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Rutelli
o Berlusconi: che differenza fa?
C'è qualche ragione per votare
un centrosinistra che assomiglia tanto al centrodestra?
di Buenaventura
Il
segno forse più inquietante del degrado in cui versa il regime di
democrazia assolutamente formale nel quale ci troviamo costretti a vivere
ci viene da una considerazione prima ancora che sul candidato premier del
centro-destra, il tanto sbeffeggiato Silvio Berlusconi (vi giuro che faceva
tenerezza, mi pare sabato scorso, mentre ad una trasmissione di cui non
ricordo il nome cercava di convincere gli imbarazzati presenti – tra cui
Franco Tatò – che i capelli che ha in più negli spot ubiquitariamente
sparsi sul nostro territorio e la maggiore giovinezza dimostrata dipenderebbero
da “problemi” di luminosità al momento in cui veniva scattata la
fotografia…), ci viene dal suo antagonista del centro-sinistra Francesco
Rutelli.
Alzando il velo di un’ipocrisia che ha dell’incredibile, dobbiamo chiedercelo
una volta per tutte: possiamo accettare uno vuoto e bello come lui, tutto
sorrisi e “credo che gli italiani abbiano capito che devono credere
in noi”,
Rimane vero che siamo ad uno squallore della politica per cui i programmi sono sostanzialmente identici tra destra e sinistra, alla frenetica rincorsa del consenso dell’elettore mediano, quello rincoglionito e rabbioso-fascista-non-dichiarato (Harry S. Sullivan ha definito il fascismo come la “quintessenza politica della disperazione personale”) del capitalismo delle diseguaglianze montanti nelle stesse fasi di prosperità del ciclo economico: in questo, è vero, abbiamo gli stessi problemi, tenuto conto delle debite differenze, della più grande “democrazia” mondiale. C’è qualcosa
per cui tuttavia mi pare di poter dire che bisognerà forse lo stesso
votare per questo centrosinistra, un centrosinistra che non più
di due anni fa, o giù di lì, voleva lo il giustiziere anti-clandestini,
secessionista, liberista e chi più ne ha più ne metta, Bossi,
tra le sue stesse fila. In realtà non sono convinto nemmeno io di
un tale voto e si apra pure un dibattito su questo tema nel nostro sito:
è ormai solo un problema di gradazione quello che distingue la destra
dalla sinistra attuale – anche europea, non solo nostrana.
Rimane vero
che dentro questa compagine di ometti e di eleganti maestrine è
più facile che vengano garantiti spazi (pubblicamente finanziati
– anche se sempre meno) per una ricerca sociale, per una informazione e
per un’elaborazione di possibili risposte all’attuale deriva sistemica
su scala globale che genera povertà, malattia e morte al Sud ma
anche nel Nord ricco del pianeta.
E' anche vero che ora, dopo Rutelli, dovremmo digerire, come vicepremier, anche Piero Fassino, l'indimenticato uomo dell'approccio folle di chi è seriamente preoccupato della globalizzazione neoliberista. E' forse meglio, dopotutto, lasciare che la destra vada a governare per far rinascere qualcosa dalle ceneri della sinistra funambolica che ci ritroviamo?
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(29
gennaio 2001)
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