ii
percorsi
|
Il dramma della prostituzione infantile nel mondo Una denuncia per vincere l'indifferenza di NICOLETTA BRESSAN La prostituzione minorile è una delle varie forme di schiavitù accanto alla compravendita e allo sfruttamento lavorativo, al lavoro forzato e all’asservimento per debiti. Essa si connota come l’abuso di minori a scopo sessuale e, pur presentandosi sotto varie forme, sta diventando ormai una delle peggior piaghe che il nostro presente ha ereditato dall’antichità greco-romana e dalle civiltà asiatiche ed africane. In quasi tutti i paesi meta del turismo internazionale, dall’Estremo Oriente all’America Latina e, secondo dati recenti, anche in Europa, la prostituzione infantile sta sempre di più oggi toccando livelli preoccupanti, coinvolgendo centinaia di migliaia di bambini e adolescenti, costretti al commercio sessuale da organizzazioni clandestine che ne gestiscono i proventi. Un affare da cinque miliardi Un affare da 5 miliardi di dollari che conta circa 1milione di nuovi bambini ogni anno. Il traffico meglio documentato di minori destinati al mercato del sesso, secondo le ultime indagini, sarebbe quello che riguarda la rotta che parte dalla Thailandia e va verso la Birmania, la Cina e il Laos; dalle Filippine verso la Malesia, dal Nepal verso l’India, dall’India verso il Medio Oriente, dal Bangladesh verso il Pakistan. E la meta finale di queste strade è, spesso, l’Europa. Anche se il fenomeno è in espansione in tutto il mondo, sicuramente, è l’Asia a detenere il triste primato con quasi 2 milioni di minori coinvolti. E lo stato più famoso è la Thailandia, dove la prostituzione non è legalizzata. Tuttavia una legge emanata nel 1966 riconosce a questo paese il diritto di esercizio ad una serie di locali con “bagni e centri di massaggio che ingaggiano le donne per prendersi cura dei loro clienti maschi”. Sono
migliaia i piccoli che vengono costretti a prostituirsi in Asia, America
Latina, Africa, Europa dell’Est e, anche, dell’Ovest. Lo sfruttamento sessuale
di minori, quindi, non è sola prerogativa dei paesi cosiddetti poveri,
dove le famiglie numerose si trovano costrette a vendere i propri figli
per sopravvivere e dove agisce la corruzione dilagante e la criminalità
organizzata. Accade anche nei paesi del benessere.
Fra le loro braccia, i bambini si trasformano in “pedine” innocenti che confidano negli adulti e che vengono ingannati e venduti alla prostituzione, con la promessa di lavoro, educazione o, semplicemente, di una vita migliore. Sempre più spesso un minore viene violentato, molestato o avviato nel giro della prostituzione coercitivamente, proprio per mezzo di un adulto (genitore, parente, educatore, prete, benefattore) che ne ha conquistato l’affetto. Sia maschi che femmine sono le piccole vittime; ma soprattutto, femmine di età oscillante tra gli 8 e i 16 anni, in alcuni casi addirittura di 4-6 anni. Solo in rari paesi, la maggior parte dei minori coinvolti nella prostituzione è caratterizzata da maschi. Attualmente, per paura dell’Aids, la domanda si sta dirottando verso bambine sempre più piccole, comportando un abbassamento notevole dell’età media di queste vittime. Si tratta, in particolare, di bambine provenienti da famiglie povere per le quali la prostituzione costituisce una delle poche fonti di sopravvivenza. Vengono costrette a lavorare 7 giorni a settimana con pausa di una sola notte al mese. Psicofarmaci e liquori sono l’unico aiuto che questi “bambini-adulti” hanno per riuscire a reggere questo tipo di vita e, molto spesso, finiscono con il drogarsi o suicidarsi, soprattutto, quando le condizioni fisiche non permettono più loro di lavorare. La vita lavorativa di un minore che si prostituisce, infatti, è assai breve. Il detto più comune di Patpong, strada di Bangkok dove il numero dei bambini sfruttati sessualmente è molto elevato, è: “Donne a 10 anni, vecchie a 20, morte a 30”. Attualmente,
nei paesi in via di sviluppo ci sono villaggi privi di adolescenti. Si
sono trasferiti tutti nei grandi centri urbani e la maggior parte di loro
è coinvolta nella prostituzione, in alcuni casi di loro iniziativa,
in altri obbligati perché venduti come schiavi dagli stessi genitori.
