contestatore. Sarà proprio grazie a questa vena polemica che gli anarchici riuscirono a ottenere che la giornata di lotta del 1. Maggio fosse celebrata, appunto, il 1. Maggio e non la prima domenica del mese come invece proponevano gran parte dei socialdemocratici e i socialisti italiani che si riconoscevano nel periodico "La Giustizia". Ci sembra significativo,
dunque, ricordare che proprio in questo periodo nel quale - con rapimenti
ideali altalenanti - si celebra la giornata dei lavoratori, 130 anni fa
era in corso la breve esperienza della comune di Parigi. Durò dal
18 marzo al 28 maggio del 1871 e fu resa possibile dalla pressione operaia
sul governo repubblicano francese, stremato dalla guerra con la Prussia.
L'esperienza di democrazia diretta vedeva come principali protagonisti
operai e artigiani ispirati dal federalismo socialista teorizzato da Proudhon,
esponenti dei gruppi socialisti libertari, sodalizi sindacali. Finirà
in un bagno di sangue nel corso della settimana dal 21 al 28 maggio 1871
per mano dell'esercito di Thiers.
La forte presenza delle idee anarchiche nella Comune parigina rese possibile il contenimento di queste contraddizioni politiche di fondo e consentì di dare vita a esperienze di auto-organizzazione che portarono, tra l'altro, all'abolizione della coscrizione obbligatoria e dell'esercito permanente (sostituito da milizie popolari), allo sblocco dei salari che erano stati ridotti e ad altre iniziative che consentiranno l'autogestione delle fabbriche organizzate in cooperative di operai. Sul fronte dell'educazione venne introdotta l'istruzione gratuita e laica; inoltre, furono fondate scuole femminili e professionali. Ciò che non arriva ai comunardi è il sostegno delle altre città francesi cui viene proposto di associarsi in una libera federazione con Parigi. Nelle campagne, inoltre, il clima è di pesante conservatorismo. L'autogestione parigina deve prepararsi alla reazione del governo di Versailles cui tra l'altro ha lasciato la disponibilità delle riserve monetarie della Banca di Francia. L'assedio militare scatta il 21 maggio 1871, la resistenza (fatta anche di vendette sui simboli del potere violento) durerà una settimana. Fucili e cannoni governativi spegneranno nel sangue una rivolta che diventa per molti il simbolo di un'idea, il segno che si può tradurre la tensione alla libertà e all'autogoverno in esperienza concreta.
E' interessante,
infine, ricordare che un anno prima della nascita della Comune di Parigi,
Michail Bakunin (che morirà nel 1876) fu a Lione per cercare di
ispirare una ribellione popolare: l'episodio si può considerare
in qualche modo propedeutico così come i fatti della Comune sono
interessanti sia come sguardo sulla "possibilità dell'utopia" sia
come analisi delle ragioni del suo fallimento.
Giovanni Rossi
intendeva, in sostanza, sperimentare sul campo la possibilità di
un'organizzazione sociale autogestionaria di tipo anarchico, voleva verificare
cioè - per dirlo con parole sue - se quel tipo di vita comunitaria
fosse "più consentanea all'indole umana".
Ancora una volta, emerge da queste esperienze storiche la grande complicazione umana. Potrebbe risultare un esercizio assai utile, nella nostra fase storica di smarrimento psicologico e filosofico prima ancora che politico, recuperare l'analisi sui sentieri socialisti libertari percorsi in passato e insistere sulla elaborazione pratica delle novità teoriche del '900 offerte in particolare dal variegato orizzonte della nonviolenza (cui, nonostante lo sfasamento cronologico, assimilerei lo stesso Lev Tolstoj, anarchico "irregolare" e cristiano "irregolare"). E di là dai
conflitti ideologici dell'epoca passata, tornano ancora in mente le parole
di Errico Malatesta quando indicava i contorni di una futura società
della nonviolenza, della libertà e della non-imposizione dell'uomo
sull'uomo: "Non si tratta di fare l'anarchia oggi o domani o fra dieci
secoli, ma di avanzare verso l'anarchia oggi, domani e sempre".
(z. s.)
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(30 aprile 2001) - Link Centro
studi libertari
Storia
della Comune
Biblioteca
Franco Serantini
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