ipppensieri&sentieri

Nel 2000 ricordando Seattle...
 

  Perché Internet e perché Seattle?

  Sembra esserci un immaginario comune fra la piazza di Seattle che reclama giustizia e partecipazione globali e la rete. Un immaginario orizzontale, antigerarchico, un intreccio "globloc". Una rete, appunto. La sensazione che una manovra avvolgente possa mettere nella rete anche le grandi decisioni che ci sfuggono e che contestiamo perché producono ingiustizia travestita da benessere collettivo.
Complici mass media attenti a distrarre piuttosto che a informare le persone, si perdono le proporzioni della realtà, dei fatti, dei mecanismi dell'ingiustizia e della sofferenza locali e globali. Ma forse è la stessa distrazione, ora, a accrescere il senso di disagio dei cittadini e a provocare senza volerlo una reazione. La voglia di esserci, capire, fare... 

   Seattle e Internet coi loro intrecci orizzontali, comunitari e partecipativi sono l'idea di un altrove possibile e in parte già qui, di un percorso per recuperare partecipazione democratica. Si avverte la necessità di  riportare al centro della vita quotidiana percorsi di discussione e di impegno più costruttivi delle sceneggiate politiche o dei talk-show  teatrali e vuoti in tempi in cui il rendimento in borsa occupa spazi di attenzione collettiva (e pilotata) che schiacciano le poche parole sulla morte democratica nelle sue varie forme. Allora, a noi piace l'idea di poter riparlare di limiti, intesi come opposizione alla violenza, di recupero della dimensione umana, dell'attenzione aicontenuti della convivenza sociale e politica, contrapposta al pensiero unico della competizione come motore dell'esistenza umana, di fronte a un mercato impazzito in cui la legge è diventare più grandi, fusioni, espansioni,  holding, senza limiti, come se  l'entropia non fosse anche un concetto economico. 

   Diceva Camus che solo la consapevolezza degli oppressi e la loro rivolta può condurre verso la libertà e la giustizia. Dunque, Seattle e Internet per metterci in cammino. Sperando che Seattle - specchio di una nuova militanza ma anche della  complessità dei  conflitti d'interesse  - ci aiuti a trovare la strada oltre la guerra tra poveri del Nord e del Sud, e che Internet non si riduca a un grande centro aqcuisti. Noi ci teniamo cara la rete simbolo di una organizzazione non  gerarchica, del'intrecciarsi di diversità e di dignità rispettate e  rispettose. Una breccia nello schema  delle contrapposizioni, un passo per capire che siamo tutti sulla stessa barca. Ora siamo  in rete anche noi, a riflettere sui non luoghi, le utopie di un altrove possibile a partire,  però, dal nostro presente, che si può e si  deve cominciare a correggere davvero. La  parola e le scelte della nostra quotidianità sono il terreno dei militanti locali e globali animati dall'idea di un mondo di cittadini liberati dalle oppressioni economiche, politiche, culturali, pedagogiche...

(1. febbraio 2000)

o Altri articoli  sui temi di Seattle 

Ida Magli

Chomsky

dalla Taz

copertina
le notizie
i percorsi
le interviste
i libri
la musica
le inchieste
il calendario