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pensieri
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Napoli, brucia ancora
Scampia?
Avvolti nel silezio, un anno dopo, i raid
incendieri nei campi rom. Ma c'è un campo nuovo...
di NANDO SIGONA
Dodici mesi fa bruciavano i campi rom di Scampia.
La città distratta improvvisamente si accorse di ospitare da più
di dieci anni numerosi insediamenti zingari. Nella sola Scampia ce ne erano
sette e ospitavano quasi duemila persone. La mobilitazione di una sparuta
minoranza di soggetti cittadini (centri sociali, gruppi, associazioni)
in quei giorni riuscì ad indirizzare l'attenzione della città
sulle gravi condizioni igieniche e materiali in cui (sopra)vivevano in
roulotte senza ruote o in baracche fatte di plastica, cartoni e altri materiali
di risulta bambini, anziani, uomini e donne.
Venerdì
notte e poi tutto il sabato le fiamme bruciarono i campi di Scampia.
"Lo Stato ha lasciato ancora una volta che la camorra e la sua rete di connivenze governassero a modo loro il territorio, risolvendo con la violenza e le fiamme una situazione di disagio, profondamente sentita da ampie fasce di popolazione locale", così dichiarava un prete molto attivo nel quartiere il giorno dopo gli incendi. L'avere lasciato che i campi crescessero e si moltiplicassero, senza acqua luce e servizi igienici, ha anzi alimentato il disagio e i pregiudizi degli abitanti del quartiere sovrapponendo agli stereotipi soliti associati agli zingari la fastidiosa e concreta immagine della povertà e della sporcizia. Dell'indagine
giudiziaria aperta nei giorni degli incendi non si sono avute più
notizie, dell'interessamento del cardinale Giordano, che venne a visitare
il campo suscitando l'ira degli sfrattati dei palazzi limitrofi, neanche,
così come dei progetti della Provincia di Napoli che nei giorni
immediatamente successivi spostò da un comune all'altro le carovane
di Rom senza però riuscire a trovare un posto dove farli sistemare.
Le forze politiche, dopo le obbligatorie dichiarazioni della prima ora,
scelsero il silenzio.
Dopo un anno
la soluzione del Comune è il trasloco degli zingari (forse per la
metà di luglio) e del "problema" che essi rappresentano. La struttura
di Secondigliano, collocata tra la circonvallazione provinciale, un cementificio
e le mura del carcere, e con al suo interno alcuni tralicci dell'alta tensione
è stata aspramente criticata sin dall'inizio dal Com.p.a.re. (comitato
per l'assegnazione e la realizzazione di soluzioni abitative non-ghetto
per i Rom) e da un cartello di gruppi e associazioni. "Un campo per
800 persone, come sarà quello di Secondigliano, è destinato
a trasformarsi in un vero e proprio ghetto, tanto più che è
completamente isolato dal resto della città. Anziché porre
le basi per un migliore inserimento di queste persone nel tessuto cittadino,
si è fatta una precisa scelta di isolamento ed emarginazione", dichiara
Giovanni del Com.p.a.re. e aggiunge che tutti i tentativi fatti per convincere
il Comune e le circoscrizioni a cercare altre soluzioni che partissero
dal territorio per costruire una rete di relazioni positive tra comunità
rom e altri cittadini napoletani fino ad ora non hanno avuto successo.
Eppure di aree utilizzabili a Napoli ce ne sono, basta pensare ai numerosi
campi container occupati in passato dai terremotati, o alle strutture abbandonate
che con una spesa minore rispetto al campo di Secondigliano potrebbero
essere convertite ad uso abitativo.
I Rom, abituati
a vivere nei campi abusivi sotto la continua minaccia di interventi di
polizia, sperano di avviare con il trasferimento nel campo ufficiale un
percorso che li porti alla regolarizzazione della propria condizione in
Italia, sottoposta ora, nel migliore dei casi, a continui termini di scadenza.
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o | Un
anno fa bruciavano i campi rom di Scampia.
La città improvvisamente si accorse che da più di dieci anni nella sua periferia nord vivevano in baracche di fortuna centinaia di persone. Poi è tornato il silenzio. Perché l'amministrazione cittadina e i napoletani non dimentichino, il Com.p.a.re. (comitato per l'assegnazione e la realizzazione di soluzioni abitative non-ghetto per i Rom) e il Gridas di Scampia organizzano una mostra-mercato di prodotti artigianali realizzati dai bambini del campo di via Zuccarini, musica dal vivo, tammuriate, un laboratorio teatrale in strada con Rosellina Leone, la proiezione di un video sull'esperienza di lavoro con i bambini, una mostra fotografica "dai baraccati del campo Arn di Poggioreale ai baraccati dei campi rom di Scampia". I due giorni di festa saranno un'occasione anche per fare il punto sulla situazione dei campi e per discutere delle alternative al campo rom ufficiale in costruzione dietro al carcere di Secondigliano dove saranno presto traslocati 800 persone. Il programma. Sabato 17 giugno ore 17 apertura della mostra artigianale "ROMpi scatole". ore 20 presentazione dell'iniziativa e proiezione del video sui laboratori con i bambini del campo ore 20.00 festa: musica dal vivo con Luciano Russo e Contrabbanda e Pino Di Maio, tammurriate, tric-trac e giocolieri. Domenica 18 giugno ore 10.30 Laboratorio teatrale in strada con Rosellina Leone ore 20.30 Spettacolo teatrale "Guyelmo el pesado", DAMM a seguire intervento musicale di Pasquale Scialò l'appuntamento è al Gridas in via Monterosa 90 a Scampia Napoli per informazioni: e-mail tel. 03494947641 - 081297125 (14
GIUGNO 2000)
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