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Rutelli o Berlusconi: che differenza fa?
C'è qualche ragione per votare un centrosinistra che assomiglia tanto al centrodestra?
 

di Buenaventura 

  Il segno forse più inquietante del degrado in cui versa il regime di democrazia assolutamente formale nel quale ci troviamo costretti a vivere ci viene da una considerazione prima ancora che sul candidato premier del centro-destra, il tanto sbeffeggiato Silvio Berlusconi (vi giuro che faceva tenerezza, mi pare sabato scorso, mentre ad una trasmissione di cui non ricordo il nome cercava di convincere gli imbarazzati presenti – tra cui Franco Tatò – che i capelli che ha in più negli spot ubiquitariamente sparsi sul nostro territorio e la maggiore giovinezza dimostrata dipenderebbero da “problemi” di luminosità al momento in cui veniva scattata la fotografia…), ci viene dal suo antagonista del centro-sinistra Francesco Rutelli.  
   Hanno purtroppo ragione le destre a dire che rappresenta il nulla e, al loro interno, lo sprezzante Andreotti, il quale alla domanda “Che cosa pensa di Rutelli?” ha risposto “Che ha una bella moglie”. 

   Alzando il velo di un’ipocrisia che ha dell’incredibile, dobbiamo chiedercelo una volta per tutte: possiamo accettare uno vuoto e bello come lui, tutto sorrisi e  “credo che gli italiani abbiano capito che devono credere in noi”
“mi sono commosso parlando con la madre di una ragazza a cui avevano ucciso la figlia e che mi chiedeva che Rutelli facesse qualcosa”, “i nostri programmi garantiranno la sicurezza ai cittadini e un maggiore benessere per tutti”, “ho sempre fatto politica per passione”, “occorre rimboccarsi le maniche, la strada è lunga ma ce la faremo”, “l’ambiente è al primo posto e con esso l’occupazione, le imprese, la salute, i tagli alla spesa pubblica (poi basta perché diventa troppo difficile, ndr.)”?.
   Nessuno vuole insinuare che un premier o candidato tale possa essere un tuttologo (come ad esempio pare voler far credere Giuliano Amato di se stesso – in ogni caso, al di là della sua fede neoliberale, sicuramente persona preparata su molti temi sociali): viviamo in società complessissime, i ministri, i presidenti del consiglio e in generale i nostri rappresentanti in Parlamento è già tanto se capiscono qualcosa di quel che propongono e che votano, al di là degli ordini di scuderia e del grande capitale (con posizioni sindacali che, di riflesso, assumono aspetti sempre più paradossali). 

   Rimane vero che siamo ad uno squallore della politica per cui i programmi sono sostanzialmente identici tra destra e sinistra, alla frenetica rincorsa del consenso dell’elettore mediano, quello rincoglionito e rabbioso-fascista-non-dichiarato (Harry S. Sullivan ha definito il fascismo come la “quintessenza politica della disperazione personale”) del capitalismo delle diseguaglianze montanti nelle stesse fasi di prosperità del ciclo economico: in questo, è vero, abbiamo gli stessi problemi, tenuto conto delle debite differenze, della più grande “democrazia” mondiale.

   C’è qualcosa per cui tuttavia mi pare di poter dire che bisognerà forse lo stesso votare per questo centrosinistra, un centrosinistra che non più di due anni fa, o giù di lì, voleva lo il giustiziere anti-clandestini, secessionista, liberista e chi più ne ha più ne metta, Bossi, tra le sue stesse fila. In realtà non sono convinto nemmeno io di un tale voto e si apra pure un dibattito su questo tema nel nostro sito: è ormai solo un problema di gradazione quello che distingue la destra dalla sinistra attuale – anche europea, non solo nostrana. 
   La sinistra è solo un po’ meno peggio, vive di tatticismi poltronieri e per il resto assume tutti i peggiori consiglieri che si possano trovare sul mercato. 

   Rimane vero che dentro questa compagine di ometti e di eleganti maestrine è più facile che vengano garantiti spazi (pubblicamente finanziati – anche se sempre meno) per una ricerca sociale, per una informazione e per un’elaborazione di possibili risposte all’attuale deriva sistemica su scala globale che genera povertà, malattia e morte al Sud ma anche nel Nord ricco del pianeta. 
   Questa è l’unica grande differenza che vedo (a parte distinzioni in fondo piccole ma significative nei temi "caldi" come l'immigrazione).
    Insomma, mentre per il pelato impomatato di Arcore la ricerca sulle cause delle malattie e del degrado evitabili che ci affliggono va solo tenuta nascosta e le risicate disponibilità finanziarie da destinare alla scienza vanno allocate indifferentemente sullo studio di migliori sbiancanti dentali o su prodotti anticalvizie, per qualcuno che ha un potere sempre più ridotto dentro la sgangherata compagine del centrosinistra attuale rimangono ancora delle priorità per migliorare la condizione di chi sta peggio e di un ambiente che diviene di ora in ora più minaccioso.

   E' anche vero che ora, dopo Rutelli, dovremmo digerire, come vicepremier, anche Piero Fassino, l'indimenticato uomo dell'approccio folle di chi è seriamente preoccupato della globalizzazione neoliberista. 

   E' forse meglio, dopotutto, lasciare che la destra vada a governare per far rinascere qualcosa dalle ceneri della sinistra funambolica che ci ritroviamo? 


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(29 gennaio  2001)
 
 

 

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