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I
signori del crimine
Il nuovo libro di Ziegler: quando gli
stati si alleano con le mafie internazionali
di TVILER Alcuni di voi ricorderanno di Jean Ziegler, sociologo e politico socialista svizzero, il vecchio volume "Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto" (Mondadori), nel quale si analizza il ruolo della potenza finanziaria elvetica negli interventi colonizzatori dei paesi del Nord del mondo (Stati Uniti in primis) nelle aree del pianeta in via di (non) sviluppo. "Grazie a un sistema bancario straordinariamente ipertrofico, grazie anche a quelle mirabili istituzioni che sono il segreto bancario e il conto numerato, l'oligarchia svizzera ha assunto la funzione del ricettatore indispensabile del sistema capitalistico mondiale. Con il suo bottino quotidiano essa finanzia le proprie avventure all'estero. Le sue società multinazionali controllano, oggi, dall'Indonesia al Sudamerica, dal Brasile al Guatemala, intere regioni e popolazioni", scriveva Ziegler nel lontano 1976. Giusto per dire che la "globalizzazione", il pensiero unico, il controllo economico e sociale nelle mani di pochi capitalisti ha radici lontane, in quello che all'epoca si usava chiamare imperialismo secondario. Si trattava, in quel saggio, anche dell'intreccio fra i poteri politici, quelli economici e le attività di regimi criminali. Sulle mafie internazionali e sul ruolo svizzero nelriclaggio del denaro sporco il sociologo elvetico ha pubblicato, tra l'altro, il volume "La Svizzera lava più bianco". Ora è in libreria l'ultimo lavoro di Ziegler, che è un'analisi fatta insieme con Uwe Mühlhoff, delle nuove mafie internazionali che minacciano l'Europa: "I signori del crimine" (edito da Marco Tropea nella collana Le Querce, pp. 317, lire 29 mila). "I signori del crimine internazionale organizzato - scrive Ziegler nell'introduzione all'edizione italiana - e le nuove mafie (oggetto di questo libro) conducono una guerra occulta, mortalmente pericolosa, e sempre più vittoriosa contro le nostre democrazie occidentali. Due fenomeni favoriscono i loro disegni: la crescente diffusione della criminalità in numerosi stati ai confini dell'Europa e il raggiungimento di una simbiosi pressoché totale tra capitali accumulati in maniera illegale e capitali legali". Ziegler citta
fra l'altro, per confortare la sua analisi, la teoria di Daniel Thuerer
del "failed State", cioè dello stato destrutturato: "Uno stato,
in un momento di profonda crisi che ne minaccia l'esistenza, affida volontariamente
l'esercizio di determinate funzioni a organizzazioni o gruppi fuorilegge;
superata la crisi, esso si rivela, nella maggior parte dei casi, incapace
di recuperare i diritti di sovranità che ha ceduto: in sostanza,
di ristabilire l'ordine pubblico". Ziegler esamina poi, in particolare,
il caso della Repubblica federale iugoslava e in particolare della componente
serba, per indicare un esempio di questi intrecci criminosi: "Lo stato
iugoslavo ha affidato la politica di epurazione etnica alle milizie armate
e alla criminalità transnaizonale organizzata. (...) I signori del
crimine, alla testa di queste milizie, hanno guadagnato somme esorbitanti
dal traffico di armi e di droga, e dalle estorsioni".
Ma non è solo la Iugoslavia a trovarsi nel mirino di ZIegler: "Anche la Turchia è sulla stessa strada. (...) Anche la Turchia è un caso di failed state. Perché? Perché a un determinato momento della sua esistenza lo stato turco ha dovuto cedere a organizzazioni criminali (reti terroristiche di estrema destra, milizie private guidate dai signori della mafia) alcuni diritti di sovranità che, una volta superata la crisi, non è stato più in grado di recuperare. La crisi è stata provocata dalla guerra di liberazione scatenata dal Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan". Ziegler volge lo sguardo anche all'orrore in Cecenia (città rase al suolo, fosse comuni, napalm) e scrive: "Campi detti <di filtraggio> sono stati organizzati a Tchernokosovo, Tolstoj-Yourt, Mozdok e Chali. Decine di migliaia di ceceni (uomini, donne, adolescenti e talvolta addirittura bambini) vengono <filtrati>, vale a dire interrogati sotto tortura, e spesso muoiono lì. (...) Il neopresidente della Federazione russa, Vladimir Putin, ha assoldato criminali comuni, cosacchi e mercenari per svolgere il compito di filtraggio". Nel volume si citano le situazioni di numerosi altri paesi, anche dell'estremo Oriente, in cui stato e crimine collaborano. A proposito di uno dei passaggi centrali del rapporto perverso fra mafie e istituzioni, il riciclaggio del denaro sporcol, Ziegler osserva che "in questi ultimi anni la simbiosi tra capitale criminale e capitale legale ha compiuto progressi fulminei". E aggiunge che "la situazione è paradossale: dovunque in Europa, nell'America del Nord e nei paesi del Sudest asiatico, si promulgano leggi sempre più severe contro il riciclaggio nelle banche legali di somme colossali accumulate dai signori del crimine, ma, al tempo stesso, l'infiltrazione del capitale criminale nell'economia legale dei paesi dell'emisfero settentrionale assume proporzioni sempre più inquietanti. La Svizzera è un ottimo esempio di questo paradosso". Sul fronte delle contromisure,
Ziegler ricorda le iniziative della Ue contro i centri off shore e i paradisi
fiscali, le iniziative dell'Ocse contro la corruzione e per abolire il
segreto bancario (ma la Svizzera fatica cedere). E naturalmente l'autore
sottolinea la necessità di una più vasta informazione dell'opinione
pubblica per dare a questo problema globale la centralità che deve
avere in società realmente tendenti alla democrazia.
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