le
interviste
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Portatori di speranza: parla
un volontario che abita con serbi e albanesi
Fabrizio Bettini spiega l'operazione Colomba:
essere testimoni del dialogo possibile
"Abito qui a Peja nell'ambito dell'operazione Colomba, un progetto dell'associazione Papa Giovanni XXIII di condivisione e vita nelle zone di conflitto e di guerra. Siamo in Kosovo da circa un anno e mezzo, qui nell'area di Peja da circa sei mesi". Che cosa fate? "Cerchiamo di vivere tra le due parti, essere un segno per entrambe le realtà e cercare di costruire piccoli ponti di pace. In questa fase è estremamente difficile. C'è un bisogno umanitario e umano al quale abbiamo risposto anche con la sistemazione di container. Un bisogno umanitario, perché le persone non avevano dove stare questo inverno e magari si trovavano fuori dal villaggio. Umano, perché ritornare nel proprio villaggio era importantissimo: mettere il container nel cortile, davanti alla loro casa bruciata, dà dignità a queste persone". Ma vivendo fra le due etnie come affrontate il problema della convivenza mancata, del conflitto permamente? "Noi siamo loro amici e possiamo per questo permetterci di dire che c'è un'altra soluzione. Che la vendetta non è l'unica soluzione. Possiamo provare a proporre il perdono". Dal punto di vista pratico, chi vi può aiutare? "Abbiamo bisogno
di tutti. Da chi fa i cointainer a chi ripara i tetti, da chi fa gli impianti
elettrici a chi ripara gli acquedotti. C'è bisogno di dare una mano
a questa gente per poter poi aiutarla anche a perdonare".
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o | Fabrizio
Bettini, roveretano, vive in Kosovo, a Peja-Pec, come volontario nel quadro
della
Operazione Colomba, una iniziativa dell'associazione Papa Giovanni XXIII La
testimonianza è stata raccolta in Kosovo da
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