i percorsi

La rivoluzione in bicicletta
Salute e benessere: progettare la viabilità per chi pedala
 


   Forse ormai è risaputo e non vale la pena di perderci ancora tempo a scriverlo, tantomeno a occupare spazio in nonluoghi. Ma dall'aria che tira e da quel che si vede in giro, almeno in Italia, sarà risaputo ma altrettanto distrattamente dimenticato. In ogni modo, credo sia ormai di dominio comune la consapevolezza dei danni causati dal trasporto motorizzato, tanto più da quello privato, e dei potenziali benefici alla salute e alla qualità della vita individuale e sociale che deriva o deriverebbe dall'uso della bicicletta e da una sistematica pianificazione delle reti viarie locali e nazionali, nonché dei percorsi urbani, che tenga conto della nostra amica a pedali come mezzo di spostamento a tutti gli effetti.
   Siccome è evidente che consentire alla gente di spostarsi in bicicletta darebbe pressoché immediati risultati positivi su diversi fronti (e molti vorrebbero pedalare ma non sono messi nelle condizioni di farlo perché uscire nel traffico sarebbe un potenziale suicidio, sia che si tratti di città sia di centri periferici che il cuore dell'urbe hanno come meta del quotidiano pendolarismo). Per esempio, diminuirebbe subito l'inquinamentop dell'aria e con questo le malattia varia derivanti, dalle bronchiti al cancro; diminuirebbero altre malattia connesse con la sedentarietà (quelle cardiovascolari, per esempio, ma non solo, dato che l'attività fisica regolare risulta anche in un aumento delle difese immunitarie dell'organismo); diminuirebbero le spese per auto e carburanti con conseguente liberazione di risorse economiche destinabili al tempo livero, alla cultura e al divertimento, con una crescita anche qui della qualità della vita; aumenterebbe la possibilità di un rapporto vero con il territorio e con la natura; cambierebbe la percezione del tempo con un feno alla frenesia indotta dai ritmi imposti dal lavoro, dai mass media, dalla corsa alla produzione e al consumo; si accrescerebbero le occasioni di ripristinare quella rete di relazioni sociali occasionali che si stanno perdendo nelle code automobilistiche per andare in ufficio e nella spesa fatta al centro acquisti megagalattico. 

   Sono solo alcune, banali, trasformazioni riferibili a un'ipotesi di nuove opportunità di spostamento nella nostra vita quotidiana. Alcune di esse sono risultato diretto dell'uso della bicicletta e risultano facilmente quantifcabili; altre possono esprimere in tutto o in parte la loro potenzialità a seconda dell'adattamento o meno, per esempio, dei tempi di lavoro (in qualche caso andare in bici a lavorare sarà più veloce che farlo in auto - pensate, per dire, a una città come Roma - mentre in altri - penso ai pendolarismi dai piccoli paesi collinari alle città, per esempio, dell'arco dolomitico - la pedalata potrebbe implicare una dilatazione del tempo da e per il posto di lavoro ma i modi per asorbirla sono diversi, dall'autoriduzione dell'orario proporzionata al risparmio sull'impiego dell'auto a una ricontrattazione dell'orario in un quadro complessivo che tenga conto, appunto, del contributo positivo a livello globale e locale dato dall'uso della bici; altri scenari possibili sono, a seconda dei casi, la conversione da orario spezzato a orario unico, il parziale telelavoro eccetera). Dunque, effetti immediati e effetti proporzionali alle condizioni che si decide di crare attorno alla priorità ciclistica.

   Ora non voglio dilungarmi oltre ma semlicemente riferivi, a proposito di questi temi, di una conferenza internazionale che ho potuto in parte seguire, nel 1998 in Norvegia, a Trondheim, "Velo Borealis". Va premesso che Trondheim, terza città della Norvegia e importante centro universitario, ha scelto di diventare "la città della bicicletta", a dispetto della posizione geografica (500 chilometri a nord di Oslo) e del clima rigido. Così la già buona rete di piste ciclabili, normalmente separate dalle strade  per le automobili, è stata migliorata sia nei percorsi urbani sia nei collegamenti con le cittadine vicine e allo stesso tempo è stata perfezionata anche la segnaletica per le biciclette (che è abbastanza buona in tutta la Norvegia, certo migliorabile ma un altro pianeta rispetto alla pochezza della situazione italiana).

