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Scuola
e famiglia al tempo della new economy
Se i genitori, nel nome dell'edonismo,
"proteggono" i figli dalla cultura...
di LUCIANO LOCCI * Si
è discusso a lungo sulla scuola da un anno a questa parte, ma dall'ultimo
articolo di Mario Pirani, una delle voci più lucide nell'analisi
dell'universo scolastico italiano, "Professori sull'orlo di una crisi di
nervi", apparso su "la Repubblica" il 19 febbraio, emerge forse una delle
questioni cruciali meno analizzate.
Una terminologia
pasoliniana, forse un po' datata, ma in questo frangente assai eloquente
ed efficace, è quella che meglio si presta ad una sintetica analisi.
La prof dell'istituto
tecnico di cui ci parla Pirani è oggi, baudelarianamente, un po'
come l'albatros, l'indimenticabile metafora del disagio dell'artista nella
società utilitaristica borghese; così la prof è splendida
nel mondo delle sue letture ma inadatta, goffa, inutile, maldestra, fastidioso
impiccio nel mondo reale degli acquisti on line e dell'edonismo consumistico.
Il dato preoccupante è, però, la nuova e crescente ed arrogante insofferenza delle famiglie verso i docenti che pretendono ancora di far studiare per davvero i propri allievi: quello che un tempo era il miglior docente oggi è un pessimo insegnante: egli è come una calamità, una sfortuna in cui ci si imbatte. Le consegne, i suoi compiti, le letture che assegna sono vissute con fastidio e insofferenza, o arrogantemente contestate. I ragazzi di oggi, dalla vita così beatamente programmata, sono insicuri e fragili proprio perché stupidamente proiettati verso un'esistenza egoisticamente edonistica e futile. Manca loro il confronto con una dimensione culturale profonda, la sola capace di trasmettere idealità, valori, senso del rispetto. La sensibilità culturale è di per sé educativa, perché sollecita alla rispettosa ammirazione della grandezza dell'arte e del pensiero. I ragazzi sono insicuri perché iperprotetti in nome del beato edonismo. Di qui la loro impotenza, la loro "ansia da prestazione". E' vero: oggi gli studenti tremano; l'ho notato all'esame di maturità, ho osservato in questi anni un'emotività mai vista prima, a cui corrisponde una preparazione sempre più lacunosa e superficiale. Ma al tempo
stesso ho visto i genitori passare in brevissimo tempo dall'altra parte
della barricata, parteggiare apertamente per i ragazzi, schierarsi e confondersi
con loro. Una confusione di ruoli educativamente devastante, in età
adolescenziale. Perché se è addirittura salutare un po' di
sana conflittualità tra prof ed allievi, rischia di essere patologica
l'arroganza del genitore che cerca di proteggere il proprio figlio dall'
"ansia da prestazione".
«Del Piero
non ha fatto il liceo: ha studiato al CEPU», ho detto una volta scherzosamente
ad un allievo che mi rimproverava per averlo, di fatto, costretto a saltare
gli allenamenti a causa della lettura di un romanzo. Il guaio è
che il modello imperante oggi è Del Piero, e non i contenuti del
romanzo.
L'Amminstrazione, la politica riformistica della scuola non è estranea a questo processo di imbarbarimento culturale; ne è complice, attraverso la sua celebrazione del "successo formativo", mediante l'ossessiva definizione di obiettivi minimi in base ai quali tutti sono promossi senza sforzo; a causa del totale disinteresse per gli aspetti contenutistici e a favore dell'interessato commercio degli sterili insegnamenti pedagogici gestiti dalla potente lobby operante al Ministero; a causa dell'impostazione edonistica e semplicistica del sapere legata alla celebrazione didattica della new economy; a causa della demolizione, di fatto, della libertà di insegnamento in nome di un'omologazione formale e burocratica del lavoro del docente. La scuola può
dare molto ai ragazzi, alle famiglie e alla società.
* Luciano
Locci
è prof. di lettere al Liceo scientifico "Russell" di Garbagnate Milanese (MI)
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o | Marcello
Bernardi
e la pedagogia libertaria Intervista del 1997 Summerhill
School
L'infelicità
La scuola è antiautoritaria? No, è un'azienda... Storia
della religione
(26 febbraio 2001) Le
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