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La lotta al cancro, la
corsa al profitto economico e molta ipocrisia
La salute umana è un "bene libero"
per le imprese di mercato: sacrificabile a piacimento...
di PIETRO FRIGATO
Il fine dichiarato di molte iniziative nella lotta
contro il cancro, come nella recente Giornata, è di trovare nuovi
fondi per combattere il " male oscuro ".
Umberto Veronesi,
all'epoca direttore dell'Istituto europeo di oncologia di Milano, aveva
infatti denunciato come i 110 miliardi che lo Stato riserva agli istituti
di ricovero e cura a carattere scientifico "servono appena a pagare stipendi
e spese di gestione".
Tuttavia, osservando
più attentamente i fatti, sorge spontanea una domanda: perché
l'economia, rozzamente intesa come il sistema di iniziativa privata nella
sua realtà concreta, non viene mai messa sul banco degli imputati?
A Roma, si è infatti parlato anche delle cause dei tumori, ed è
stato il Nobel Dulbecco a spiegare come nell'eziologia delle patologie
neoplastiche la ricerca debba procedere tenendo nel debito conto sia i
fattori genetici che quelli ambientali o meglio la loro interazione.
Per venire all'Italia, è di poco tempo fa la denuncia venuta da un rapporto di Legambiente sull'abuso di diserbanti, concimi e anticrittogamici in agricoltura: il 32,4 % dei diecimila prodotti ortofrutticoli raccolti sui mercati italiani presenta tracce di almeno una sostanza chimica, il 10,6 % rivela l'impiego di più sostanze (in alcuni casi fino a 10!) e l'1,1 % risulta fuori legge. Si ricorda che tra i principi attivi considerati legali, molti sono in odore di cancerogeneità. Inoltre, la frutta più amata dai bambini (pere, uva e mele) è anche quella più a rischio. La nota superiorità in termini di riduzione dei prezzi del settore privato dell'economia rispetto a quello pubblico rivela, in questi casi 'idealtipici', molto bene dove si nasconda un trucco decisivo. Possiamo pagare poco carne, prodotti ortofrutticoli e chissà quante altre cose che arrivano sulle nostre tavole perché, in assenza di correttivi pubblici efficaci di legisalzione sociale ed ambientale, la nostra salute e quella dei nostri bambini è un bene libero (esattamente come l'aria, l'acqua, la temperatura globale o la fascia dell'ozono...) per le imprese di mercato e viene distrutta a piacimento ed impunemente. Veronesi farebbe bene a ricordare che anche questo è un problema medico!
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o | Pietro
Frigato
ha svolto attività di ricerca presso l'IUED di Ginevra, seguito dal Prof. R. Steppacher (assistente di K. William Kapp dal 1972 al 1976 - anno della morte di Kapp), attualmente svolge un dottorato di ricerca in "Storia e sociologia della modernità" presso l'Università degli studi di Pisa e lavora ad una integrazione della teoria dei costi sociali dell'iniziativa privata nella versione fornita da Kapp con i risultati conseguiti dalla corrente materialistico- strutturale nell'ambito dell'epidemiologia sociale.
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