Norvegia: la bicicletta nella strategia nazionale dei trasporti

Kjell Bjørvig, direttore dell'Ente statale delle strade norvegese.
   "Lo sviluppo di arterie viarie separate per i ciclisti ha una lunga storia in Norvegia. La Direzione generale delle strade pubbliche stabilì già nel 1936 la necessità di una pianificazione della rete di piste ciclabili. Sessant'anni dopo il governo centrale ha assunto la piena responsabilità della progettazione e del mantenimento delle piste ciclabili lungo le strade statali. Oggi la bicicletta va vista come importante mezzo di trasporto sia nelle aree urbane sia lungo le strade interurbane. Il governo norvegese intende includere un progetto ispirato a questa visione nel Piano dei trasporti per il 2000".

Olanda: risultati e prospettive del piano nazionale della bicicletta

Ton Welleman, ministero dei trasporti olandese

"Nel periodo 1990-1997 è stato applicato un Piano generale per la bicicletta allo scopo di incrementare le possibilità di impiego di questo mezzo di trasporto nel territorio olandese. Una fase ha riguardato la ricerca , le interviste rilasciate all'interno e all'estero, la preparazione e distribuzione di materiale informativo, le conferenze, i contatti con le autorità locali e i vari gruppi di interesse. Questa attività è costata al governo, cioè al ministero dei trasporti, l'impiego di 40 persone e un costo pari a circa 120 milioni di corone norvegesi (più o meno 26 miliardi di lire, ndt), una spesa di poco superiore si è aggiuta sotto forma di contributi agli enti locali per il miglioramento delle infrastrutture riguardanti il traffico ciclistico. 
Ma si può dire che dopo sette anni effettivamente siamo riusciti a incidere anche nel cambiamento di prospettiva delle politiche di organizzazione dei trasporti ai vari livelli amministrativi, imprese di trasporto pubblico, altri attori economici e gruppi di interesse? Fondamentalmente, sì. L'esistenza di una politica del trasporto ciclistico a livello ministeriale ha portato in primo piano il tema bicicletta in molte altre agenzie. L'aspetto più evidente è l'aumento delle attività correlate da parte delle autorità locali. E questo è confortante, considrato che una buona politica del trasporto ciclistico dipende soprattutto dagli interventi a livello amministrativo locale. Il lavoro svolto con il piano nazionale della bicicletta sembra aver risposto, domunque, a una richiesta che viene non solo dagli enti locali ma anche da altri soggetti, come le compagnie di trasporto pubblico e l'imprenditoria.
Ora abbiamo gli obbiettivi riferiti al 2010. 
1) Uso della bici: incremento del 30% dei chilometri fatti in bicicletta rispetto al 1986 (dopo un aumento del 30% negli anni '80, l'uso della bici si è stabilizzato). Ora riteniamo che ci siano le potenbzialità per un allargamento del ruolo della bici, soprattutto in sostituzione dei piccoli spostamenti in auto (abbiamo rilevato che l'impego della due ruote nel 70% dei casi riguarda tragitti non oltre i 7,5 chilometri).

2) Sicurezza sulla bici: l'obiettivo è dimezzare gli incidenti stradali in generale nel 2010 rispetto al 1986. Finora, per quanto riguarda i ciclisti, i miglioramenti sono stati evidenti e l'obiettivo intermedio del 1995 è stato superato, con un calo del 27% (obiettivo 10%) degli incidenti che richiedono il ricovero in ospedale rispetto al 1986. Tuttavia, non essendo compresi i ricorsi al pronto soccorso per medicazioni il numero virtuale degli "ospedalizzati" non si discosta granché dai dati dell'86, però gli effetti sono evidenti nel calo degli incidenti gravi (normalmente quelli fra bici e auto) mentre non migliora l'incidenza di incidenti leggeri, normalmente cadute in bici che non coinvolgono altri mezzi.
Il nostro impegno continua e ci auguriamo che il tema del trasporto in bicicletta diventi più significativo anche nell'agenda dell'Unione europea".

