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pensieri
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L'autonomia mette il silenziatore
al Trentino...
Come un sistema di potere inibisce la
trasformazione sociale e la cultura libera
di FRANCESCO MERZ Il raggiungimento
del benessere, più consistente in alcune aree del paese, ha invece
scatenato gli istinti peggiori, una chiusura a tutto, una maginot delle
idee e del confronto. Si sono sviluppate le corporazioni, le tribù.
Gli istinti peggiori di un conservatorismo bieco e distruttivo si stanno
accentuando.
Anche il ruolo
dell’università non sfugge a questa regola. Sedicimila studenti,
i cui effetti sembra siano rilevanti solo economicamente, con
ricadute per categorie di cittadini abbienti. Il contributo alla vita culturale
e sociale sembra misero o addirittura irrilevante. Anche a livello degli
intellettuali dell'ateneo il contributo al dialogo e al cambiamento è
in linea con il potere.
Quando si parla di riforma dello stato, e principalmente di federalismo, di decentramento, proviamo a pensare cosa ciò ha rappresentato per il Trentino. Hanno realizzato parchi, stadi, palestre, piscine, scuole, strade anche dove non servivano, ma dove gli interessi locali e le risorse non mancavano. Un esempio calzante le competenze in materia di lavoro assunte dalla provincia: la vigilanza, cioè gli ispettori del lavoro sono praticamente organizzati dal potere locale che non controllerà mai se stesso, che è il principale datore di lavoro! Chi alza la
voce, chi si schiera contro, chi dissente, viene confinato nel limbo.
* questo articolo è stato pubblicato anche dal quotidiano l'Adige di Trento. |
o | Una
nuova riflessione*
arricchisce il tentativo di analisi critica fatta da Nonluoghi sui regimi ad "autonomia speciale" in Italia. ALTRI ARTICOLI Trento
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(16 ottobre 2000) Le
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