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Bolivia:
le promesse militari del presidente Banzer
Nuove denunce degli intrecci fra gli Usa
e gli squadroni anticoca accusati di violenze su civili
di MARTIN IGLESIAS Il presidente boliviano Hugo Banzer ha ratificato martedì 12 dicembre 2000 a Palermo la Convenzione contro il crimine organizzato internazionale promossa dall’Onu. È stato uno dei governi più veloci - ancora prima della chiusura ufficiale dei lavori - a ratificare la convenzione la quale necessita la convalida di almeno 40 Paesi per poter entrare in vigore. Ma questo non è l’unico motivo di orgoglio del presidente andino. Alla riunione
Banzer ha riferito del suo programma “coca zero” intrapreso dalla
Bolivia per sradicare, nel vero senso della parola, le coltivazioni illegali
di coca.
“C’è poco da festeggiare – commenta alla MISNA un operatore umanitario in Bolivia –. Innanzitutto è necessario parlare della situazione dei diritti umani, che in questi mesi di conflitto tra esercito e ‘cocaleros’, si è gravemente deteriorata con un bilancio di decine di morti e feriti, prevalentemente tra i civili. Il Chapare, principale centro di produzione della coca nel Paese, è stato letteralmente messo a soqquadro: sono state distrutte misere capanne e perpetrati atti di vandalismo da parte di uomini in tenuta militare, rimasti impuniti. Si è sequestrato, torturato, puntato armi alla testa di bambini, picchiato padri davanti ai figli, maestri di fronte agli alunni e ignorato le denunce della Defensoría del Pueblo, dell'Assemblea permanente dei Diritti Umani e della Chiesa”. Un intoppo al piano “coca-zero” Per la politica
militarista del presidente Boliviano, che proseguiva nel silenzio indisturbata,
c’è però adesso un ostacolo che rischia di far saltare finanziamenti
internazionali finora garantiti.
Un “Plan Bolivia” a tutti i costi La coordinatrice
della Red Andina de Informacion, Kathryn Ledebur, ha affermato che consegnerà
i risultati dell’indagine ai parlamentari del Congresso degli USA che,
secondo la legislazione statunitense non possono finanziare unità
operative militari che commettano violazione contro i diritti umani. In
questo caso, aggiunge la responsabile, si deve aprire un’indagine permanente
sui responsabili degli abusi e assoggettarli alla giustizia Boliviana.
Come ammette alla fine lei stessa “non sarà cosa facile, far rispettare
agli Stati Uniti le sue propie leggi”, bisognerà esercitare una
forte pressione internazionale ma è gia esemplare che sulla stampa
locale si sia potuto rompere quel muro di paura e omertà che porta,
in genere, a pubblicare solo freddi dati statistici ufficiali.
La data del 15 dicembre giorno ufficiale della chiusura della famigerata School of Americas, fucina di dittature militari in America Latina per oltre mezzo secolo, deve essere letta come una affermazione militare degli Stati Uniti sul continente meridionale, attraverso collaborazioni “tecniche” ormai consolidate da “emergenze” come il Plan Colombia e prossimamente un più urgente piano di aiuti per lotta alla droga in Bolivia.
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