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L'ORRORE NEGLI USA: PERCHE' QUEI KAMIKAZE?
Rischio terrorismo inarrestabile se falliscono le iniziative di pace e giustizia
FreeFind
_____________di Alda Radaelli ____________________________

   I kamikaze dell’11 settembre non hanno giustificazione possibile, ma potrebbero diventare un movimento inarrestabile se falliscono le iniziative pacifiche nel rispetto della democrazia a difesa di un mondo più giusto. Kamikaze perchè?

Il crollo delle torri gemelle di Manhattan ha segnato una svolta nella storia dell’umanità: è stato il crollo della possibilità di intendersi tra popoli ricchi e popoli poveri. L’attacco kamikaze è stato inequivocabilmente diretto alle tre massime centrali del potere mondiale: quella finanziaria con il crollo delle Twin Towers di New York, quella del potere militare con l’incendio del Pentagono a Washington, quella delle grandi industrie e dell’acciaio con il volo dell’aereo abbattuto nei pressi di Pittsburg. 
L’attacco kamikaze ha distrutto il mito del Grande Paese: scatta la sindrome del nemico in casa, che gioca a favore della politica isolazionista da parte del paese più potente, ma anche più responsabile dell’allargamento del fosso che separa ricchi e poveri, tanto nel mondo quanto negli stessi Stati Uniti.
Si stanno risvegliando le ombre del passato, l’ombra incancellabile lasciata dai piccoli e magri Vietkong e dai lunghi ed altrettanto magri somali sul prestigio del popolo più grasso della terra. 

Bin Laden, arabo e musulmano, viene “lanciato” dalle agenzie di stampa come il marchio dell’unico terrorismo esistente sulla faccia della terra: da oggi chiunque sia arabo, musulmano, peggio che mai se anche tecnologicamente preparato, è un potenziale terrorista.
Su questa falsariga si muove da oggi tutta l’America, e di conseguenza ogni agenzia internazionale, dalla Nato al Consiglio di sicurezza dell’Onu alle organizzazioni finanziarie e commerciali internazionali. Chiunque criticherà il fatto che vi predominano gli interessi degli Stati Uniti, verrà considerato un sabotatore del modello democratico ufficiale, quello appunto americano. Si dimentica che Bin Laden ha iniziato la sua carriera di integralista al servizio degli americani contro il governo comunista dell’URSS. 

Torniamo così alla domanda che si è posta Tullia Zevi: perché kamikaze? Che cosa muove un uomo per motivarlo fino a sacrificare la vita per una causa? E qual è questa causa? Ehud Barak ha detto una volta che se fosse arabo sarebbe un seguace di Hamas. 
Riprendendo il ragionamento di Tullia Zevi possiamo chiederci: fino a quale estremo di umiliazione morale e di sofferenza fisica, di perdita di speranza in un futuro migliore bisogna arrivare per diventare kamikaze? I giapponesi lo sono diventati quando ormai la guerra era perduta: la guerra dei ricchi contro i poveri del mondo è definitivamente perduta? 
Stiamo assistendo per la prima volta al rischio che uno stato intero, una volta ricco e fiorente, dichiari fallimento, l’Argentina. E’ stato spiegato in varie sedi quanto il Fondo Monetario Internazionale, egemonizzato dagli Stati Uniti, e la Banca Mondiale, siano responsabili dell’aumento della povertà nel mondo. E’ stato detto e ripetuto che le guerre sono, da cinquant’anni ormai, stragi di popolazione civile piuttosto che scontri di eserciti, che la causa sta nel creare artificiosamente false etnie che vengono scatenate una contro l’altra fino alla distruzione reciproca. Se di tutto ciò, da oggi, non si parlerà più, inutile prendercela con l’orrore dell’effetto kamikaze: esso si ripeterà. 

L’11 settembre ha certamente tremato un certo tipo di potere politico. Ma anche il potere tecnologico ha tremato: infatti, nello sbigottimento suscitato dall’attentato kamikaze, c’era anche una componente di incredulità per l’alto livello tecnico dimostrato dall’attacco congiunto, portato a termine con pieno successo.
Finora il successo ha riguardato il subcomandante Marcos ed i suoi indios, che pacificamente hanno presentato al governo del Messico la loro richiesta di esser considerati persone vive e non fantasmi. Vedremo quando e come la loro richiesta cambierà la politica ufficiale. Nel frattempo essi sono tornati alla loro miseria di gente che non ha mai visto moneta sonante. Con la beffa ulteriore di sentirsi dire che ognuno di loro ha un “debito pro capite” di tot dollari.

In un mondo globalizzato la cultura è ormai patrimonio di chi se ne sa impadronire. Ciò rende ancora più bruciante l’umiliazione imposta a popoli considerati “terzo mondo”, e più palese il saccheggio economico politico culturale e conseguentemente di cervelli, oltre che le violazioni della Carta dei diritti dell’Uomo che essi subiscono nell’indifferenza generale. Sulle violazioni perpetrate proprio dagli Stati Uniti, che si ergono a faro della civiltà, rimandiamo all’ampia documentazione fornita da Noam Chomski (Noam Chomski- Egemonia americana e “stati fuorilegge”- Dedalo 2001).
 