Finlandia: vent'anni per raddoppiare

   Anneli Tanttu è ingegnere capo (donna) al ministero dei trasporti e delle comunicazioni finlandese.

  Ha illustrato il piano strategico nazionale finlandese che prevede un raddoppio dei chilometri percorsi in bicicletta dalla popolazione entro il 2005 rispetto ai livelli del 1986. Nel 2005 gli spostamenti in bicicletta dovranno rappresentare il 25% del totale dei viaggi. Entro la fine del 2000 si prevede un dimezzamento del numero dei morti negli incidenti ciclistici. Il piano operativo si svolge attraverso le seguenti azioni: migliorare la visibilità "politica" del mezzo di trasporto ciclistico dal punto divista degli amministratori istituzionali; Ispirare una progettazione urbanistica che tenga conto della possibilità di rapidi spostamenti in bici; migliorare la qualità della rete di piste ciclabili nelle zone abitate; aumentare il grado di sicurezza per i ciclisti.
 

Australia:la bicicletta e la salute nazionale

Harry Owen è medico e professore alla Flinders University of South Australia

  "Il beneficio economico della regolare attività fisica è confermato in un rapporto scientifico del 1993 del governo australiano. Si quantificano i numerosi benefici dell'attività fisica regolare e i costi degli infortuni e delle morti. Non potremo mai portare il 40% della popolazione a fare sport attivo ma potremmo, come avviene in Olanda, consentire al 40% della popolazione di camminare o di andare in bicicletta nei suoi spostamenti quotidiani. Questo comporterebbe un risparmio netto di spesa pubblica pari a due miliardi e mezzo di dollari australiani, cioè il 10% dell'intero bilancio della sanità!

   Il rischio di infortuni ciclistici va ovviamente anche considerato in questa prospettiva. Ma essere un automobilista sedentario è decisamente più mortalmente rischioso che andare in bicicletta. Gli stessi effetti collaterali dei farmaci usati per curare le conseguenze psichiche dell'inattività fisica sono a looro volta fra le cause maggiori di malattia, ospedalizzazione e morte.

   Possiamo agire per evitare che le malattia cardiocircolatorie e gli incidenti automobilistici aumentino la loro incidenza come killer nel futuro. Le nostre città dovrebbero essere pensate attorno al concetto di trasporto fisicamente attivo".

Danimarca: più biciclette per le strade a Copenaghen

Niels Jensen è coordinatore alla sezione strade del Comune di Copenaghen

   "Copenaghen è nota per le buone condizioni della rete ciclabile, ma questo non vale per il centro della città. Per questo si è deciso di dedicare attenzione allo sviluppo di nuove opportunità di spostamento in sicurezza per chi va in bici nel centro dki Copenaghen. Si è deciso di migliorare la qualità e la quantità delle piste esistenti, consentendo fra l'altro alle bici di andare in entrambe le direzioni nei sensi unici. Sono stati aumentati anche i parcheggi per le biciclette in centro e ai terminali delle ferrovie regionali e degli autobus".

Bike for Life: un progetto inglese

Adrian Davis è il coordinatore del progetto Bike for Life a Bristol

  "In questa relazione esamino alcuni dei principali vantaggi fisiologici e psicologici comportati dall'uso della bicicletta. Non dico soltanto che la bicicletta è un modo unico di mantenersi in buona forma fisica: questo ormai si sa. Un argomento rilevante in favore della bicicletta riguarda l'efficienza in termini di tempo garantita dal suo impiego: un aspetto non secondario visto il moderno stile di vita sempre a corto di tempo. Insomma, con la bici si guadagna tempo negli spostamenti e insieme si fa un favore al proprio corpo. Questo significa che, a livello di pianificazione, chi si occupa di trasporti e chi si occupa di prevenzione sanitaria dovrebbero cooperare e lavorare per favorire l'uso della bicicletta.
  Dal punto di vista fisico, i miglioramenti principali, ma naturalmente non gli unici, cui mi riferisco riguardano i distrubi cardiaci coronarici, l'infarto, il benessere psicologico. Altri aspetti riguardano il mantenimento della flessibilità muscolare, la riduzione del rischio di cancro al colon, il controllo del peso.

