ii libri

"Contro le patrie", Savater e i mortiferi nazionalismi vecchi e nuovi
L'appartenenza al gruppo e la necessità di tenere vivo un sano dubbio "identitario"
 


   Il titolo spiega già molto: "Contro le patrie". E Fernando Savater è altrettanto esplicito nella introduzione a questo volume, una raccolta di brevi saggi: "Le pagine che seguono studiano da diverse angolature la condizione (Sociale, politica, psicologia, simbolica...) delle identità collettive e la loro relazione con il perpetuarsi e il legittimarsi della violenza. Non si tratta di un'indagine erudita, impeccabilmente scientifica, né naturalmente in alcun modo neutrale. Il mio proposito è di combattere certe idee consolidate che considero letali, e di propugnare altri approcci o anche solo avanzare alcuni dubbi che mi paiono molto salutari. (...) Da una parte risulta perfettamente evidente l'esigenza di appoggiare i gruppi minoritari, gli emarginati, gli esclusi, chiunque resista alla omogeneizzazione coattiva dell'astrazione statale per sesso, lingua, tradizioni nazionali non rispettate, costumi, colore della pelle, facoltà psichiche, e altro ancora... in una parola, tutti quelli che rappresentano la differenza socialmente e politicamente rivendicata, opponendosi in questa maniera al Tutto vorace e unanime. D'altra parte, ciascuno di questi gruppi o minoranze, identificandosi come tale, adotta immediatamente tutte le rigidità belliche di autoglorificazione e di denigrazione polemica del contrario o del diverso, riproducendo così in miniatura la totalizzazione statale. Da un lato la differenza è schiacciata dalla coazione; dall'altro, diventa una fonte di violenza irrazionale che finisce per riaffermare la struttura militare dello stato".

   Nella prefazione, J. A Gonzalez Sainz scrive: "Ma cosa ci insegna Savater? A cosa ci convoca? Savater (...) credo che insegni soprattutto a guardare le cose alla luce della ragione con una proiezione di universalità, senz'altro compresa la propria ragione. Savater è il ragionatore permanente e il suo illuminismo è l'illuminismo continuo. (...) E gli argomenti del suo ragionare sono tutti, ma soprattutto quelli che riguardano la convivenza tra gli uomini, l'etica e l'avventura e l'educazione affinché gli uomini possano seguitare a convivere nel miglior modo possibile, che è quello che evita tutti i peggiori. (...) Ogni torrone di pregio, genuino, avrà sempre le mandorle come elemento principale, allo stesso modo in cui il nazionalismo sarà sempre una componente essenziale del totalitarismo. Le modalità, i processi e le vicissitudini che lo generano possono essere molteplici, ma l'appuntamento nazionalista è ineluttabile. Quando il soggetto dei diritti e dei doveri non è più il singolo cittadino in carne e ossa ma diventa una specificità culturale o un soggetto collettivo, che si può inventare, definire e costruire a proprio piacimento, per quanto ci possa apparire splendido e desiderabile (...) le cose cominciano a mettersi male. Da un'ottica libertaria, mai l'uso di alcun mezzo d'esclusione, d'emarginzione e d'imposizione, per quanto seducente fosse, ha generato il suo opposto. Mettere sul chi vive e difendere la convivenza da quei canti e quei racconti di sirene e dalle loro maliarde e melodiose musiche non sembra essere uno sforzo vano, Perché, sebbene la trama d'interessi e la costruzione immaginaria derl nazionalismo spesso faccia leva sulla parte più irrazionale del discernimento umano, non farà mai male ribadire le molteplici ragioni che vi si oppongono o la perseveranza della ragione che vi fa fronte. Ed è proprio questo che Fernando Savater ci offre. (...)".

o "La patria è dovunque ci si trovi bene"
Seneca


Fernando Savater è nato a San Sebastian, nei paesi Baschi, e insegna filosofia all'Università di Masdrid. Tra i suoi volumi pubblicati in Italia, "Etica per un figlio" (Laterza), "Dizionario filosofico" (Laterza) e "Etica come amor proprio" (Laterza).
 
 
 
 
 
 
 
 

Fernando Savater,
"Contro le patrie", Elèuthera, novembre 1999, pp. 179, lire 25 mila

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