Molte famiglie di contadini non hanno di che mangiare e spesso non possono
“rifiutare” offerte di denaro vantaggiose: in Thailandia, per esempio,
una ragazza che si prostituisce guadagna 20-30 volte di più di quanto
guadagnerebbe in ogni altra occupazione a lei accessibile.
Appare chiaro, quindi, come tra le tante forme di violenza, quella dello sfruttamento sessuale a fini commerciali, resti la più brutale in assoluto. Gli incredibili abusi fisici e psicologici cui sono sottoposti i minori minano alla base il loro sviluppo futuro: li espongono al rischio di maternità precoci e di malattie a trasmissione sessuale, Aids compresa. Ricerche e testimonianze dirette parlano di traumi così profondi da rendere difficile, se non impossibile, un effettivo recupero dei piccoli a una vita normale. Molti muoiono prima di diventare adulti. In una società consumistica, che si basa sul principio della domanda e dell’offerta, la prostituzione infantile aumenta in funzione dell’esistenza di persone che ricercano un tipo particolare di piacere. Dagli studi fino ad ora condotti su tale fenomeno, si è pervenuti ad affermare che questo genere di prostituzione è una realtà che rivela più di un aspetto. I protagonisti
che alimentano tale traffico sono più di uno: i pedofili maschi
e femmine, i turisti occasionali e i pornografi. Nella fantasia dei bambini
essi vengono chiamati i coccodrilli. Forse, sarà per il modo
in cui agguantano la preda, per la loro pelle rugosa o per un qualcosa
di nauseabondo che emana da questi uomini. Sicuramente, con questo appellativo,
i bambini sono riusciti ad attribuire un nome significativo a mostri diversi.
Un
identikit preciso del pedofilo è difficile da tracciare. Tuttavia,
esistono dei caratteri che possono delineare il profilo descrittivo di
chi predilige un orientamento sessuale verso i bambini.
Nella
maggioranza dei casi, infatti, il pedofilo è un uomo sposato, con
figli, ma la sua situazione matrimoniale è difficilmente soddisfacente.
La fase della “caccia”, per il pedofilo, è eccitante quanto il momento della conquista. Essi dicono di trovare il rapporto con un bambino “soltanto un gioco” e sono convinti che la pedofilia sia “sempre esistita”. Essi considerano “abuso” solo quelle situazioni in cui il minore è stato costretto contro la sua volontà a partecipare all’atto sessuale, sostenendo che il bambino, anche se piccolo, è perfettamente in grado di dare o negare il proprio consenso. Addirittura, il pedofilo è convinto che l’atto è per l’altro fonte di godimento e che l’unico effetto dannoso per il bambino è costringere il piccolo a mantenere il “segreto”. E’ molto probabile che il pedofilo, per proteggersi, minacci direttamente o indirettamente il bambino affinché non dica a nessuno quello che succede tra loro. La maggior parte dei pedofili privilegia rapporti con maschi piuttosto che con femmine, ma questa preferenza non si identifica con l’omosessualità. Prima di essere arrestati, riescono a collezionare rapporti con dozzine e persino centinaia di bambini. I pedofili hanno dato vita a delle vere e proprie organizzazioni che testimoniano come entrare nel mondo della pedofilia sia come entrare in una società segreta. Ci si riconosce, infatti, solo mediante l’uso di codici particolari; e l’ingresso nella confraternita è amministrato da regole molto rigide. I nomi di alcune di esse sono: Rene Guyon Society, North American Man/Boy Love Association, Paedophile Information Exchange. Sono strutture create apposta per proteggere i loro membri: hanno sede in Europa, America del Nord e Australia ed incoraggiano attivamente i loro membri ad abusare dei bambini in Asia, Africa, America del Sud e pure in Europa dell’Est, piuttosto che nei loro rispettivi paesi, per il fatto che in quelle zone le pene sono meno severe. A difesa delle loro attività, queste società si fanno scudo con giustificazioni mistificanti come la predisposizione culturale ad un comportamento sessuale libero, da parte dei paesi asiatici, latino-americani ed ex-sovietici. Oppure, il riscatto dalla povertà offerto alle giovani vittime grazie al denaro con cui i clienti pagano i bambini. I servizi più costosi che esse offrono consistono nel procurare ai soci video pornografici con attori i piccoli, scambi di foto, nonché un kit di sopravvivenza. Il più noto è l’Escape Manual che contiene un passaporto falso, nuovi documenti personali e consiglia