   A proposito dei disturbi coronarici, uno studio su 9 mila cittadini di età 45-64 anni ha mostrato che quelli che vanno in bici almeno un'ora la settimana per recarsi al lavoro hanno registrato meno della metà di malattie coronariche non mortali rispetto a quelli che non hanno fatto attività fisica nei nove anni in cui si è svolta l'indagine. Lo studio indica che ogni tipo di attività ciclistica abituale nella persona di età media può portare benefici fisici. Un'altro esame sul cuore dei ciclisti e dei non ciclisti dimostra che i primi riducono o rinviano l'insorgere di problemi cardiovascolari.

Tassare di più il traffico a motore

Howard N. Boyd è ingegnere alla Allott Transportation, Birmingham (Gb)

   "Attraverso la tassazione si può arrivare a far pagare a chi usa i veicoli a motore il prezzo che effettivamente la società deve accollarsi per il traffico motorizzato. Combinando questo con detrazioni fiscali per chi per esempio va al lavoro regolarmente in bici, è possibile aumentare il livello dell'uso della bicicletta e quindi la qualità della vita nelle zone urbane. Un'indagine sul sistema fiscale britannico ha mostrato che esiste una serie di anomalie che risulta in un incoraggiamento all'uso dell'automobile a spese di forme di trasporto più desiderabili". 

Effetti della bicicletta sulla salute

Andrew Pearce è ingegnere alla Allott Trasnsportation, Birmingham (Gb)

   "La ricerca condotta dalla Allott per conto del governo britannico ha avuto l'obiettivo di misurare i vantaggi sociali e sanitari in una persona che passa all'uso della bicicletta. Circa cento volontari che non svolgevano attività fisica in precedenza sono stati invitati a cominciare ad andare in bici con un'intensità moderata, in un periodo di quattro mesi. Sono stati tenuti sotto controllo dal punto di vista delle attività corporee e hanno riempito un questionario prima e dopo l'esperimento. Abbiamo scoperto significativi miglioramenti nella condizione fisica generale così' come un cambiamento nel rapporto con la bicicletta. Abbiamo anche registrato una diretta relazione fra la quantità di chilometri percorsi e il miglioramento della condizione fisica. La gran parte del miglioramento dlele capacità aerobiche si è registrata nel periodo fra le prime se e le prime otto settimane in cui è apparso il risultato dle cambiamento di stile di vita. I segnali, in proposito, sono stati più evidenti per chi ha percorso 19 miglia o più alla settimana.

 (continua con le sintesi di altre relazioni)
 
o La conversione "ciclistica" degli spostamenti umani come passaggio di crescita del benessere collettivo inteso come salute fisica e psichica, rapporti sociali, risparmio energeticvo e quindi economico per i singoli e per i gruppi.
Se n'è parlato, con illustrazione di numerosi studi ed esperienze pratiche, a una conferenza internazionale in Norvegia, "Velo Borealis", della quale riportiamo la sintesi degli interventi principali.
 

Norvegia: la bicicletta nella strategia nazionale dei trasporti vai@
 

Olanda: risultati e prospettive del piano nazionale della
bicicletta vai@

Finlandia: vent'anni per raddoppiare i viaggi in bici
v@i

Australia:la bicicletta
e la salute nazionale vai@

Danimarca: più biciclette per le strade a Copenaghen vai@

Londra: più tasse
sulle auto v@i

Effetti sulla salute
un esperimento
in Gran
Bretagna  v@i

 

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