____________ Il primo commento di Chomsky da Z-Net _____

 (nonluoghi)
"Un crimine orrendo. Ora bisogna capire perché..."

   Il primo commento di Noam Chomsky ai tragici eventi americani è stato pubblicato dal magazine Z-Net.

   Il pensatore Usa osserva: "Gli attacchi terroristici sono una atrocità enorme. In proporzione possono non raggiungere il livello di molti altri, per esempio il bombardamento voluto da Clinton sul Sudan, senza alcuna ragione credibile, che distrusse la meta delle riserve farmaceutiche del Paese e uccise un numero imprecisato di persone (nessuno sa quanti, perché gli Stati Uniti hanno bloccato un'inchiesta dell'Onu e nessuno si occupa di proseguirla). Per non parlare di casi molto più gravi  che vengono in mente con facilità. 
   Ma questo attacco agli Usa è stato senza dubbio un crimine orrendo. Le vittime principali, come al solito, sono lavoratori: impiegati, segretari, pompieri eccetera".

   Chomsky si sofferma poi sulle possibili conseguenze geopolitiche della tragedia americana. "E' probabile che ci sarà una ventata violenta contro i palestinesi e altri popoli poveri e oppressi. E' probabile che si arrivi a un giro di vite nei controlli di sicurezza con le loro innumerevoli ramificazioni per limitare i diritti civili e le libertà interne".

   Il noto linguista e politologo americano, vicino all'area del socialismo libertario, mette in luce che l'attacco terroristico ha evidenziato in modo drammatico la "stupidità del progetto dello scudo spaziale".  E ricorda che in passato numerosi esperti e analisti avevano affermato che bisognava guardarsi non da un "altamente improbabile e inefficace" attacco missilistico ma dagli innumerevoli altri mezzi di distruzione di massa utilizzabili contro gli Stati Uniti. "Ci sono - scrive Chomsky - innumerevoli vie molto più semplici di un attacco missilistico e fondamentalmente non neutralizzabili. Tuttavia, gli attentati contro gli Usa saranno probabilmente utilizzati per aumentare le pressioni in favore dello scudo spaziale. La difesa è una sottile copertura ai piani di militarizzazione dello spazio e, con buone pubbliche relazioni, anche l'argomento meno credibile avrà buon gioco di fronte a una platea terrorizzata".

Chomsky, dopo aver ribadito che il crimine subito dagli Usa è legato all'indiscrimnato impiego americano della forza per controllare i domini nel mondo, afferma di temere che il futuro possa riservare nuovi e forse ancora più gravi attacchi contro gli Stati Uniti.

Poi, si interroga sulla possibile reazione americana: "Possiamo esprimere giustificato orrore, possiamo tentare di capire che cosa può aver portato a questi crimini, il che significa cercare di entrare nelle menti dei possibili responsabili". Chomsky invita quindi a rileggere le parole di Robert Fisk, "la cui conoscenza diretta degli affari nella regione è senza pari, dopo anni di eccellenti corrispondenze". Fisk ricorda che questa "non è una guerra della democrazia contro il terrore come il mondo chiede di poter credere nei prossimi giorni". E aggiunge: "Qui si tratta anche dei missili americani che colpiscono le case palestinesi e di elicotteri Usa che sparano missili contro un'ambulanza libanese nel 1996, si tratta di bombe americane contro un villaggio che si chiama Qana e di miliziani libanesi pagati dall'alleato Usa israeliano che rapinano e uccidono nei campi profughi".

Infine, Chomsky, insiste: "Possiamo scegliere tra il tentativo di capire o rifiutarci di farlo, contribuendo così all'indifferenza delle peggiori bugie".
 

Alda Radaelli è la responsasbile del sito Mixa-Razzismo

Il commento di Noam Chomsky



Di fronte al sangue innocente fatto scorrere negli Stati Uniti, Nonluoghi esprime sgomento e dolore per il vergognoso attacco che ha colpito la società civile americana. 
Sarebbe pericoloso, ora, far soffiare come risposta all'orrore solo nuovi e incontrollabili  venti di guerra. Rinnoviamo l'appello all'impegno di tutti per un'organizzazione della convivenza, locale e globale, fondata sulla nonviolenza e sull'autoresponsabilità, sulla consapevolezza e sul rispetto delle differenze, sulla solidarietà umana e sulla diffusione di forme di partecipazione politica ed economica realmente democratiche.
In proposito, proprio gli Stati Uniti hanno dato al mondo alcuni dei più significativi pensatori democratici, nonviolenti e libertari dai quali tutti abbiamo qualcosa da apprendere.
 
 

 

14-9-2001
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Web editor Zenone Sovilla
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