di tenere il denaro in un luogo sicuro, pronto per l’evenienza di una rapida fuga, di affittare la casa per gli incontri invece di comperarla e di tenere il materiale pornografico in una cassetta di sicurezza privata. La prima e più evidente funzione di tali strutture è quella di fornire una rete di informazioni che permetta ai pedofili di sopravvivere e di eludere la legge pur continuando a praticare, indisturbati, lo sfruttamento sessuale dei piccoli. Essi, infatti, sono fortemente osteggiati nei loro paesi, quindi l’unico modo che hanno per operare è quello di riunirsi in gruppi clandestini e di ottenere il sostegno della polizia e di individui influenti dell’ambiente giudiziario. Molto frequentemente, le pubblicazioni a cui i pedofili hanno dato vita, come Swing e Lolita, insieme alle riviste clandestine, avvisano i lettori delle imminenti operazioni della polizia, il cui obiettivo è quello di scoprire i trafficanti di bambini e requisire materiale pornografico. Per ottenere questo genere di informazioni, le associazioni hanno costituito delle unità che permettono ai soci di essere sempre a conoscenza delle iniziative intraprese contro di loro, grazie a soffiate che ricevono sulle retate e sulle perquisizioni in programma. Infine, forniscono indirizzi di case sicure per gli eventuali contatti, nonché garantiscono l’assistenza legale di avvocati compiacenti in caso di necessità. La prostituzione minorile non si presenta, comunque, solo sotto l’aspetto della pedofilia maschile. Altri volti le sono propri. E’ in forte crescita, infatti, il fenomeno della pedofilia femminile, alimentato da donne che provano un forte impulso nel ricercare rapporti sessuali con bambini piccoli come i maschi, grazie ai quali riuscirebbero a soddisfare ad un tempo lo spirito materno e le esigenze sessuali femminili. E poiché la ricerca di un rapporto sessuale con un ragazzo preadolescente è fisicamente difficile, le donne pedolie, provenienti per la maggior parte dall’Europa occidentale e dagli Stati Uniti e solite viaggiare in coppia, utilizzano ormoni o droghe che iniettano nei testicoli di bimbi di 6-7 anni per permettere che l’unione sessuale avvenga con il pieno soddisfacimento. Si sa ben poco sull’uso sempre più diffuso di tali sostanze. Sicuramente esse producono effetti collaterali sgradevoli per il minore, tantochè un trattamento ormonale del genere, causando un abnorme ingrossamento del pene, è una forte minaccia per la vita di un bambino. Se il comportamento pedofilo è caratterizzato da aspetti di natura piscologica e psichiatrica, al contrario, l’abitudine di chi abusa sessualmente di un minore durante una vacanza esotica, non ha alcuna caratteristica patologia, ma unicamente di divertimento occasionale. Il turista sessuale è colui che cerca l’evasione dalla rigidità della sua vita troppo ben organizzata, immersa nei modelli di una società che attribuisce un’importanza eccessiva al sesso, inserendolo in una logica di potere. La maggior parte di essi conduce un’esistenza normale nei propri paesi, ma sulle spiagge della Thailandia o di Cuba, si rilassa nei costumi locali dimenticando le norme morali della comunità cui appartiene. In nome di un piacere capace di vincere la noia, i turisti sono disposti a perseguire il desiderio egoista di potere, di dominio, con la scusa di provare compassione per il bambino povero oggetto del loro abuso. I turisti si comportano a Bangkok, Manila, a Bucarest o a Mosca come non si sognerebbero mai di fare a casa loro. Anche se essi, nei loro paesi d’origine, percepiscono un misero stipendio e svolgono un lavoro noioso e umile, appena arrivano in un paese asiatico o latino-americano assumono l’aria dei padroni. E la multinazionale paga al dirigente anche le notti di sesso... Per gli uomini d’affari, addirittura, il sesso è compreso nelle spese della multinazionale: vi sono manager provenienti da Hong Kong, Taiwan o Singapore disposti a pagare anche dai 300 ai 500 dollari per appartarsi con prostitute adolescenti. La serie di alberghi, di bar e di locali, sorti sull’ondata di pubblicità che la prostituzione infantile ha portato nei paesi economicamente poveri, sono in grado di fornire ai clienti stranieri tutto ciò che essi desiderano: giovani prostituti, di qualsiasi età, il cui comportamento, provocante e lagnoso, non si distingue da quello di una prostituta professionista. Lungo le vie delle più famose