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Individuo, comunità,
natura: Emerson e il trascendentalismo
Filosofo e scrittore dimenticato in Italia,
da riscoprire sulla via della libertà...
di ERMANNO BARTOLI Ralph Waldo Emerson, filosofo, saggista e poeta, pubblicò nel 1836 il saggio "Natura" che sarebbe diventato in breve una sorta di manifesto che esponeva la sostanza della filosofia del trascendentalismo; pensiero idealista che andava da tutt'altra parte rispetto al materialismo e a tanta visione dualistica della vita offerta fino a quel momento da tutte o quasi le confessioni e le filosofie. Il Tracendental
Club fu fondato a Boston proprio nel 1836 e aveva fra gli esponenti
maggiori lo stesso Emerson, Margaret Fuller, il predicatore Theodore Parker,
il pedagogista Bronson Alcott, il filosofofo William E. Channing e lo scrittore
naturalista Henry David Thoreau che fu legato a Emerson da una grande amicizia.
Tre piccoli stralci dai Saggi di Emerson. I primi due danno la dimensione del filosofo, il terzo... del poeta.
<<Credere nel proprio
pensiero, credere che ciò che è vero per voi, nella intimità
del vostro cuore, è vero per tutti gli uomini, questo è il
genio.>>
<<Un uomo dovrebbe imparare a scoprire e a carpire quel barlume di luce che si accende, e passa attraverso la sua mente dall'interno di essa, più che alla luminosità del firmamento dei poeti e dei saggi. E invece egli abbandona senza dargli importanza il suo spirito, proprio perché il suo. In ogni opera di genio noi riconosciamo i nostri pensieri respinti; essi tornano a noi ammantati di una certa maestà altrui. Grandi opere d'arte non hanno per noi lezione più significativa di questa. Esse ci insegnano ad affidarci alle nostre impressioni spontanee con serena inflessibilità, allora e soprattutto quando l'intero coro delle voci è dalla parte opposta. Anzi, domani uno straniero potrà forse dirci con superiore buon senso ciò che noi abbiamo sempre pensato e sentito, e così saremo costretti a ricevere con vergogna, da un altro, la nostra stessa opinione.>> (Da "La fiducia in se stessi") << In quasi ogni stagione dell'anno accade che in questo clima vi siano dei giorni in cui il mondo tocca la sua perfezione; quando l'aria, i corpi celesti e la terra fanno un'unica armonia, come se la natura volesse accarezzare le sue creature; quando in queste tristi contrade settentrionali del pianeta non abbiamo niente a desiderare di quello che abbiamo sentito dire delle latitudini più felici, e ci riscaldiamo alle luminose giornate della Florida e di Cuba; quando ogni cosa che ha vita dà segni di soddisfazione e il bestiame che giace in terra sembra avere grandi e tranquilli pensieri. Questi alcioni si possono attendere con maggior fiducia in questo puro tempo di ottobre che noi distinguiamo col nome di "estate indiana"*. Il giorno dorme sulle ampie colline e sui grandi campi caldi.>> (Da "Natura") * L'estate
indiana nella tradizione americana è riconducibile alla nostra "estate
di San Martino"(11 novembre).
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(17
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