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racconti
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Un condominio bolognese
"Non mettere piante rampicanti o simili alle finestre
o ai balconi". Comincia cosi' il quarto paragrafo del regolamento interno
di un condominio come tanti, a Bologna, nella prima periferia, fuori
porta Santo Stefano. Romano Prodi venne eletto deputato proprio li', nel
Collegio Bologna 12, in una zona residenziale di media borghesia, dove
la sinistra ha sempre raccolto la maggioranza dei consensi. Forse questo
regolamento condominiale, nel suo minimalismo, fra prescrizioni ovvie e
Il punto 3 intima
di "tenere sempre chiusi portone d'ingresso, cancello del cortile, cancellino,
porta d'accesso delle cantine". Il punto 5 impone di "non concedere l'accesso
a venditori ambulanti, propagandisti e raccoglitori in genere di sottoscrizioni
o lotterie". Nel punto 10 (dedicato alle pulizie), in un italiano
zoppicante, ci si preoccupa di "ricordare che la sosta dei bimbi degli
altri caseggiati nel cortile del condominio e' di massima vietato".
Non so molto degli
inquilini di questo palazzo, non so se hanno approvato all'unanimita' o
con qualche dissenso questa specie di Costituzione condominiale, ne' se
si tratta di appartamenti in proprieta' o in affitto, anche se la zona
fa pensare alla presenza di redditi medio-alti (la stessa collocazione
di Prodi non fu certo
Una possibile soluzione e' gia' stata sperimentata, per quelli che se la possono permettere: le città private. Negli Stati Uniti, al solito anticipatori di tendenze, sono in rapida crescita. Almeno quattro milioni di americani vivono in universi chiusi, protetti da barriere, da vigilantes e da rigidi regolamenti interni. Le strade sono private, le scuole sono private, la polizia e' privata, le stesse fognature sono private. Nel momento in cui e' di gran moda sostenere lo smantellamento di tutte le regole che soffocherebbero la libertà individuale, queste enclavi strappate allo spazio pubblico sono governate da una giungla di regolamenti che arrivano a imporre le modalita' per la tinteggiatura dei muri o la manutenzione dei prati, a vietare le aste per le bandiere o le corde per stendere i panni, a stabilire il tipo di piante da coltivare nel proprio giardino. Anche il condominio
bolognese, preso a pretesto di certi umori cittadini, dimostra come lo
spazio costituisca la posta in gioco dei nuovi conflitti da insicurezza.
Poco importa che la maggioranza dei suoi inquilini abbia votato per Romano
Prodi. Il fatto e' che qualcuno, disturbato dal disordine - immigrati che
vendono biancheria, ragazzi che mettono i volantini nelle buchette, persino
bambini che giocano in
"Il condominio" è
il titolo di un romanzo di James Ballard, pubblicato più di vent'anni
fa. Narra di una piccola citta' verticale, duemila famiglie che vivono
in un grattacielo di quaranta piani, completamente autosufficiente; la
ricchezza dei proprietari e' proporzionale all'altitudine: gli inquilini
dei piani bassi hanno dei bambini, l'oligarchia dei piani alti possiede
dei cani. Va a finire in tragedia, con vendette e guerre tribali fra un
piano e l'altro, in un crescendo di violenze, perversioni e crollo dei
tabu'. Il condominio, mentre si chiude al mondo esterno, esaspera l'aggressivita'
di chi ne fa parte. E Ballard non si illudeva che sarebbe servito urlare
"chi e' fuori è fuori, chi e' dentro e' dentro".
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o | Rudi
Ghedini, quarant'anni, lavora alla Regione
Emilia-Romagna e dirige il settimanale Zero in condotta. Ha pubblicato due libri: "Guazzaloca 50,69%", sulla sconfitta della sinistra a Bologna, e il romanzo "Semifinale", edito da Theoria, "una storia d'amore e sconfitte intorno all'Inter prima di Ronaldo". (17
luglio 2000)
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