città asiatiche è usuale vedere agli angoli delle strade nugoli di bambini che, aspettando l’alba e sniffando colla, vengono avvicinati da alcuni clienti occidentali che li abbordano e contrattano il prezzo. Da Bucarest a Recife i piccoli dicono di odiare i clienti, ma si vendono perché costretti dalla loro immensa povertà. I fanciulli diventano così una delle tante merci sul mercato, offerti dai mediatori in ogni istante davanti ai bordelli e sfruttati dai gestori dei locali, che non temono nulla: sanno che la loro attività gode la protezione sia delle autorità locali, della polizia che della malavita organizzata. Una lunga catena di complicità giustifica ed incoraggia la prostituzione infantile e, con essa, gli aberranti crimini che vengono commessi. La pornografia è l’altro volto della prostituzione minorile, quello che l’aiuta a diffondersi velocemente e che ne crea un business colossale. L’attività dei pornografi consiste nel girare le scene erotiche dei film hard utilizzando bambini come attori, indipendentemente dalla loro nazionalità. Sono, quindi, pubblicitari particolari che producono pornografia con le immagini di piccoli indifesi reclutati con lusinghe o con la violenza. Per la maggior parte, sono pedofili e pederasti, ma non è esclusa l’ipotesi che un pornografo sia anche un comune turista. Per ciascuno di loro il materiale pornografico diventa, un utile ed indispensabile mezzo, per congelare sia il bambino all’età preferita che l’oggetto dell’abuso. Sono disposti a pagare qualcosa in più, pur di poter filmare le loro performance. Sanno perfettamente che i video che riescono a registrare è merce che circolerà senza troppi fastidi in ogni singolo paese. La pornografia infantile o, come spesso è chiamata nel giro la kiddie o chicken porn, ha potuto diffondersi in modo clandestino ma massiccio in questi anni, soprattutto, per la scarsa attenzione al fenomeno dimostrata dalla società nel suo insieme. Lo sviluppo del mercato di videocamere, infatti, ha dotato i pedofili e i turisti di una nuova ed importante fonte di guadagno e di morboso interesse. Il grande vantaggio, infatti, della videocamera è la riservatezza che offre senza il bisogno di ricorrere ai laboratori fotografici. E l’introduzione delle videocamere sul mercato dagli inizi degli anni ’80, ha provocato un esplosivo aumento nella realizzazione, nello scambio e nella vendita di cassette di pornografia infantile. Le stime ufficiali parlano di 250 milioni di copie di video venduti in tutto il mondo, di cui 20 milioni solo in America. Tutt’oggi, la produzione commerciale e la distribuzione di materiale pornografico infantile avviene senza nessun intervento legale negli Stati Uniti, in Danimarca, in Svezia e in Olanda. Negli Usa le stime parlano di circa 600.000 bambini coinvolti nel mercato della pornografia. In particolare, i film pornografici più ricercati sono quelli in cui il minore viene violentato, torturato ed ucciso. In questi casi, il prezzo di una cassetta può aggirarsi attorno agli 80 milioni. Il nome di questi film, a Manila, è snuff e terminano, appunto, con la morte del minore usato come attore. Il fatto sconvolgente è che non si tratta di una finzione, ma di una morte vera. Lo sfruttamento sessuale di minori è un problema che sta investendo la nostra società e, quelle a noi distanti, più velocemente di quanto la consapevolezza umana ne possa aver coscienza. E’ sempre di più una piaga che caratterizza non solo i paesi poveri, quelli che la gente ricca è abituata a chiamare “gli stati del Terzo Mondo”. Quando si parla di prostituzione a danno di minore, infatti, non si deve solo ed unicamente pensare all’Asia, al Brasile, all’Africa. E’ un dramma che si è aperto un varco anche nei paesi europei e americani, insediandosi come un virus letale. Non è più, oggi, solo un fenomeno che interessa spiagge lontane, mete distanti da noi tutti chilometri e chilometri. No, è un problema vicinissimo, che l’orgoglio comune ci fa respingere con ostinazione. Eppure i “coccodrilli” e le “prede” sono diventati i protagonisti di un gioco perverso che non sono più gli altri solamente a vivere, ma di cui noi stessi ci ritroviamo ad essere gli ignari protagonisti. La prostituzione piano piano, con passo felpato, attenta a non destare sospetto con rumore alcuno, si è insediata nelle nostre città, fra le nostre vie, dentro le nostre case, nelle menti di coloro che