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Idrogeno per un motore più pulito
Il combustibile del futuro ha una controindicazione: non piace alle lobbies del petrolio
 

di FRANCO RIGOSI

  Quale sarà il motore delle auto del futuro non inquinante e ad alto rendimento? Oggi continuiamo ad usare i motori a scoppio o i diesel, che hanno ormai più di 100 anni e che hanno un rendimento energetico del 30% e per il restante 70% scaldano l’aria e perciò sono “stufe con le ruote”, come dice Beppe Grillo, e per di più emettono inquinanti di ogni tipo nocivi alla salute umana e del pianeta ad altezza di naso. Eppure ormai ci sono tecnologie alternative nei cassetti delle multinazionali che si preparano a lanciarle per le nuove auto del secolo appena il prezzo del petrolio andrà troppo su.

   I meno inquinanti attualmente sono i motori a gas (metano e GPL) e ci sono anche prototipi che usano miscele di benzina con gas, con emissioni minori di quelli a benzina, ma la ridotta rete di distribuzione di questi carburanti impedisce la diffusione di questi motori e la loro produzione di serie da parte delle ditte costruttrici, oltre a sgradite perdite di volume di bagagliaio per il posizionamento delle bombole di gas.
Ma le case automobilistiche giocano in questo settore come dei maghi tirando fuori ogni tanto qualche motore magico che però poi non viene mai messo in produzione di serie. Poco tempo fa si parlava di auto ibride equipaggiate con due motori uno a benzina per viaggi lunghi ed uno elettrico per le città; sarebbe lo stesso motore a scoppio a caricare le batterie per le fasi a trazione elettrica: La Toyota e la Audi hanno già modelli di questo tipo. Del tutto diversa la concezione di bus e auto con trazione magnetica che presuppongono percorsi fissi con binari o tracce sull’asfalto cui “agganciarsi”. Mentre l’uso di miscele acqua gasolio che riducono le emissioni inquinanti dei diesel sono già diffuse da tempo soprattutto sui bus pubblici, ma non risolvono in modo soddisfacente il problema emissioni.

   La comunità europea stabilisce limiti sempre più restrittivi per le emissioni alla marmitta delle nuove auto, e questi valori vengono rispettati intervenendo su tecnologie motoristiche, ma sempre con migliorie al motore a scoppio o diesel, con nuove marmitte catalitiche e migliore qualità del carburante. Ma l’alto numero di auto circolanti nei ristretti spazi cittadini impone ormai scelte diverse e le auto elettriche  stanno trovando spazi di mercato. Non a caso sulla rivista Quattroruote ha trovato ormai stabile sede una pagina riservata alla catalogazione delle auto elettriche proposte dalle varie marche (Boxel, Citroen, Fiat, Mazzieri, Microvett, Torpedo). Purtroppo hanno costi tutti superiori ai 40 milioni, ma sono già di serie e il loro prezzo calerà. Per quanto riguarda il loro inquinamento è nullo, anzi è spostato nelle centrali elettriche dove si produce l’energia che le auto poi immagazzinano nelle batterie,  e nello smaltimento delle pile esaurite. Proprio le batterie sono il nodo critico per queste auto, ci sono problemi di peso e di autonomia –150 km-, e si è passati da quelle al piombo a quelle al nichel cadmio più leggere ma più care. Ora si stanno sperimentando batterie al nichel-idruri metallici che pesano ancora meno, si ricaricano molto più rapidamente (meno di 2 ore) e danno una autonomia elevata al mezzo.
Poi ci sono le auto a idrogeno, in pratica si usano bombole di idrogeno che viene bruciato con aria nel motore emettendo allo scarico vapor d’acqua e ossidi di azoto.

   L’idrogeno ha una densità energetica elevatissima, però implica problemi di sicurezza, come tutti i gas compressi, ed elevati consumi energetici per la produzione industriale e conservazione. Beppe Grillo ha fatto vedere come un semplice cittadino svizzero (Friedli a Zolbruck) abbia organizzato a casa propria un ciclo pulito: con celle fotovoltaiche produce energia elettrica coi raggi solari, con questa elettricità fa l’elettrolisi dell’acqua e ottiene idrogeno che mette in bombole e fa andare la sua auto (oltre al suo impianto a gas in cucina ) con autonomia di 150 km e velocità di 120 km/h. Questo sarebbe un modello decentrato di gestione delle energie alternative che viene visto male dalle sette sorelle del petrolio e dalle altre multinazionali dell’energia (atomica, elettrica).

   In Inghilterra sono già in circolazione taxi a idrogeno, la BMW ha sperimentato a Berlino una vettura alimentata a idrogeno, proprio pochi giorni fa la comunità europea ha stabilito  che Milano, Lisbona e Amburgo saranno le città capofila a testare sul campo, cioè sulle strade urbane, le auto a idrogeno. All’aeroporto di Monaco è già in funzione un distributore di idrogeno che rifornisce una BMW e 3 autobus di servizio all’aeroporto.
   Nuove speranze per questo motore sono emerse da quando in Giappone e Spagna si è riusciti a scindere l’idrogeno dall’acqua a temperatura ambiente con l’ausilio di un catalizzatore (ossido di rame a Tokyo e molibdeno a Valencia). Dato che l’acqua è abbondante più del petrolio utilizzarlo come carburante dovrebbe risolvere i problemi del futuro, restano l’inquinamento termico e da ossidi di azoto prodotti anche da questi motori.

   Più indietro invece l’applicazione di motori a pila a combustibile, che trasformano energia chimica partendo ad es. da metano o idrogeno, in energia elettrica. La Mercedes ha già costruito un’auto elettrica che fa i 145 km/h con celle a idrogeno, ma è solo un prototipo per sperimentazione.

   Purtroppo nessuno si sforza di sollecitare una riduzione della mobilità inutile dei mezzi di trasporto che sarebbe il vero strumento primario di ridurre l’inquinamento e il consumo di carburanti. Basti pensare all’abuso che si sta sviluppando dei viaggi in aereo molto energivori o al trasporto di merci da una parte all’altra  invece di privilegiare i consumi di prodotti alimentari locali e di stagione.
Concludendo si può prendere atto che si stanno cercando nuovi modelli di motori ma intanto per le prossime vacanze estive ecologiche chi inquina meno e rende di più è ancora il motore umano, per cui andate soprattutto a piedi o in bicicletta se volete essere degli ambientalisti con la coscienza pulita.


o Franco Rigosi, ingegnere chimico, vive a Venezia e si occupa della tutela della salute nei luoghi di lavoro.  
Questo articolo è tratto dalla 
rivista Gaia.
 

 

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