non diremmo mai essere pedofili o turisti amanti del sesso, a tal punto, di arrivare ad usare una giovane vita. E’ uno sterminio che non accenna a placarsi e, pur di soddisfare le voglie di manager intraprendenti, di amabili insegnanti, di sacerdoti fedeli ad una fede di altra natura, miete vittime innocenti. Vittime illuse, catturate, trasportate come animali attraverso le rotte che il crimine gestisce, fino a raggiungere la meta: i nostri paesi, fra le braccia dei nostri uomini o le carezze delle nostre donne. Vittime che possono essere i nostri figli che tendono fiduciosi le braccia al padre, i nostri nipoti che non dubiterebbero mai di un loro parente; i nostri piccoli che sorridono ignari al coccodrillo che sta loro di fronte come sorridono gioiosamente alla vita che è in loro. Il piacere del sesso a danno di un minore è, oggi, anche la nostra vergogna: non più perché, con l’indifferenza, abbiamo permesso che l’orrore si diffondesse altrove per anni, ma soprattutto, perché ora l’orrore lo viviamo in prima persona. La prostituzione infantile è sicuramente una questione nazionale ed internazionale. La società non può più tollerare che migliaia di bambini al di sotto dei 18 anni, più spesso dei 15, siano costretti allo sfruttamento sessuale per soddisfare la domanda di disinvolti stranieri. Quando un bambino diventa un bene di consumo come un altro, che si può acquistare, usare e buttare via, è la vita stessa a perdere di significato e a diventare un oggetto a cui si può dare un prezzo. In questo contesto, la prostituzione infantile rappresenta la perdita totale dei valori umani, la distruzione stessa del nostro futuro come specie. Un atto di profanazione estrema. E’ come dichiarare che i desideri personali ed egoistici hanno il sopravvento persino sull’istinto di conservazione della specie umana. Sapere che esiste una donna già vecchia a 13 anni, costretta a sopportare ogni genere di abuso, che attende solo la prima occasione per farla finita e moltiplicare l’esperienza di questa ragazzina per cento, per mille, per diecimila, è la dimostrazione che si sta parlando di un assassinio contro l’umanità. Non si troveranno soluzioni definitive se ci si limiterà a considerare il problema unicamente dalla parte dell’offerta, evitando di intervenire anche nei paesi i cui cittadini beneficiano di questo tipo di “servizi”. La dignità di un bambino povero non vale di meno perché é povero o assume valore quando quella di un bambino ricco viene lesa. Se si vuole sconfiggere concretamente tale abuso non ci si può lasciare andare a stupidi paragoni, ricordanto che chi non ha il minimo di dignità umana sono coloro che non sanno, perché non vogliono, rispettare prima di tutto, la dignità altrui. Essi sono uomini e donne che, sull’altare del loro sadismo, sono disposti a sacrificare la dignità di un piccolo, stigmatizzandolo per sempre. E’ necessario, quindi, che i singoli stati e la comunità internazionale reagiscano. Gli
strumenti per impedire ai coccodrilli di avvicinarsi alle loro prede esistono
e la società li possiede. Si chiamano Dichiarazione Universale dei
Diritti del Fanciullo adottata dall’ONU nel 1959 e una successiva Convenzione
sui Diritti del Fanciullo del 1989, nonché la recente legge italiana
n. 269 approvata dal Parlamento il 3 Agosto 1998, dal titolo “Norme contro
lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale
in danno di minori quali nuove forme di riduzioni in schiavitù”.
Fino ad ora questi strumenti sono stati usati con poca convinzione, permettendo
sfacciatamente all’impunità di farsi avanti, alimentando un circolo
vizioso dove il più forte riesce sempre e a qualunque costo a vincere;
e dove al più debole, per una legge antica ed ingiusta, non rimane
altro che gridare. La prostituzione minorile è un processo che tende
a disumanizzare, un eccidio che si può prevenire.
|
o |
"Dedico questo libro Ai piccoli le cui urla hanno fatto sanguinare le nostre coscienze e a coloro il cui grido si è spento nel silenzio perché il prezzo dell’infanzia non sia solo un pugno di soldi" Nicoletta
Bressan
Uomini d'affari e violentatori * Questo articolo è l'introduzione al volume "Sulla loro pelle" di Nicoletta Bressan (Il Segno dei Gabrielli Editori di Verona, maggio 1999) Nicoletta Bressan (Vicenza, 1973) sta finendo il suo corso di studi alla facoltà di sociologia dell'Università di Trento DUE LINK azzurro
|
|
|
|
|
|
|
|
|